di Daniele Rossi – foto Getty Images
Federer, Nadal e…Karlovic. Il primo turno del “Qatar Exxon Mobil Open” di Doha, ha tenuto a battesimo non solo gli esordi stagionali dei primi due giocatori del mondo, ma anche il gradito ritorno alle competizioni di Ivo Karlovic.
Il gigante croato l’anno scorso si fermò a maggio, per un intervento al tallone d’achille del piede sinistro. Un brutto infortunio che gli ha fatto saltare più di metà stagione, condannandolo a perdere i tornei da lui più amati, Wimbledon in primis.
Lo score 2010 di Ivo recita 17 vittorie e 9 sconfitte, con un ottimo ottavo di finale raggiunto a Melbourne (sconfitto da Nadal, dopo aver battuto Stepanek, Benneteau e Ljubicic) e la finale a Delray Beach, persa contro Gulbis, come risultati migliori.
Curioso notare come nelle 28 partite giocate, abbia disputato ben 22 tie-break.
L’infortunio arriva a Madrid, contro Verdasco nel secondo turno e dal tranquillo galleggiamento fra la trentesima e la quarantesima posizione in classifica, scivola fino al numero 73.
Oggi finalmente ecco il ritorno al tennis giocato in quel di Doha, dopo un non facile recupero dovuto all’età ormai non più giovanissima (32 anni a febbraio) e al suo fisico tutto particolare che distribuisce 104 chili su 208 centimetri di altezza.
Ad affrontarlo il qualificato ceco Lukas Rosol, 25 anni e numero 164 del mondo. Inizio difficile, Rosol risponde bene, ma Ivo riesce sempre a cavarsela. Anche il nativo di Brno, alla sola terza partita in carriera a livello ATP, se la cava non male al servizio, la conclusione inevitabile è il tie-break. Rosol va avanti di un mini-break, ma il croato non si scompone, recupera lo svantaggio e si aggiudica il gioco decisivo per 7 punti a 5.
Nel secondo set la storia si ripete: i turni di battuta sono ancora più chiusi, Karlovic deve salvare una sola palla break, Rosol due.
Il ceco parte benissimo nel tie-break, andando addirittura avanti per 5 a 2; sembra finita ma Ivo riesce a tenere bene due scambi da fondo e a recuperare i due mini-break di ritardo. Karlovic passa al secondo match point, questa volta regalato da un doppio fallo dell’avversario. Dunque una classica vittoria “alla Karlovic”, condita da 23 ace, per ricominciare alla grande e sfidare Kohlschreiber negli ottavi di finale.
Nato a Zagabria il 28 febbraio del 1979 da una famiglia di non sportivi (il padre è meteorologo, la madre lavora nel settore dell’agricoltura), inizia a giocare a tennis a 6 anni.
Non può permettersi un coach, né tantomeno l’iscrizione a qualche club privato, ma le imprese di Boris Becker e soprattutto di Goran Ivanisevic, gli instillano una passione dura a morire. Passione che resiste, anche quando, a causa dell’altezza e della guerra, lo mandano a giocare a basket.
Ritornata la pace, Ivo ci riprova col tennis, dovendo fare tutto da solo a causa del mancato sostegno della federazione croata, ma dopo anni di sacrifico e allenamenti solitari, riesce a diventare professionista nel 2000, cioè quando ha già 21 anni.
Si rivela al mondo nel 2003, quando al primo turno di Wimbledon batte il campione in carica Lleyton Hewitt, inagurando una felice tradizione sui campi in erba, che avrà il suo zenit nei Championships del 2009, quando solo Roger Federer stopperà la sua corsa nei quarti di finale.
Il suo anno di grazia è il 2007, quando vince tre tornei su tre superfici diverse: a Stoccolma (cemento indoor), Nottingham (erba) e Houston (terra), raggiungendo anche il suo best ranking, numero 19.
Non poche soddisfazioni per questo ragazzone, ingiustamente e frequentemente sottovalutato, se non disprezzato. Infatti il suo tennis particolare trova ben pochi estimatori: effettivamente gli scambi apprezzabili con Karlovic in campo sono rari, ma è anche vero che spesso e volentieri si prodiga nella defunta arte del serve and volley, con risultati più che apprezzabili.
Si disimpegna bene col diritto da fondocampo, mente trova più difficoltà sul rovescio ad una mano, che gioca quasi sempre in back. La sua vertiginosa altezza ovviamente gli dà una grossa mano nel servizio, ma c’è dell’altro dietro: allenamento, tecnica, concentrazione e tenuta mentale.
Del resto non si arriva ad essere numero 19 del mondo con un solo colpo…Ognungo gioca al meglio con le armi che ha, lui ha il servizio ed è stato bravo e intelligente a sfruttare al massimo questo fondamentale.
Il suo sponsor tecnico è Sergio Tacchini, mentre la Babolat gli fornisce, oltre alle racchette, anche le scarpe, che gli fabbricano su misura visto che porta il 51(!).
Sposato con la giamaicana Alsi dal 2005, Ivo oltre al tennis e al basket (tifosissimo dei Miami Heat), ha un’altra passione, la musica. Ha già inciso due canzoni, una col gruppo rap croato dei Baby Dooks, l’altra con Novak Djokovic, per promuovere una campagna antidroga in Serbia e Croazia. Il risultato? Lo trovate qua sotto…
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