Secondo capitolo: nel 1988 arriva il cemento in un nuovo bellissimo impianto. Lendl spare le sue ultime cartucce, irrompono Graf e Seles…

La Nuova Era: 1988-1993 (Ivan Lendl – foto Getty Images)

Niente più erba e tribune di legno, ora cemento gommoso (chiamato Rebound Ace) e impianti avveniristici. Nessuno si sognerà più di rinunciare allo Slam maggiormente all'avanguardia dell'anno e d'ora poi in gli Australian Open torneranno definitivamente all'altezza degli altri tre major.

Nuova superficie ma vecchi finalisti tra gli uomini nel 1988. Il vincitore per la terza volta è Mats Wilander, capace di adattarsi subito al Rebound Ace, così come è in grado di mutare il suo gioco a seconda degli avversari. Per la seconda volta consecutiva è l'idolo di casa Pat Cash a soccombere in finale, dopo essere riuscito nell'impresa di eliminare al turno precedente sua maestà Ivan Lendl.

Tra le donne invece sboccia la stella di Steffi Graf, che inaugurerà il suo straordinario 1988, in cui realizzerà il cosiddetto "Golden Slam" (il Grande Slam più la medaglia d'oro olimpica), battendo in finale l'intramontabile Chris Evert. Straordinaria come al solito l'americana che, prossima al ritiro, aggiunge un altro incredibile record alla sua già sterminata lista: in sei partecipazioni agli Australian Open altrettante finali, con due vittorie e quattro sconfitte.

L'odiata erba non c'è più e il sole di Melbourne sorride finalmente anche a Ivan Lendl (nella foto nell'edizione del 1990 col suo famoso berretto da "legione straniera"). Le sue due vittorie datate 1989-1990 sono gli ultimi colpi di coda di un re che non ha la minima intenzione di abdicare. Una significativa doppietta per uno dei più grandi campioni della storia, spesso ingiustamente sottovalutato. A cadere sotto i colpi di Ivan il terribile saranno nell'89 il sorprendente connazionale Miloslav Mecir e Stefan Edberg nel 1990, anche se lo svedese sarà costretto al ritiro a metà della finale.

Negli stessi anni ecco un altro bis, quello di Steffi Graf, che inizia la sua lunghissima dittatura sul tennis femminile, distruggendo nelle due finali Helena Sukova e Mary Joe Fernandez.

Nel 1991 parte la riscossa di Boris Becker, alla sua prima vittoria in terra australiana, che batte l'intramontabile Lendl, alla sua diciannovesima e ultima finale in uno Slam.

Prima di tre vittorie consecutive per la nuova regina del circuito femminile, Monica Seles. La diciassettenne jugoslava troverà negli Australian Open il suo terreno di conquista preferito: Jana Novotna nel '91, la Fernandez nel '92 e la Graf nel '93, dovranno tutte soccombere davanti all'irrefrenabile potenza della "quadrumane" di Novi Sad.

Il biennio 1992-1993 è tempo di un'altra doppietta tra gli uomini, quella di Jim Courier. "Big Jim" vive in quegli anni il top della sua carriera e regola per due volte consecutive in quatto set uno che in Australia si sente come a casa sua, Stefan Edberg.

Ritorni e sorprese: 1994-1999 (Martina Hingis – foto Getty Images)

Sventola ancora la bandiera a stelle strisce nel 1994. Sotto le sue insegne splende il nuovo re del circuito, Pete Sampras, alla prima vittoria a Flinders Park. Per "Pistol Pete" è stato un percorso netto, ad eccezione del secondo turno con Kafelnikov, che si è concluso con una passeggiata sul connazionale Todd Martin, giunto fin lì grazie ad un tabellone favorevole.

Fuori la Seles per la famigerata coltellata ad Amburgo, non ci sono rivali per Steffi Graf, che torna alla vittoria in Australia travolgendo in finale la spagnola Arantxa Sanchez Vicario.

Il 1995 decreta la rentré nel grande tennis di Andre Agassi, che ricostruirà la sua seconda carriera proprio con le vittorie a Melbourne. Bandana, orecchini ad entrambi i lobi e pizzetto, il Kid di Las Vegas, lascia per strada appena un set prima di ottenere la sua unica vittoria in finale di uno Slam contro Sampras. Il torneo femminile ha visto invece la prima affermazione della francese Mary Pierce (battuta ancora la Sanchez Vicario), favorita dalle concomitanti assenze di Graf, Seles e Jennifer Capriati.

Altri ritorni illustri segnano Melbourne nel 1996, quelli di Boris Becker e Monica Seles. Sembravano persi per il grande tennis e invece gli Australian Open hanno saputo offrir il canto del cigno. Nuova maturità e consapevolezza per Becker, che batterà in finale agevolmente Michelino Chang, capace di estromettere Agassi in semi.

La Seles invece, dopo aver visto le streghe con l'americana Chanda Rubin in semifinale, regolerà all'atto conclusivo la tedesca Anke Huber. Per l'ex jugoslava, quattro partecipazioni e quattro vittorie agli Australian Open.

Da qui in poi per gli uomini si inaugurerà un'epoca contraddistinta da vincitori e finalisti a sorpresa. Come lo spagnolo Carlos Moya, arrivato in finale dopo aver sconfitto Becker e Chang e battuto dal solito Sampras nel 1997. O come il ceco Petr Korda, vincitore nel 1998, in un'edizione incredibile, segnata dalle premature uscite di tutti i favoriti, tanto che i finalisti Korda e Rios, avevano battuto in semifinale altri due outsider come Kucera ed Escude. La finale non ha avuto storia, con il talentuoso cileno Rios, capace di raccogliere appena sei game in tre set.

Altra finale imprevista, ma non del tutto, quella del 1999 tra Evgenyi Kafelnikov e Thomas Enqvist. Vittoria importante quella del russo, che fa il paio con il trionfo al Roland Garros di tre anni prima, mentre questa sarà la prima e unica finale di Slam per il potente svedese.

Più regolare il torneo femminile, che avrà per sei anni in finale un'unica costante, quella di Martina Hingis (nella foto bacia il trofeo vinto nel 1997). La svizzera di origine slovacca centrerà il tris dal 1997 al 1999, battendo in ordine Mary Pierce, Conchita Martinez e Amelie Mauresmo.