Dal nostro inviato a Roma Enzo Anderloni
Se lo dice Rafa…- “Richard è un gran giocatore e un amico, è bello vederlo giocare di nuovo ad alto livello. Ha disputato un gran torneo. Lui è un grande perché sa come si deve giocare a tennis. Non ha solo dei gran colpi: lui sa”. Se lo dice Rafael Nadal, il n.1 del mondo, verrebbe da credergli. E sarebbe importante che anche Gasquet sentisse cosa l’inclito collega ha detto di lui dopo aver sofferto per tutto lo splendido primo set e poi aver dilagato da par suo.
Nadal è tornato quasi un gran Nadal proprio tra il primo e il secondo set della semifinale romana, sotto un sole cocente che fa molto Manacor (cioè casa sua), costretto a dare il meglio dalla sfida tecnico tattica lanciatagli dal transalpino nato 14 giorni dopo di lui (compiono entrambi 25 anni in giugno, rispettivamente il 3 e il 18).
Il tema, da quello che si è visto dalla tribuna, era speculare a quello svolto contro Federer: quando il n.1 del mondo spostava lo scambio dalla diagonale dei due colpi più solidi (diritto di Nadal contro rovescio di Gasquet) e cercava il diritto dell’avversario, l’artista di Beziers entrava forzando ma non incrociato (come contro Federer) ma con un rischiosissimo e difficilissimo bolide lungolinea. Viceversa, se Gasquet decideva di incrociare di diritto sul rovescio bimane di Nadal, alzava la parabola con una bella dose di rotazione per non dare allo spagnolo la possibilità di appoggiarsi forte, di controbalzo.
Insomma un lavoro di ricamo estremamente complesso, un’infinita serie di variazioni per non dare riferimento a un campionissimo, lo spagnolo, fisicamente più forte e quanto mai a suo agio su questo terreno. E al momento opportuno doveva essere pronto a entrare deciso con quel rovescio unico al mondo, tirato con eleganza a una sola mano e definitivo come un diritto di Nadal.
Questo è stato il canovaccio del primo set della prima semifinale degli Internazionali d’Italia 2011. Un set di altissima classe che Gasquet è arrivato a un passo da conquistare. Gli è sfuggito probabilmente per un punto. Uno scambio impressionante (sul 6-5) di oltre 20 colpi, con tagli, accelerazioni, cambiamenti di fronte in cui ha giocato almeno tre colpi vincenti che lo spagnolo, come solo lui sa fare, è riuscito a rispedirgli di là dalla rete.
Quando alla fine il “quindici” è stato appannaggio di Rafa si è capito che il francese stava davvero provando di tutto e che quel “tutto” non era ancora sufficiente. Si è capito che Gasquet c’è e che però Nadal stava tornando. Non era più il tipo pallido e corrucciato che poteva perdere con il nostro Paolo Lorenzi , n. 148 del mondo. Era il Nadal che si prendeva d’imperio la seconda partita e lanciava con un urlo la sfida al Djokovic che verrà.
Gasquet non ce l’ha fatta ma appare un campione ritrovato. Il lavoro con Riccardo Piatti sembra averlo in poco tempo strappato ai teloni di fondocampo dove ultimamente finiva schiacciato in inutili battaglie di regolarità. Ora cerca di attestarsi sulla riga di fondo e di accelerare alla prima occasione. O di beffare, con morbidi tocchi imprendibili. Dovesse confermarsi così, sarebbe un bel regalo per lo spettacolo tennistico. Gran classe, apprezzabile, come quella del grande Federer (sua vittima l’altroieri), a tutte le latitudini.
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