di Daniele Rossi – foto Getty Images
Introduzione
Il primo Slam stagionale si avvicina a grandi passi e quale occasione migliore per andare a rivisitare la gloriosa storia degli Australian Open?
Sicuramente il meno affascinante, certamente più povero di tradizione rispetto ai suoi tre "fratelli", il major australiano ha saputo però offrirci negli anni sorprese ed emozioni a non finire. Ha tenuto a battesimo grandi campioni, ne ha rivitalizzati altri in declino, ha dato il via ad imprese epiche e ha saputo regalare gloria imperitura anche ad illustri carneadi.
Per anni gli Australian Open sono stati l'anello debole della catena Slam. Una trasferta lunga e faticosa, il caldo soffocante e il ridotto prize money scoraggiava spesso e volentieri i giocatori di punta americani ed europei, facendo sì che per anni si trasformasse in una sorta di campionato nazionale.
Ciò almeno fino al 1987 quando coraggiosamente ma saggiamente, la Lawn Tennis Association of Australia decise di abbandonare l'ormai vecchio e logoro impianto con campi in erba di Kooyong, per il nuovo ed avveniristico Melbourne Park in cemento, con tanto di Rod Laver Arena dotata anche di tetto mobile in caso di pioggia o di caldo insopportabile. Grazie a questo rinnovamento gli Australian Open sono tornati a correre al livello degli altri Slam, trasformandosi anche in un terreno di conquista per leggende del tennis quali Andre Agassi e Martina Hingis.
Le Origini
La prima edizione ufficiale fu giocata nel 1905 al Warehouseman's Cricket Ground di Melbourne, ma fino al 1972 il torneo non avrà una sede fissa, alternandosi in varie città tra le quali Sydney, Adelaide, Brisbane e Perth. All'alba degli anni settanta si optò per la stabilità e la scelta ricadde sul Kooyong Lawn Tennis Club di Melbourne.
L'albo d'oro degli anni fino all'Era Open vede una chiarissima prevalenza degli atleti di casa, padroni indiscussi del seeding, con le interessanti eccezioni del francese Jean Borotra nel 1928, del britannico Fred Perry nel 1934 e dell'americano Don Budge nel 1938. Dal dopoguerra fino al '68 si vedono alternarsi alla vittoria i più grandi talenti della scuola australiana e non solo: il mitico Ken Rosewall vince il suo primo Australian Open nel 1953 (vincerà il suo quarto vent'anni dopo, nel 1973!), Lew Hoad nel 1956 e soprattutto Roy Emerson, che nel complesso ne vincerà ben 6 tra il '61 e il '67, approfittando però dell'assenza dei suoi rivali più accreditati che intanto muovevano i primi passi nel tour dei pro. Meno interessante l'albo d'oro del torneo femminile che avrà inizio solo nel 1922. Spiccano le sette vittorie consecutive della padrona di casa Margareth Smith Court tra il 1960 e il 1966 e l'ultima vittoria dell'era amateur nel 1968 di Billie Jean King.
L'Era Open (Jimmy Connors – foto Getty Images)
La prima vera edizione open si giocherà nel 1969 a Brisbane e rappresenterà la prima tappa del secondo Grande Slam di Rod Laver, che batterà in finale lo spagnolo Andres Gimeno. Tra le donne trionfa ancora una volta Margareth Smith Court che avrà la meglio sulla sua eterna rivale Billie Jean King. L'anno successivo Arthur Ashe interrompe il dominio "aussie", aggiudicandosi per la prima volta il major australiano dopo le due sconfitte patite da Emerson nel '66 e nel '67. Il dominio della Smith invece andrà avanti fino al '73 con la sola eccezione del '72, anno in cui la spuntò l'imprevedibile britannica Virginia Wade.
Dopo le inevitabili vittorie degli irriducibili Rosewall e Newcombe, è il 1974 l'anno della svolta. Irrompe sulla scena un terribile mancino dal rovescio a due mani, James Scott Connors, per tutti Jimmy, alla sua prima e unica vittoria in Australia. Jimbo batte in quattro set Phil Dent e si aggiudica il primo di tre Slam vinti in quell'anno e di otto in totale nella sua straordinaria e infinita carriera.
Il 1974 è il battesimo anche di un'altra meravigliosa leggenda del tennis, Chris Evert, che giocherà, perdendola, la sua prima finale di Slam contro Evonne Goolagong, alla sua prima di quattro vittorie consecutive. Il vecchio Newcombe si prenderà la rivincita in finale contro Connors l'anno successivo, mentre tra le donne raggiunge la sua prima finale di Slam anche una certa Martina Navratilova, fermata anche lei dall'aborigena Goolagong.
