di Giorgio Spalluto – foto Getty Images
Al termine di un altro incredibile incontro ricco di emozioni e colpi di scena, Roger Federer approda alla sua quarta finale del Masters1000 canadese (la numero 27 in un “1000”), dove non affronterà Rafa Nadal come tifosi e organizzatori si auguravano, bensì Andy Murray, autore del miglior match dall’Open di Australia dello scorso gennaio. Lo scozzese, obbligato a raggiungere la finale per mantenere il suo status di “Fab Four”, si è disimpegnato in maniera meno attendista del solito, mostrando una ritrovata solidità con il dritto. Non mancano le recriminazioni per Nadal, sconfitto per 6-3 6-4, ma incapace di sfruttare in entrambi i parziali numerose opportunità per portare dalla sua parte il set. Soprattutto nel primo, sul 3-3 30-40, Rafa è stato danneggiato da una mancata chiamata su una seconda palla dell’avversario lunga, come certificato dal replay televisivo. Nel secondo set il maiorchino, dopo aver rimontato l’iniziale svantaggio di 3-1, non riusciva a sfruttare due palle per il 5-3, subendo un parziale di 12 punti a 3.
Il numero 1 del mondo subisce così la seconda sconfitta nelle ultime 36 partite (l’altra gliela inflisse Feliciano Lopez al Queen’s) da un giocatore che, paradossalmente, sembra aver ritrovato gli automatismi di un tempo e un servizio efficacissimo (8 ace nel solo primo set, con l’82% complessivo di punti con la prima), adesso che non è più seguito da un coach a tempo pieno.
Chi recentemente ha deciso di farsi accompagnare da un allenatore (Paul Annacone) è Roger Federer che, dopo essere riuscito a salvarsi miracolosamente contro Berdych, è stato protagonista di un altro spettacolare match contro Novak Djokovic, dove in palio c’era la seconda piazza del ranking dietro l’inarrivabile Nadal.
Come nel match di quarti, Roger è stato autore di un inizio travolgente cui neanche un discreto Nole poteva far nulla. Quando il monologo elvetico raggiunge l’apice del 6-1 2-0 0-30 su servizio Djokovic, in pochi si sarebbero aspettati che, di lì a poco, le parti si sarebbero scambiate con il serbo, ormai privo di qualsiasi remora, interprete di un gioco fantastico fatto di continue accelerazioni che lasciano sorpreso lo stesso Federer. Il servizio dello svizzero non è quello ingiocabile del primo set e Djokovic comincia a diventare molto pericoloso negli scambi prolungati.
Recuperato a 15 il break di svantaggio, Nole riesce a difendere il servizio dopo un gioco interminabile (22 punti) in cui Federer non sfrutta due palle break, prima di strappare la battuta all’avversario nell’ottavo game, per il 6-3 finale che rimanda l’epilogo del match al terzo.
Come contro Berdych, la spinta propulsiva di Roger sembra affievolirsi, ma Djokovic non ne approfitta. A tradirlo è il suo colpo migliore, il rovescio. Nel quarto gioco perde la battuta e consente a Federer di involarsi su 4-1. Il pallino del gioco rimane, però, in mano al serbo che nel settimo game recupera il break di svantaggio regalando all’estasiato pubblico sugli spalti, un finale in volata. Nell’undicesimo gioco Roger si aggrappa al servizio per salvare 3 palle break. Nole sfoga tutta la sua frustrazione per le chance fallite, spaccando la racchetta. Sotto 6-5, non sfrutta due opportunità per andare al tiebreak (sulla seconda un suo rovescio lungolinea è largo di pochi centimetri) e si arrende poco dopo, con il terzo errore di dritto del game.
Roger può così tornare al secondo posto del ranking, ma dovrà vincere la finale odierna per non rischiare di perderlo nuovamente la settimana prossima, dove sarà chiamato a difendere i 1000 punti del successo di Cincinnati 2009.
Federer e Murray si affronteranno per la 12° volta, con lo scozzese che conduce per 6-5, ma quando in palio c’è stato un titolo (Bangkok ’05, US Open ’08, Australian Open ‘10) a vincere è sempre stato lo svizzero…
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