di Gabriele Riva – foto Getty Images
Quando in campo c’è un americano cambia tutto nell’Arthur Ashe Stadium. Per James Blake di fronte a Novak Djokovic, il catino è pieno e lo smangiucchiare distratto dei fan statunitensi diventa quasi sostegno. Le nuvole che spezzano il tramonto rossiccio sulla baia di Flushing minacciano l’arrivo dell’uragano Earl su New York City e annunciano la sessione serale del Day 6 degli Us Open 2010. Il mini plotone di quattro “eroi di casa” ancora in tabellone (JB più Fish, Querrey e Isner) verrà privato di un’unità da lì a tre set, lunghi meno di due ore.
Nonostante il fortissimo vento che smuove le magliette dei giocatori e trascina in campo fazzoletti e bicchieri di plastica dagli spalti, Nole va subito avanti 4-0. Il pubblico semi infreddolito resta fuori dal match, proprio come voleva il serbo, nonostante la presenza in forze del J-Block (il gruppo di simil-ultras più o meno assiduamente al seguito di James). L’esultanza di casa, quella per il primo gioco incamerato dal proprio beniamino, si fa aspettare per 20 minuti di match. Il diritto di JB funziona di colpo molto meglio: profondità, pesantezza e qualche vincente. Ma è un lampo, non una tempesta, così Djoko va avanti di un set senza quasi accorgersene. 6-1 in 22 minuti.
Il secondo parziale si decide al tie-break, proprio come in quell’unico precedente che ha visto i due sfidarsi: si giocava per la medaglia di bronzo all’Olimpiade di Pechino (anche allora vinse il serbo). Sotto di due mini-break, lo statunitense si riporta in parità con un recupero strepitoso su una smorzata che infiamma il quasi “sold out” dell’Arthur Ashe Stadium. Col pubblico dalla sua, JB ritrova coraggio, ma non fortuna né punti. Sul 5-4, Nole incanala il match verso casa grazie a un servizio vincente e a una solita spiattellata di rovescio di Blake lunga di qualche decina di centimetri. Nel terzo parziale il serbo va avanti di un break praticamente subito: basta e avanza per chiudere la pratica.
Un’oretta prima e qualche centinaio di passi in direzione est, era di scena l’avversario del serbo negli “ottavi”. Sull’Armstrong Stadium è finito in quattro abbracci e in cinque set l’impegno di Mardy Fish, altro “stellestrisce” a New York. Dopo il successo sul francese Arnaud Clement, il “Pesce” stringe idealmente a sé i quattro lati dello stadio. Lo fa dopo aver superato in cinque parziali il sempiterno transalpino, il cui tennis è molto meno fuori moda della bandana e degli occhialoni che indossa in campo. Mardy, fresco finalista – prima volta in un Masters 1000 – del torneo di Toronto dove è stato disilluso da Sua Maestà Federer, passa il turno dopo oltre tre ore e trenta di un match in cui è stato prima sotto di un parziale, poi sopra. Il 6-3 finale arriva grazie a un break ottenuto in avvio di quinto set difeso e tenuto in banca con un bel servizio solido (63% di prime palle in campo con cui ha ottenuto 68 punti su 92 nell’arco dell’incontro) e con un tennis “tough”, tosto, come raramente gli si era visto prima. Il 28enne originario del Minnesota si affaccia così agli ottavi di finale per la seconda volta in carriera. Due anni fa battè Gael Monfils per poi cedere a Nadal nei “quarti”. Intanto questa volta gli tocca un Novak Djokovic concentrato mentalmente, un po’ più efficace al servizio rispetto all’estate e già abituato a sbarazzarsi degli americani.
E’ invece un buon Jurgen Melzer quello che si sbarazza in tre set di Juan Carlos Ferrero. Sul Grandstand non serve molto di più per uno spagnolo messo “fuori squadra” dal vento. JCF ha fatto molta più fatica del suo avversario a trovare le distanze dalla palla e di conseguenza l’efficacia del suo gioco pulito e sensibile. L’austriaco dal canto suo ha sempre tenuto il diritto profondo e veloce, si è dimostrato lungo i tre set capace di saltare sopra la palla col rovescio bimane, bello a vedersi quanto performante nella maggior parte delle situazioni. Angoli ad aprire il campo e punti sono arrivati anche da lì, e la vittoria piuttosto netta e rapida si è costruita proprio sui fondamentali, oltre che con la solidità al servizio del semifinalista al Roland Garros. A fine match gli errori dello spagnolo saranno 35: mica pochi in un incontro da tre parziali e un’ora e 44. Ora, per l’austriaco, un ostacolo più grosso degli ingorghi che si formano all’imbocco del Midtown Tunnel sulla via tra Manhattan e Flushing Meadows nell’ora di punta. Roger Federer.
