di Giorgio Spalluto
“Just what the doctor ordered”. Si può riassumere con queste 5 parole la prestazione odierna di Francesca Schiavone, brava a far valere le 107 posizioni di differenza in classifica e i 12 anni di scarto all’anagrafe, nei confronti della debuttante Coco Vandeweghe. Asso nella manica o mossa della disperazione operata da Mary Joe Fernandez? A posteriori dovremmo propendere per la seconda opzione. Alla californiana (di Rancho Santa Fe, ma nata a New York) non sono bastati gli incitamenti del pubblico di casa, chiamato nei giorni scorsi dalla stessa capitana statunitense a fare un gran baccano nella speranza di distrarre le nostre eroine.
Inquadrata dalle telecamere praticamente al termine di ogni scambio, la mamma di Coco, Tauna, ha cercato con tutte le sue forze di stare vicino alla sua figlioletta. Forte delle due esperienze olimpiche in due sport diversi (nuoto a Montreal 1976, pallavolo a Los Angeles 1984), sapeva delle difficoltà che avrebbe potuto incontrare Coco (ancora diciottenne) all’esordio in una manifestazione in cui la responsabilità di rappresentare il proprio paese può rivelarsi un ostacolo insormontabile.
Il primo game, da questo punto di vista, si rivela emblematico per la prima statunitense a debuttare in Fed Cup direttamente in finale, dai tempi di Chanda Rubin (1995). Che il suo miglior colpo sia il servizio lo si capisce dopo i primi 2 punti: ace e servizio vincente. Che l’emozione sia tanta, lo si capisce con altrettanta celerità, quando sul 40-40 commette due doppi falli consecutivi che spianano la strada alla nostra giocatrice. Francesca sa benissimo di avere di fronte un’avversaria che, da ferma, può far male. Comincia così a suon di rovesci slice a uscire, a spostare la nerboruta avversaria. Quando lo scambio si allunga, il punto se lo aggiudica sempre la numero 7 del mondo, che approfitta della scarsa posizione a rete della californiana per infilarla ogni qual volta quest’ultima si avventura a rete. Sul 3-1 Coco non sfrutta 3 palle game e concede per la seconda volta il servizio, con il 13° errore gratuito della sua partita. Il doppio break di vantaggio è più che sufficiente per la nostra giocatrice che non concede assolutamente nulla (solo 2 miseri punti) nei suoi 4 turni di battuta del primo parziale. Dopo 34 minuti la Schiavone è avanti 6-2, senza aver fatto nulla di speciale. Il break in apertura di seconda frazione a favore della milanese, sembra il preludio verso un finale ancora più in discesa. Francesca ha anche la palla per il secondo break di vantaggio, ma Coco si salva con un ace esterno, riuscendo poi ad accorciare le distanze (1-2).
A differenza del primo set, la milanese non è più impeccabile nei suoi turni di battuta, tant’è che nell’ottavo gioco, sul punteggio di 4-3 in suo favore, complici due doppi falli, concede le prime palle break dell’incontro, ritrovandosi sotto 0-40. Cancella la prima venendo a rete e chiudendo con lo smash; la seconda la annulla con uno splendido dritto anomalo, ma alla terza occasione non riesce a contenere un dritto profondo della sua avversaria che raggiunge il pareggio: 4-4.
Epifania di una nuova, imprevista partita? Neanche per sogno. Il controbreak appena subito ha il merito di ridestare dal momentaneo torpore la Schiavone. La “nostra” riprende a far muovere la sua avversaria che cede immediatamente la battuta. Fine della ricreazione per Coco. Francesca tiene a zero il turno di battuta successivo, portando al team azzurro il primo punto di una finale che meglio di così non poteva cominciare.
“Mi sono piaciuta per il livello di attenzione che ho tenuto – ha detto Francesca al termine dell’incontro – in incontri come questo basta un attimo per scendere di livello. Nel secondo set quando la Vandeweghe mi ha riagganciato le ho fatto sentire la mia presenza in campo, la mia maggior esperienza. Lei ha sbagliato qualche palla e ho chiuso il match. Fino al 4-2 avevo giocato molto bene, poi ho fatto un po’ di fatica, ma sono stata brava a restare solida e concentrata”. Poi sulla finale ed il pubblico presente alla San Diego Sports Arena: “Il nostro obiettivo è portare a casa il terzo titolo di Fed Cup, se poi giochiamo anche bene tanto meglio. Il pubblico è venuto più numeroso di quanto ci aspettassimo, mi fa un enorme piacere. Ci sono anche tanti italiani. Sono carichi e hanno voglia di festeggiare con la squadra. Gli dico di stare calmi, un passo alla volta…”
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