di Daniele Rossi – foto Getty Images
20 Aprile 2009: Dinara Safina è la nuova numero 1 del circuito femminile.
E’ un grande risultato, ottenuto grazie ad un’ottima costanza di rendimento e alla finale persa con Serena Williams agli Australian Open. Dinara riuscirà a onorare quel piazzamento, raggiungendo altre tre finali consecutive sulla terra (Roma, Madrid e Parigi), vincendo le prime due. Ma tante polemiche e tante critiche piovono addosso alla russa, diventata numero 1 senza nessuno Slam in bacheca; anche il fisico da culturista e un tennis muscolare e monocorde, non aiutano certo a far amare questa nuova “regina”.
Oggi, 9 febbraio 2011, Dinara Safina è numero 117.
Una discesa senza paracadute iniziata nell’estate del 2009 e che ancora non accenna a fermarsi. Il maggior responsabile è un grave infortunio alla schiena, ancora non perfettamente risolto, che nel 2010 le fa disputare appena 29 gare, col poco invidiabile score di 13 vittorie e 16 sconfitte.
Poi, ai recenti Australian Open tocca il punto più basso. Nel primo turno viene umiliata in poco più di mezz’ora da Kim Clijsters, un 6-0 6-0 mortificante per tutti: per lei, per la sua avversaria e per il pubblico.
Ma Dinara non si vuole arrendere, quindi ecco un nuovo allenatore. Dopo aver dato il benservito a Zeljko Kraian (che l’aveva portata in vetta) e a Gaston Etlis (in “sella” appena da Maggio), la Safina ha scelto Davide Sanguinetti.
Viareggino classe 1972, Davide è stato numero 42 del mondo, nonché uno dei migliori interpreti della racchetta azzurra nell’ultimo decennio. Due i titoli ATP in bacheca, entrambi giunti nel 2002, con scalpi davvero prestigiosi in finale: Roger Federer a Milano e Andy Roddick a Delray Beach.
Da ricordare anche i quarti di finale raggiunti a Wimbledon nel 1998, dove venne fermato da un specialista di quei campi, Richard Kraijcek. Appesa la racchetta al chiodo, Sanguinetti ha fatto da allenatore all’americano Vince Spadea e al giapponese Go Soeda.
Ora lo aspetta un compito difficile, ma al tempo stesso molto stimolante. Far risorgere un’ex numero 1 del mondo non è mai cosa facile, anche perchè probabilmente Davide dovrà lavorare sotto entrambi gli aspetti, quello tecnico e quello psicologico.
Tecnicamente Dinara è sempre stata un po’ limitata e ora ha perso completamente il suo pezzo forte, il servizio. L’infortunio alla schiena l’ha costretta a cambiare movimento, con pessimi risultati. In Australia inoltre è sembrato chiaro come mancasse anche la condizione atletica: sempre in ritardo sulla palla, faticava a trovare le giuste distanze e a colpire pulito, condizione essenziale per una “mazzolatrice” come lei.
Ma oltre al fisico ci sarà da recuperare la testa. La forza mentale di Dinara è sempre stata inversamente proporzionale a quella fisica. Anche nei momenti migliori la tenuta psicologica era il suo punto debole, vedasi la nettissima sconfitta in finale al Roland Garros contro una non irresistibile Kuznetsova. Sanguinetti dovrà cercare di restituire fiducia e convinzione ad una giocatice con il morale sotto i tacchi e probabilmente anche con seri problemi di autostima.
Andre Agassi e Serena Williams sono gli esempi che la Safina deve guardare. Entrambi numeri 1, sono scesi negli inferi e poi sono tornati più forti di prima.
Una condizione essenziale per il ritorno al vertice, sarà però quella di una completa guarigione della schiena, altrimenti il compito sarà impossibile anche per Davide.
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