Roger Federer, intervistato in conferenza stampa alla vigilia della Laver Cup, ha spiegato meglio la situazione che l’ha portato alla sofferta decisione del ritiro
Roger Federer, 41 compiuti lo scorso 8 agosto, sta per dire addio al tennis e lo farà giocando un incontro di doppio in Laver Cup, presumibilmente venerdì sera. In mattinata, l’elvetico ha tenuto una conferenza stampa per rispondere alle curiosità dei giornalisti presenti in sala stampa.
“Posso parlare per conto di qualsiasi mio collega, quando inizi a giocare a tennis non immagini mai di poter arrivare a questo punto – ha dichiarato il 20 volte campione Slam –. È chiaro che ho le mie preoccupazioni in vista del weekend, perché conosco i miei limiti attuali. È per questo che ho chiesto di giocare soltanto un doppio. Per fortuna Borg e tutti gli altri compagni di squadra mi hanno rassicurato e detto che non ci sarebbe stato nessun problema. Ora sono pronto per il doppio, ma allo stesso tempo sono nervoso perché non gioco da molto tempo”.
Lo svizzero ha poi raccontato alcuni dettagli sulla sua riabilitazione e sul momento in cui ha realizzato che non c’era più niente da fare. “La riabilitazione è stata facile, anche se a volte frustrante. Ho potuto godermi il tempo a casa. Sono passato attraverso momenti complessi in riabilitazione ma, in effetti, queste sfide mi divertono e mi piace mettere alla prova il mio corpo. Tuttavia, dovevamo stare molto attenti, con il passare del tempo stavo diventando sempre più stanco, ero a un bivio, non ero più disposto a rischiare tutto. Forse il momento più triste arriva quando ti rendi conto di essere arrivato al punto di non ritorno, ma per un po’ ho ignorato quella sensazione. È stato un viaggio incredibile e sappiamo tutti che, prima o poi, questo momento doveva arrivare. Come ho già detto, all’inizio dell’estate ho visto che il ginocchio non andava bene. Non volevo fare altre operazioni, quindi ho già iniziato a discutere con la mia famiglia e la mia squadra dove sarebbe stata la mia ultima partita, quando e come”.
Un pensiero su questo weekend conclusivo della sua carriera e su ciò che avverrà dopo. “Non mi sono fermato a pensare quali sono stati i momenti migliori, ma ricordo Wimbledon 2017, per esempio. Grazie alle persone che ho incontrato: sono stato molto fortunato, fortunatamente mi sono divertito molto e ho potuto essere al top per così tanto tempo. Ma sì, per quanto ami la sensazione di allacciarmi le scarpe o vestirmi, sono felice di non dover continuare a farlo. Certo, mi mancheranno molto i piccoli momenti della vita quotidiana da atleta, ma soprattutto i fan. Durante il covid ci ho pensato: se i fan non ci fossero stati, la mia carriera non avrebbe significato l’80% di quello che ha realmente significato per me. Ora, spero che l’intero torneo sia un momento di festa, divertente, non voglio che la gente sia qui solo per me. Insomma, penso di essere molto soddisfatto di quello che ho ottenuto, sono orgoglioso di quello che ho vinto. Dopo aver vinto il mio quindicesimo Slam a Wimbledon, davanti agli occhi di Sampras, tutto il resto è stato un bonus. Sono felice di essere riuscito a vincere 20 Grandi Slam e più di 100 titoli. Questo è tutto quello che posso dire”.
Infine, un commento sulla possibilità di giocare il doppio con Rafael Nadal: “Come ho detto, nonostante la mia carriera e l’età, sono nervoso all’idea di gareggiare di nuovo. Mi sentivo bene in campo, sono rimasto sorpreso dai miei colpi in allenamento, ma la tensione ci sarà… almeno all’inizio. È chiaro che la cosa più bella sarebbe giocare il doppio qui con Rafa, perché è stato il mio grande rivale, oltre al fatto che andiamo d’accordo e ci rispettiamo. Carlos Alcaraz? È una super star. L’ho visto allenarsi e devo dire che è stato molto emozionante, non ha sbagliato un solo colpo. Quello che ha fatto agli US Open è stato fantastico. Sarà una delle stelle del tennis, l’ho sempre detto. È stato bello sentire le sue parole. Gli sono grato e gli auguro il meglio per la sua carriera”.