I RISULTATI
Novak Djokovic (SRB) b. James Blake (USA) 6-1 7-6 6-3
Mardy Fish (USA) b. Arnaud Clement (FRA) 4-6 6-3 6-4 1-6 6-3
Jurgen Melzer (AUT) b. Juan Carlos Ferrero (SPA) 7-5 6-3 6-1
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di Gabriele Riva – foto Getty Images
Non sono in molti gli spettatori che decidono di restare sul Louis Armstrong Stadium a sfidare il vento della serata newyorchese, e certo Dulgheru-Zvonareva non offrono incentivi per ignorare Eolo. Il primo set vola via, Vera la russa surclassa Alexandra la rumena in 40 minuti scarsi. Nel secondo parziale invece è la sua avversaria a tentare lo strappo iniziale portandosi a condurre per due giochi a zero, poi addirittura tre. In uno stadio sempre più blu di poltroncine vuote, arriva la striscia di quattro giochi di fila della russa che, ripresa in mano l’inerzia del match, sembra poter conquistare una partita oggettivamente non bella (ma in compenso molto, troppo lunga: due ore e zero-sei alla fine), infarcita di errori, avara di colpi vincenti ma molto generosa in quanto a vicendevoli regali, per la Dulgheru gli errori gratuiti saranno oltre 50!
Eppure si arriva al tie break dopo che la russa non ha saputo sfruttare un paio di match point gentilmente concessi dall’avversaria più che guadagnati sul 6-5 in suo favore. Al rompi-pareggio, sul 6-2 con quattro match point addizionali a disposizione, la Zvonareva non è abbastanza lucida da ricordarsi che tocca ancora lei servire da destra (!?), per fortuna sua trova una prima vincente grazie alla quale può spalancare i bei occhioni azzurri di felicità e alzare le braccia al cielo newyorchese nel suo magliettone largo e lungo, molto più pigiamesco che sexy. Per Andrea Petkovic potrebbe anche bastare questa Zvonareva pallida, una specie di “Finta-Vera”, ma quando si arriva così in fondo in un tabellone Slam… non è mica detto.
Il match più lungo e intenso della parte alta del tabellone femminile della sesta giornata è quello che ha visto impegnate Yanina Wickmayer e Patty Schnyder. L’ha spuntata la giovane belga che si era fatta conoscere al grande pubblico proprio a New York, lo scorso anno, quando raggiunse la semifinale (persa con l’attuale n.1 del seeding Caroline Wozniacki). La 21enne di Lier ha dovuto annullare anche un match point all’austriaca che con il ventaccio di oggi poteva essere ancora più insidiosa di quanto non sia normalmente con la sua “mancina” e la sua esperienza. In eredità da questa faticata la belga si porta dietro un po’ di dolore al piede e una buona dose di stanchezza: è in queste condizioni che si presenterà al suo “ottavo” contro la estone Kaia Kanepi, comunque una buona occasione per cercare di ripetere l’exploit – allora sorprendente – del 2009.
Le chiavi per abbassare le serrande dell’Arthur Ashe Stadium vengono messe nelle mani di due russe: Maria Kirilenko, con la sua treccia d’oro, e Svetlana Kuznetsova, con l’onnipresente fascetta. L’orario di chiusura è fissato per le 23 e 06 (l’alba in Italia), quando Sveta può finalmente dirsi agli ottavi di finale di un torneo che ha vinto nel 2004 (contro la Dementieva) e in cui ha raggiunto la finale nel 2007 (persa con la Henin), sparigliando i conti dei precedenti che le vedevano a due hurrà a testa, uno a uno anche nei tornei dello Slam. Sveta si libera così di un incubo tutto targato 2010, quando prima a Roma e poi al Roland Garros, si era sempre vista eliminata dalla bella Maria, di sei mesi più anziana (entrambe sono del 1985) ma sempre dietro nel ranking (oggi Sveta è n.13, Maria 25). Al prossimo turno la figlia di San Pietroburgo se la vedrà contro Dominika Cibulkova.
I RISULTATI
Yanina Wickmayer (BEL) b. Patty Schnyder (AUT) 7-6 3-6 7-6
Vera Zvonareva (RUS) b. Alexandra Dulgheru (RUM) 6-2 7-6
Svetlana Kuznetsova (RUS) b. Maria Kirilenko (RUS) 6-3 6-4
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