Il croato si è laureato in legge e sta iniziando una nuova carriera. E’ sempre più lontano dal tennis, improbabile il ritorno…

di Daniele Rossi – foto Getty Images

 

Giugno 2002, a Wimbledon si scontrano Roger Federer e Mario Ancic.

Lo svizzero è già numero 9 del ranking, è ancora una testa calda dal talento incostante, capace però di estromettere Pete Sampras l’anno prima. In pochi conoscono il giovane croato che è all’esordio sui prati londinesi.

Mario vince in tre set (6-3 7-6 6-3) e per 5 lunghi anni, è stato l’ultimo giocatore in grado di battere Roger Federer a Wimbledon.

E’ stato questa l’etichetta che Ancic si è portato dietro per lungo tempo: la promessa di una grande carriera mantenuta solo in parte.

Nel 2003 Mario conquista il piccolo torneo indoor di Amburgo, dove sconfigge Rafa Nadal in finale, che si vendicherà battendolo al primo turno di Wimbledon.

L’anno successivo Ancic raggiunge il suo miglior risultato in uno Slam. Sempre sui campi di Church Road, arriva fino alla semifinale, dove perde da Andy Roddick.

L’erba è la superficie perfetta per il gioco del “piccolo Goran” e infatti il primo torneo che mette in carniere è quello di Hertogenbosch, bissato l’anno dopo e accompagnato dalla vittoria nel torneo indoor di San Pietroburgo.

Il 2006 è il suo anno migliore, si spinge fino al 7° posto in classifica e sfiora anche la qualificazione al Masters di fine anno, anche se probabilmente il punto più alto della sua carriera rimane la vittoria in Coppa Davis nel 2005, ottenuta a Bratislava contro la Slovacchia.

Dal 2007 in poi per Mario inizia il calvario: contrae una grave forma di mononucleosi che lo costringe a saltare moltissimi tornei e a calare drasticamente di rendimento. Riesce comunque a rimanere vicino alla Top Ten, ma nel 2009 gioca pochissimo.

Quest’anno, a parte una finale in un minuscolo torneo in Texas, si segnala solo a Indian Wells, dove entra in tabellone grazie ad un wild-card e batte Reynolds e Benneteau, prima di perdere nettamente dal solito Nadal.

L’ultima partita ufficiale di Mario Ancic risale a maggio, sulla terra di Monaco di Baviera, dove a batterlo è il terribile Daniel Koellerer.

Servizio devastante, gran diritto, ottimo gioco a rete, Ancic è stato uno degli ultimi interpreti del serve and volley. Nei primi anni di carriera, tutti gli addetti ai lavori erano convinti di aver trovato un nuovo campione, addirittura Boris Becker nel 2004 si spinse a dire: “Il futuro è arrivato e si chiama Mario Ancic”. Probabilmente sarebbe stato così, ma la mononucleosi e tanti altri piccoli infortuni hanno impedito al 26enne di Spalato di spiccare il volo.

Adesso Mario si è laureato in legge, con una tesi dal titolo “ATP, ieri, oggi e domani”, ha iniziato a lavorare in uno studio legale di Zagabria ed è stato addirittura chiamato a tenere due conferenze nella celeberrima Università di Harvard.

Davvero incredibile la storia di questo potenziale campione, la cui carriera è stata distrutta da una malattia solitamente innocua, ma che è stato subito capace di reinventarsi, a dispetto di molti altri che appena appesa la racchetta al chiodo sono entrati in crisi.

Nessun annuncio ufficiale di ritiro è ancora arrivato, ma da numero 484 del mondo e con una nuova carriera da avvocato già avviata, un ritorno sui campi da tennis sembra quanto meno improbabile.

E’ un vero peccato, perchè il suo brillante gioco di attacco era un piacere per gli occhi, i talenti del serve and volley infatti sono ormai una razza in via di estinzione.

Bye bye Mario, buona fortuna.

 


 

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