Mikhail vince 6-3 al “quinto” in quattro ore. Provato dalle precedenti maratone, l’elvetico lotta ma alla fine deve arrendersi…

di Fabio Bagatella – foto Getty Images

 

Soffia ancora vento su Flushing Meadows ed è la bandiera russa a sventolare sulla “Grande Mela” newyorkese in segno di vittoria. Mikhail (Misha) Youzhny (12 del seeding) piega alla distanza uno Stanislas Wawrinka coraggioso, ma fisicamente provato. 3-6 7-6(7) 3-6 6-3 6-3 lo score conclusivo in quattro ore spaccate.

 

Wawrinka parte molto contratto. Nel game d’apertura lo svizzero sbaglia tutto quello che si potrebbe sbagliare: il break è inevitabile ma la reazione altrettanto pronta. Una fucilata di rovescio che annichilisce il russo proprio sul suo lato migliore (il sinistro) riporta infatti immediatamente il rosso-crociato in partita. Archiviato il primo sbandamento, Wawrinka opera l’allungo decisivo nell’ottavo gioco, anche grazie a tre errori consecutivi di Youzhny col suo colpo migliore, il rovescio. Misha ha comunque l’opportunità di rientrare nel set, ma l’elvetico si affida al servizio per intascare il parziale 6-3.

 

Parte iniziale del secondo set in cui il servizio diventa un “optional”: Youzhny rischia grosso già nel 1° game, seguono poi quattro break consecutivi: il russo ha però di che recriminare perché potrebbe gestire meglio la situazione favorevole. Dal 3-3 in poi, i due protagonisti si ritrovano velocemente sul 6-6 anche se Misha è costretto a sfoderare una serie magistrale di winners per cancellare il breakpoint del possibile 4-5. Youzhny sa bene che una sconfitta nel tiebreak potrebbe risultare determinante: ecco perché ce la mette tutta. Dopo aver annullato tre set-balls Wawrinka deve arrendersi. Un set per parte palla al centro: si riparte.

 

La “ripartenza” è tutta dello svizzero: con un parziale di 12-2 Wawrinka vola 3-0 approfittando di un inspiegabile rilassamento dell’avversario. Misha prova a “ricaricarsi” grazie ad un punto conquistato con il colpo sotto le gambe e spalle alla rete (alla Federer o alla Schiavone per capirci). L’elvetico, ingenuo nello sbagliare la comoda volee di dritto dopo la “magia” dell’avversario, non si scompone e chiude il parziale 6-3 rischiando qualcosina solo nel nono game laddove il servizio gli viene nuovamente in aiuto.

 

La quarta partita si apre come la precedente: a parti invertite però. Con il medesimo parziale piazzato da Wawrinka mezz’ora prima (12-2), Youahny si porta sul 3-0. Al cambio di campo lo svizzero prima si fa massaggiare ed “oliare” coscia e ginocchio sinistro dal fisioterapista, poco dopo arriva il bendaggio che “pareggia” quello della coscia destra. A Misha è sufficiente concentrarsi sui propri turni di battuta per aggiudicarsi il set 6-3. Il trend del match sembra lentamente spostarsi verso il russo, sicuramente più fresco e molto meno in difficoltà nei movimenti.

 

Nella sua avventura all’US Open 2010 Youzhny ha giocato sì tre incontri di quattro set, ma non si è mai dovuto realmente “spremere” per andare avanti. Ben più dure le battaglie affrontate da Wawrinka, con Murray al terzo turno e soprattutto con Querrey negli ottavi di finale. Il break d’entrata di quinto set, siglato da Misha con un perfetto cross di rovescio, pare mettere una seria ipotetica sulla vittoria finale del russo, ma il match è tutt’altro che finito. L’elvetico impatta sul 2-2 quando Misha domanda il medical time-out per un problema all’alluce del piede destro. A questo punto con entrambi i giocatori acciaccati, l’incontro si fa estremamente interessante.

 

Un doppio fallo e un rovescio in corridoio di Wawrinka danno a Youzhny un nuovo break di vantaggio. Sul 4-2 Misha ha la possibilità di allungare in maniera decisiva, però lo svizzero rimane aggrappato con le unghie ed i denti all’incontro salvando due break-points. La racchetta rotta dal rosso-crociato (che gli costa anche un’ammonizione) dopo il rovescio in rete che consegna al russo il 5-3, è il segno della resa: Misha chiude velocemente 6-3.

 

Per Wawrinka sfuma la prima semifinale in uno Slam. Lo svizzero può comunque consolarsi: dopo due mesi scarsi di lavoro col nuovo coach, l’ex pro svedese Peter Lundgren, si è rivisto il giocatore tosto e determinato che due anni fa aveva conquistato con merito la top ten mondiale. Youzhny eguaglia invece il suo best in un Major, la “semi” colta sempre a Flushing Meadows nel 2006, dove si arrese a Roddick ma dove superò tra gli altri quel Nadal che potrebbe ritrovare proprio in semifinale.

 


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