dall'inviato a New York Max Grassi – foto Getty Images
Quello che doveva essere solo un turno interlocutorio si è trasformato in un incubo per Francesca Schiavone. Alla fine però la 31enne azzurra (la più vecchia giocatrice ancora in gara) è riuscita a vincere – dopo aver salvato anche un match point sul 4-5 del secondo set – una partita che si era messa davvero male per la nostra numero uno.
Opposta alla n.81 Wta, la 27enne sudafricana Chanelle Scheepers, Nostra Signora del Roland Garros è parsa aver smarrito il buon servizio che l’aveva assistita nel 2° turno contro la Lucic (solo il 37% di prime palle servite nel primo parziale oggi) e anche con il diritto combinava solo disastri.
I rotoloni rampicanti che solitamente mettono in crisi le avversarie sembrano essere invitanti assist per una ragazzona alta quasi un metro e ottanta e che col diritto (come col servizio) sa fare veramente male.
Sostenuta fino all’ultimo da Luis Delgado e da Corrado Barazzutti, la testa di serie n.7 di questo Us Open è stata brava comunque a stringere i denti e a raddrizzare un match che sembrava segnato. Alla fine l’urlo liberatorio uscito dalle labbra della milanese testimonia quanta rabbia e quanta voglia di vincere abbia messo sul Grandstand l’azzurra anche se i 49 errori non forzati non possono certo far sorridere una giocatrice che fa della regolarità una delle sue armi più affilate.
“La partita era messa malissimo – ha detto Francesca dopo il match – lei giocava giusto e io non facevo quello che dovevo. Ma io non devo aspettare, e devo usare di più le mie armi. Fortunatamente l’ho fatto nel terzo set giocando palle più cariche e tagliate. Ma era preferibile farlo prima”. E continua: “La chiave dei miei match è: velocità, costruzione, creatività, far muovere l’avversaria”. E chiude: “Perché le maratone alla fine le vinco sempre io? Io sono forte, mentalmente tatticamente di colpi e fisicamente”.
Il 5-7 7-6 6-3 maturato dopo 2h e 57' giocati sotto l'ultimo sole newyorkese (le previsioni dicono che pioverà parecchio nei prossimi gorni) permette alla Schiavone di continuare la sua corsa in questo torneo che vede, soprattutto nel tabellone femminile e Serena permettendo, tante giocatrici ("almeno cinque" sostiene Francesca) in lizza per la vittoria finale.
Andrà così in scena lunedì, la rivincita dell’ottavo di finale 2010 tra la Schiavone e la russa Anastasia Pavlyuchenkova (lo scorso anno fini 6-3 6-0 per l’italiana con una lezione di tennis di Francesca). La russa oggi ha regolato la serba Jelena Jankovic con un doppio 6-4. I precedenti vedono la numero uno azzurra avanti 3-1 nei confronti diretti contro la 19enne di Samara.
VINCI BATTUTA – Sullo stesso Grandstand che ha visto il successo della Schiavone, è andata successivamente in scena la sfida tra Andrea Petkovic e la nostra Roberta Vinci. E finità 6-4 6-0 in 1h e 7’ di gioco a favore della titolata tedesca, famosa ormai per la celebre Petko-Dance, il ballettino che regala ai tifosi dopo ogni sua vittoria (ma dopo il match con Davydenko Djokovic ha dato una prova di danza decisamente superiore). Brava l’azzurra nel primo set a tenere il ritmo della testa di serie n.10 del torneo, nonostante un servizio che non ne voleva sapere di funzionare, ma alla fine la corazzata germanica ha sfondato le resistenze azzurre dominando il secondo parziale.
“Era un match molto difficile, si sapeva – ha detto Roberta dopo il match – lei spingeva sempre e teneva un ritmo molto alto. Io avrei dovuto chiedere un po’ di più dal mio diritto. Mi manca un po’ di continuità per competere con le prime del mondo. Un po’ di rammarico c’è, soprattutto per come è andato il primo set. Se fossi riuscita ad andare sul 5 pari chissà, forse poteva girare la partita”.
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La danza di Djokovic ieri sera…
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