Al termine di un match epico, Djokovic piega Murray 6-1 3-6 7-6 (2). Andy serve per il match sul 5-4, ma deve ancora inchinarsi…

di Fabio Bagatella – foto Getty Images

 

Non tradisce le attese la semifinale tra Novak Djokovic ed Andy Murray. Nell'arena romana, tensione, spettacolo, mille emozioni ed alla fine un solo lungo urlo liberatorio. Quello con il quale Nole "il Gladiatore" sfoga tutta la sua gioia dopo oltre tre ore di battaglia, in cui il serbo domina il primo set, subisce il ritorno dello scozzese nel “secondo” per poi chiudere nel tie-break di un set decisivo dove succede realmente di tutto.

 

L'avvio è tutto di Nole. Primo set in cui Murray riesce a racimolare solo un gioco, il terzo, che è anche il game più lottato del parziale. Sotto 2-0, lo scozzese recupera infatti il break di svantaggio per poi incassare un parziale di 16 punti a 4. In 41 minuti Djoker intasca dunque “mezza finale” (6-1), mostrando quella disarmante superiorità che non fa più notizia.

 

Nel secondo parziale è Murray a salire in cattedra: concede pochissimo al serbo sulla propria battuta, strappando il servizio all'avversario nel sesto gioco. E' vero che Nole incappa in alcuni errori che “facilitano” il compito al britannico, ma Andy ce la mette davvero tutta per restare disperatamente aggrappato al match. Djokovic annulla due set-balls sul 2-5, ma deve arrendersi nel game successivo: 6-3 Murray, con un gran rovescio a spolverare la riga.

 

Il primo set perso da Nole nella sua settimana romana non demoralizza il serbo che riparte come aveva iniziato: il britannico – martellato da ogni parte del campo – si difende a spada tratta, ma nel quarto gioco subisce il break. Andy non intende però arrendersi risalendo coraggiosamente sino al 3-3. La sfida si snoda ora sul filo del massimo equilibrio con il pubblico del “Foro” entusiasta del tennis che i due giocatori stanno mostrando. Ed il bello deve ancora venire.

 

Il settimo gioco del terzo set è il game dell'incontro peggio giocato da Djokovic: il serbo perde il servizio a zero, ma reagisce prontamente impattando sul 4-4. Il nono gioco è il capolavoro di Murray, che si conquista il diritto di servire per il match al termine di un game infinito e di un punto sensazionale in cui, prima dell'errore finale di Nole, compie tre fantastici recuperi.

 

Avanti 5-4 e servizio, per Andy è il momento della verità: lo scozzese sale 30-15 grazie da due diritti lunghi del serbo ma la sua corsa s'interrompe qui, a due piccoli passi dalla meta. Un doppio fallo regala a Nole il 30-30, poi è Djoker ad accelerare. Murray cancella due break-balls, ma la terza è quella che consegna a Djokovic il 5-5.

 

Con la stanchezza che inizia a farsi sentire, da entrambe le parti, si giunge al tiebreak: i due giocatori tengono infatti la battuta anche se in rimonta (Nole da 0-30, Andy da 15-30). E' la giusta conclusione di una partita meravigliosa. Il tie-break è l'ulteriore prova che il più forte è ancora lui, Novak Djokovic. Il serbo conquista subito un minibreak di vantaggio: alla fine è 7-2 Nole. Quando le tre ore di gioco sono passate da due minuti, è con una smorzata che il serbo chiude i conti.

 

Per il serbo è la 36esima vittoria consecutiva da inizio anno (38 se si considerano i due successi in Coppa Davis di fine 2010). In attesa di giocarsi, come la scorsa settimana a Madrid, la vittoria con Rafael Nadal (16-10 i precedenti per Rafa), per ora Nole si gode già un record: la qualificazione, con sei mesi d'anticipo, al Masters di Londra di fine 2011. A Roma non ci si poteva apettare miglior finale, bisognerà però verificare se le elevate energie fisiche e nervose spese da Djokovic in "semi" potranno incidere nella sfida per il titolo. 

 

Andy Murray esce ancora battuto, ma per nulla ridimensionato, come era capitato nella finale di Melbourne di gennaio, nonostante abbia pure servito per il match. Con la consapevolezza di aver giocato ad armi pari – anche sulla poco amata terra rossa – con il leader incontrastato di questi primo scorcio di 2011, non tarderà ad arrivare pure per lo scozzese il momento della grande vittoria.

 


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