di Giorgio Spalluto – foto Getty Images
“Solo uno può vincere in questo sport”. Tanto banale quanto azzeccata la prima battuta di Roger durante la cerimonia di premiazione di quello che è il suo 63° titolo in carriera (eguagliato un certo Bjorn Borg) e il suo 17° Masters 1000, il quarto colto a Cincinnati, il primo negli anni pari dopo i successi del 2005, 2007 e 2009.
Esce, però, a testa altissima da questa finale un Mardy Fish quasi impeccabile, in grado di tener testa a cotanto avversario per oltre 2 ore e 30 minuti di splendido tennis. Eppure all’inizio il 28enne originario del Minnesota non sembra riuscire ad arginare le sfuriate della testa di serie numero 3 (ma numero 2 al mondo), subito pericoloso nel terzo game grazie a due palle break. L’americano le annulla ma fa una grandissima fatica a portare a casa un turno di battuta (chiuso alla 9° palla game in suo favore) che consterà di 24 punti e durerà un quarto d’ora. Federer, per contro, procede spedito nei suoi turni di servizio.
Sul 4-4 Fish concede nuovamente una palla break ma è bravo a cancellarla con un ace all’incrocio. Un altro “asso” gli consente di cavarsi per la seconda volta d’impaccio. Non sarà l’ultima. Nell’undicesimo game (sul 5-5) giunge la quarta palla break del set per lo svizzero che ancora una volta deve fare i conti con il servizio (questa volta esterno) del numero 36 del mondo. Ancora con un ace (il nono) Mardy si garantisce il tiebreak cui si giunge con Federer che ha vinto 6 punti in più rispetto al suo avversario (49 a 43). Dei 92 punti complessivi, ben 59 (il 64%) si sogno giocati nei turni di battuta dell’americano che si presenta al tiebreak con un bilancio invidiabile (17 vinti e 4 persi nel 2010, 5-1 questa settimana). Sul 2-2 Fish coglie due righe consecutive, prima con un approccio di rovescio e poi con una volee complicatissima. Dal 3-3 in poi ha inizio una serie di 5 minibreak di fila. Il primo a tentare l’allungo è lo statunitense con una gran riposta. Federer non solo recupera il mal tolto ma, sul 4-4, chiude con un passante di dritto uno splendido scambio. Mardy non si lascia demoralizzare dai 2 minibreak appena persi, prendendo subito in mano lo scambio e venendo a rete a conquistare l’ennesima parità. Un errore di rovescio dello svizzero regala nuovamente un minibreak di vantaggio allo yankee che questa volta non si lascia pregare e, con il servizio, conferma di vivere uno straordinario feeling con il “jeu decisif”. Termina dopo un’ora e 7 minuti, un set che si sarebbe potuto chiudere innumerevoli volte in favore dello svizzero, autore di 4 punti in più rispetto all’avversario e incapace di sfruttare nessuna delle 4 palle break a disposizione.
Mardy, per contro, è sempre stato lucido nei momenti topici del set e, nel quinto gioco del secondo parziale, si procura il suo primo break-point del match, dopo aver annullato in precedenza allo svizzero una palla game, con una serie di recuperi straordinari, di “nadaliana” memoria. L’americano risponde bene alla prima dello svizzero ma, sul più bello, viene tradito dal dritto che termina la sua corsa in corridoio. Il numero 2 del mondo si salva e, da quel momento in poi, non concede più nulla nei suoi turni di servizio. Fish risponde colpo su colpo all’elvetico, soffrendo molto meno in battuta rispetto al primo set. Solo quando, sotto 6-5, è chiamato a servire per rimandare l’epilogo al tiebreak, l’americano concede qualcosina a Roger che si porta più volte a due punti dal set. E’ il preludio al tiebreak magistrale dello svizzero che cede solo un punto all’americano e riequilibra le sorti di un match in cui ha vinto, fino a questo momento, ben 14 punti in più rispetto al suo avversario.
Il trend sembra cambiare nel terzo set. E’ Fish a tenere il servizio con maggiore agio. Sono solo 3 i punti concessi nei primi 4 turni di battuta contro i 9 ceduti da Roger che, sul 4-4, torna a farsi pericoloso conquistando la prima palla break dall’11° gioco del primo set. Questa volta a fare la differenza non è il servizio dell’americano, bensì il dritto di Federer che impatta bene la risposta, comandando lo scambio col suo colpo migliore.
Dopo 34 giochi, proprio nel momento migliore dell’americano, giunge finalmente il primo break del match che, come è fin troppo facile prevedere, rimarrà l’unico dell’incontro. Federer tiene a 30 l’ultimo turno di battuta di una splendida finale vinta meritatamente dal campione svizzero, contro un avversario che, a quasi 29 anni, sembra vivere una seconda giovinezza, grazie a un fisico molto più asciutto e a un dritto progredito in maniera significativa nell’ultimo periodo.
Per Fish si tratta della terza sconfitta in altrettante finali a livello Masters 1000, dopo quelle di Cincinnati 2003 (dove aveva mancato 2 matchpoint contro Roddick) e Indian Wells 2008 (battuto da Djokovic). Roger, che vincendo quest’oggi ha evitato la terza sconfitta consecutiva nella finale di un 1000 (dopo Madrid e Toronto), pone fine a un digiuno che durava dagli Australian Open dello scorso gennaio. Troppo tempo, anche per uno come lui che non ha più nulla da dimostrare ma che di declino, tramonto e sunset boulevard non ha proprio alcuna voglia di sentir parlare. Tra 7 giorni cominciano gli US Open tra mille dubbi, tante assenze e una sola certezza: Roger c’è.
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