Da segnalare la vittoria a sorpresa del modesto Mark Edmondson nel 1976. Da molti considerato come il vincitore di Slam più scarso di sempre (non entrerà mai neanche in top ten), Edmondson sarà in grado di battere in semifinale Rosewall e in finale Newcombe, rimanendo tuttora l'ultimo vincitore australiano del torneo.
Nel 1977 gli organizzatori decidono di spostare il torneo da gennaio a dicembre, confidando di diventare un appuntamento irrinunciabile per chi avesse la possibilità di centrare il grande poker. Ma le cose non migliorano, anzi, se possibile il tabellone si impoverisce ulteriormente. Nella doppia edizione del '77 (una giocata a gennaio e una a dicembre) vinceranno Roscoe Tanner su Guillermo Vilas, Vitas Gerulaitis su John Lloyd tra gli uomini, Kerry Reid sulla Balestrat e Evonne Goolagong sulla Cawley tra le donne.
Tra il 1978 e il 1982 gli Australian Open vivono il loro momento peggiore. I più forti disertano in massa, Borg fallirà per due volte l'assalto agli Us Open, rinunciando alla trasferta australiana e così i suoi diretti antagonisti. Ne approfitta Guillermo Vilas, che fa doppietta tra il 1978 e il 1979. L'argentino, terraiolo puro, centra il bis sull'erba sfruttando l'assoluta povertà del tabellone, tanto che nelle due finali batterà due illustri sconosciuti, quali John Marks e John Sadri. Ancora meno qualificato il torneo in gonnella che vede vincere due meteore come Chris O'Neil e Barbara Jordan.
Il torneo maschile proseguirà nell'ombra per ancora tre anni, portando sugli scudi i modesti Brian Teacher e Johan Kriek (due volte).
La Rinascita (Martina Navratlova e Chris Evert – foto Getty Images)
Ben diversa invece la situazione nel torneo femminile, che inizia ad avvalersi finalmente di tutte le giocatrici più forti in circolazione. Nel 1980 inaugura questa stagione di rinascita, la talentuosa ma discontinua cecoslovacca Hana Mandlikova, che batte in finale l'atleta di casa Wendy Turnbull. Tra il 1981 e il 1985 le vittorie se le spartiranno solo Chris Evert e Martina Navratilova. L'ex cecoslovacca vincerà nell'81, nell'83 e nell'85, "ChrisAmerica" nell'82 e '84.
E' il 1983 quando anche finalmente tra gli uomini si riniza a respirare aria di grande tennis, con la prima finale giocata da due europei, lo svedese Mats Wilander e il cecoslovacco Ivan Lendl. Avrà la meglio il primo, più abile ad adattarsi alle irregolarità dei campi in erba di Kooyong, rispetto a un Lendl costretto, seppur di poco, a rimandare per la terza volta la vittoria di un major.
Wilander centrerà la doppietta l'anno successivo: in finale il potente sudafricano Kevin Curren riesce a dare battaglia allo svedese per quattro set, ma dovrà cedere alla distanza alla maggiore classe dell'avversario.
Melbourne nel 1985 abbandona la sua posizione di quarto Slam e torna alla sua collocazione originaria, cioè a gennaio, dunque niente Australian Open nel 1986. Quella dell'85 è un'edizione dominata dalle polemiche per il pessimo stato dei campi in erba, tanto che gli organizzatori hanno finalmente deciso un trasferimento: dal 1988 si giocherà in nuovo impianto sul cemento. Conquista il suo primo Slam l'erbivoro per eccellenza, Stefan Edberg, che batte Wilander alla sua terza finale consecutiva., mentre tra le donne, come detto, la spunta la Navratilova sulla Evert.
Il 1987 rappresenta la fine di un'era. Gli Australian Open tornano a disputarsi a gennaio, ma sarà l'ultimo anno sui prati di Kooyong. Edberg replica la vittoria dell'85, lo fa passeggiando fino alla finale contro l'idolo di casa Pat Cash, futuro vincitore di Wimbledon, capace di rimontare due set, prima di cedere al nono gioco il parziale decisivo. Torna alla vittoria a distanza di sette anni Hana Mandlikova, che batte in finale Martina Navratilova, interrompendo una striscia di cinquantotto vittorie consecutive della numero uno del mondo.
Dal 1988 gli Australian Open si trasferiranno nel modernissimo impianto con campi in cemento di Flinders Park, inaugurando una nuova stagione e soprattutto nuove prospettive al Grande Slam.