di Andrea Merlo – foto getty images
Mentre all’esterno della Rod Laver Arena impazzavano i festeggiamenti per l’Australia Day” , conditi da tonanti colpi di cannone e dalle folkloristiche evoluzioni delle pattuglie aeree acrobatiche, in campo andava in scena la “Fiera del Break”. Nella giornata conclusiva dei quarti di finale del primo Slam stagionale infatti il servizio è sembrato quasi essere un handicap, un’arma capace di ritorcersi contro chi tentava di usufruirne. Nel primo match di giornata Vera Zvonareva ha conquistato l’accesso alla semifinale superando la ventenne ceca Petra Kvitova.
Sarà stato forse per il ricordo ancor vivo della cocente sconfitta subita l’anno scorso all’esordio a Roma nell’ultimo scontro diretto , oppure l’ormai acquisita predisposizione ad affrontare giocatrici mancine – accentuata nel corso del torneo australe nelle sfide con Benesova e Safarova – ma sta di fatto che la ventiseienne moscovita è partita con un livore insolito e un tennis aggressivo ed efficace. L’avvio è disarmante, con la Zvonareva che mette a segno due break e vola quattro a zero in un batter d’occhio, senza che l’avversaria abbia nemmeno il tempo di affilare le armi e tentare una qualsivoglia difesa.
La russa colpisce con il rovescio e con dei contropiede fulminanti, aggredisce sin dalla risposta e gioca con costante profondità. Dopo aver subito la partenza-lampo dell’avversaria la Kvitova tenta un prepotente – anche se tardivo – ingresso nel match, allo scopo di salvare un parziale già pesantemente compromesso. Le avvisaglie di un possibile recupero si concretizzano al sesto gioco, quando la ceca diminuisce il proprio ritardo portandosi sul 2-4. Si tratta tuttavia di un fuoco di paglia, infatti la seconda testa di serie, dopo il momentaneo calo, legittima il vantaggio e chiude la frazione con lo score di 6-2.
Il secondo set sembra avere un avvio speculare al primo, con la Zvonareva che ottiene il break alla prima occasione utile, chiudendo con una deliziosa stop-volley che annichilisce qualsiasi velleità di recupero. Dopo aver confermato l’allungo, tenendo il proprio servizio senza concedere punti sembra però rompersi qualcosa nella macchina perfetta e, complice il ritrovato spirito combattivo della Kvitova, l’incontro diventa spettacolare ed equilibrato. Se la russa riesce a sfruttare pienamente la propria spiccata dinamicità – agevolata anche da un clima particolarmente fresco e privo della consueta canicola – spostando l’avversaria e colpendola con micidiali contropiede, la ceca risponde con angoli estremi e, approfittando di aperture armoniche e abbastanza ampie, fa male sia di lungolinea che di sventaglio.
La Kvitova è brava a recuperare il ritardo riequilibrando lo score sul 3-3, ma il parziale è lungi dal seguire il corso delineato dai servizi e ne seguono un break e un contro-break immediato. Al decimo gioco, complice un doppio fallo firmato Kvitova e un lob millimetrico andato a segno, la Zvonareva fa suo l’incontro conquistando l’accesso alla semifinale, eguagliando così il suo miglior risultato Down Under dove fu tra le prime quattro anche nel 2009. Per la ventenne di Bilovec – paese di poco più di settemila anime adagiato lungo il tortuoso corso dell’Oder- pochi rimpianti, se non quello dell’approccio non ottimale, ma contro la Zvonareva vista oggi c’era ben poco da recriminare.
In semifinale Vera affronterà Kim Clijsters (3), dando così vita alla riedizione della scorsa finale dello U.S. Open, vinto dalla belga. La terza testa di serie ha dovuto sudare forse più dell’auspicato contro Agnieszka Radwanska. Se infatti nel primo set Kim evidenzia una netta superiorità, caratterizzata da una totale supremazia da fondocampo, frutto di una velocità di palla notevolmente più elevata rispetto a quella dell’avversaria, con l’incedere dell’incontro la polacca trova le contromosse necessarie per portare il match sui binari dell’equilibrio.
V Zvonareva (RUS) b. P Kvitova (CZE) 6-2 6-4
K Clijsters (BEL) b. A Radwanska (POL) 6-3 7-6
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Non riesce l’ennesima impresa a Alexandr Dolgopolov: dopo aver estromesso Tsonga e Soderling il ventiduenne di Kiev si arrende alla solidità di Murray. Opposto alla quinta testa di serie del seeding l’istrionico ucraino racimola un buon set ma infine deve salutare lo Slam dei canguri. Lo scozzese tuttavia non parte benissimo, sembra contratto e non riesce ad approfittare dell’arma del servizio, con una percentuale di prime palle in campo che in avvio di primo set oscilla tra il 35 e il 37 per cento.
Infatti, dopo essersi portato in vantaggio per 4-2 Andy subisce il ritorno dell’avversario che lo aggancia sul 4-4 grazie a potenti soluzioni in lungolinea. In vantaggio 6-5 Murray ha bisogno di cinque set point per chiudere il parziale, tre dei quali annullati magistralmente da altrettanti ace di Dolgopolov. A questo punto l’attuale numero cinque del ranking ritrova la consueta solidità e per l’ucraino i margini di errore diventano sempre minori.
Dopo aver chiuso il secondo set per 6-3 e aver conquistato un break di vantaggio anche in apertura del terzo parziale la logica poneva Murray come già instradato verso la semifinale. Il ventiduenne di Kiev non è però dello stesso avviso e lo trascina sino al tie-break, dove allunga l’incontro di un set. Murray non accusa contraccolpi e ritrova concentrazione a lucidità; si porta sul 4-0 e contiene il ritorno di Dolgopolov chiudendo 6-3. Ora non gli resta che prepararsi ad assistere al match serale tra Nadal e Ferrer per scoprire il suo prossimo avversario.
A Murray (GBR) b. A Dolgopolov (UKR) 7-5 6-3 6-7 6-3
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