Shangai e il finale di stagione hanno regalato una vetrina ai probabili campioni di domani. Il risultato? Ripassare l’anno prossimo…

di Daniele Rossi – foto Getty Images

 

La latitanza di alcuni top player e il fatto che la dura tourneé asiatica a fine stagione non rappresenti un appuntamento irrinunciabile, ci ha dato modo di rivedere i giovani, quelli che dovrebbero essere il ricambio per il tennis del futuro. Sembra che Djokovic & co. possano stare tranquilli ancora per un pò, infatti prendendo in considerazione i quattro più 'futuribili' nei primo cento, Raonic, Tomic, Harrison e Dimitrov, l'impressione generale è che tutti abbiano ancora dei limiti e grossi margini di miglioramento. Non è in discussione il talento di questi quattro ragazzi, ma la necessità di migliorare ancora molto per avvicinarsi ai top player.

 

Iniziamo da Milos Raonic, 21 anni da compiere a dicembre. Lo spilungone canadese ad inizio anno ha scalato le classifiche in un battibaleno, intascandosi il primo titolo Atp a San José, dopo aver centrato gli ottavi di finale agli Australian Open. Sulla terra non ha combinato molto, ma è un risultato comprensibile vista la totale inesperienza sul mattone tritato. A Wimbledon veniva considerato da molti un possibile outsider, ma un brutto infortunio all'anca gli ha spezzato la stagione.

Tre mesi di assenza e adesso un duro ritorno alle competizioni: due vittorie con Sugita e Llodra, due sconfitte con Nadal e Ferrer. Prevedibile rodaggio prima di tornare pienamente competitivo. Dotato di un servizio devastante e di un diritto-bomba, Milos nonostante l'altezza vertiginosa (1,96 m), si muove benissimo sul campo, anche se ovviamente deve migliorare negli spostamenti e nella risposta. Giocatore di puro attacco, può considerarsi un evoluzione più completa di Karlovic e Isner. Una personalità calma e riservata completano il profilo di questo ragazzone canadese, sicuramente destinato a scalare le classifiche. Deve solo cercare di non diventare troppo dipendente dal servizio e di migliorare la risposta per fare il salto di qualità. Intanto in serata ha battuto 7-6 6-7 6-4 un osso duro come Baghdatis al torneo di Stoccolma.

 

Di Bernard Tomic si parlava da tempo, ma è stato sicuramente questo 2011 la sua rampa di lancio. Attualmente numero 44 del mondo, Bernie ha sorpreso tutti centrando i quarti di finale a Wimbledon. Appena diciottene però, l'australiano non è riuscito a gestire l'evento e sul cemento americano è andato malissimo. Non ha fatto meglio in Asia, dove ha perso con Cipolla a Kuala Lumpur e con Fish a Tokyo. A Shanghai si è vendicato dell'americano, ma il 'guru' Dolgopolov lo ha maltrattato al turno successivo, battendolo per 5-7 6-1 6-0. La giovanissima età costituisce un alibi di ferro ed effettivamente a Tomic sembra non mancare nulla dal punto di vista tecnico, se non nella complessiva pesantezza di palla (anche nel servizio). Molto simile a Djokovic nel gioco, Bernard ha il suo più grosso limite in un carattere difficile e fumantino, stimolato anche dal vulcanico padre-allenatore John. Un pò più di umiltà e maggiore concentrazione e Tomic sarà sicuro protagonista ai piani alti.

 

Da sempre paragonato a Roger Federer, come idolo e specchio, Grigor Dimitrov dal campione svizzero sembra aver ereditato sia il bello che il brutto. Elegante e slanciato, Dimitrov (20 anni e numero 70 del mondo) è capace di accelerazioni fenomenali e di veri colpi di classe, come di sciocchezze madornali e di bruschi passaggi a vuoto. Forse un pò troppo innamorato di sè stesso, Grigor deve cercare di essere più concreto e solido, come ha dimostrato nella partita persa con Roddick a Shangai, dove ha sprecato tantissime occasioni per far girare la partita in suo favore. Talento cristallino, da controllare e affinare. Roger c'è riuscito, lui ce la farà?

 

Forse un passo indietro rispetto ai suoi colleghi, il diciannovenne Ryan Harrison staziona alla posizione numero 76 del ranking Atp. 'Harry' è il classico prodotto made in Bollettieri, infatti il suo gioco ricorda da vicino quello di un certo Andre Agassi. Grande rapidità negli spostamenti, anticipo esasperato, risposta incisiva e forte personalità. Harrison quest'anno non ha centrato nessun risultato di particolare rilievo, ma è stato protagonista di una costante crescita che lo ha portato per la prima volta nei primi 100.

 

Harrison il nuovo Agassi e Raonic il nuovo Sampras…scomettiamo?

 


 

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