L’azzurro deve rimandare nuovamente l’appuntamento con il suo primo titolo. Battuto nettamente in finale dallo spagnolo per 6-1 6-2 …

di Giorgio Spalluto – foto Getty Images

 

L'occasione di una vita. Ora o mai più. Con queste aspettative, qualsiasi risultato diverso da una vittoria sarebbe stato accolto con amarezza dai tanti appassionati che attendono un titolo Atp dal settembre 2006, da quando Filippo Volandri si aggiudicò l’ultima edizione del defunto torneo di Palermo. Da allora, per ben tre volte Potito aveva sfiorato il colpaccio senza riuscire a sfatare il tabù: a Valencia e Kitzbühel nel 2007, sconfitto rispettivamente da Nico Almagro e Juan Monaco, e a Umago lo scorso anno quando dovette cedere il passo a Juan Carlos Ferrero.

 

Si sperava che Casablanca potesse operare il miracolo dopo un inizio di stagione assai avaro di soddisfazioni per il nostro tennis maschile, considerando anche la tradizione favorevole dei nostri in Marocco. Fu proprio Casablanca teatro del penultimo titolo Atp conquistato da un nostro alfiere, Daniele Bracciali che, malgrado attitudini decisamente poco terraiole, si aggiudicò il suo unico titolo del circuito maggiore cinque anni or sono, proprio nel paese nordafricano, in cui si erano imposti in precedenza Renzo Furlan (1994) ed Andrea Gaudenzi (1998).

 

Si sperava inoltre che il bilancio dei precedenti (5 vittorie su 5) nei confronti del suo avversario odierno, lo spagnolo Pablo Andujar, potesse essere di buon auspicio. Ed invece non c’è stato nulla da fare. Il tennista iberico alla sua seconda finale Atp dopo quella raggiunta a Bucarest lo scorso anno partendo dalle qualificazioni, ha comandato il gioco sin dall’inizio, non disdegnando le sortire a rete dopo essersi aperto il campo. L’equilibrio dura solo un paio di game. Andujar strappa il servizio già nel quarto gioco ed è bravo a sedare immediatamente l’accenno di reazione del tennista campano che sul 3-1 spreca una palla del controbreak con un errore di rovescio.

 

Sarà questa l’unico barlume di vitalità espresso dal nostro giocatrice probabilmente provato dalla maratona vinta in semifinale contro Hanescu. Lento negli spostamenti e mai in controllo dello scambio, Potito cede un altro break nel sesto gioco, lasciando via libera al 6-1 dello spagnolo.

 

La musica non cambia nel secondo parziale. Starace cede in apertura il servizio per la terza volta di seguito, non sfruttando nel game successivo un vantaggio di 15-30. Dall’altra parte c’è un giocatore molto più aggressivo che non ha paura di venire avanti a chiudere lo scambio.

Un'altra piccola chance per l’azzurro si presenta sul 3-2 per Andujar. Potito si procura la seconda palla break del match in suo favore, ma nulla può sul rovescio lungolinea vincente dello spagnolo che pone virtualmente fine al match.

 

Starace sempre più stremato non riesce a evitare il doppio break di svantaggio, cedendo di schianto con il punteggio di 6-1 6-2, difficilmente ipotizzabile alla vigilia e spiegabile solamente con la stanchezza accumulata negli ultimi due match tiratissimi con Simon e Hanescu. Un' attenuante dura da digerire dopo 4 anni e sette mesi di digiuno.

 


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