di Giorgio Valleris – foto Ray Giubilo
Come era facilmente prevedibile, la polemica sul doping che si è scatenata nei giorni scorsi tra Spagna e Francia non si placa anzi, si arricchisce di un nuovo capitolo. Nel corso di un’intervista alla tv iberica Rtve, Rafael Nadal abbandona, per un attimo, la sua consueta diplomazia e definisce “inumano” il sistema dei controlli sugli atleti.
A dire il vero, dopo questa frase che ha già fatto il giro del web, la stella di Manacor ha prontamente aggiustato il tiro ammettendo l’efficacia dello sgradito metodo. Ed è andato anche oltre, peccando forse d’ottimismo, quando si è detto convinto che “non ci siano atleti ad alti livelli dopati, visto anche il regime di controlli a cui siamo sottoposti”.
Ad infastidire il campione maiorchino (e altri suoi colleghi) non è tanto il fattore sorpresa dei test, quanto la reperibilità quotidiana che gli atleti sono costretti a garantire per eventuali controlli.
Nei mesi scorsi, diversi tennisti hanno manifestato lo stesso disagio: da Feliciano Lopez, svegliato di buon’ora dai tecnici nel giorno del suo 30esimo compleanno all’ex capitano argentino di Davis Vazquez, la cui squadra è stata sottoposta in blocco ai test di rito alla vigilia della finale di Siviglia, proprio contro la Spagna.
La questione è tanto semplice quanto annosa: è evidente che controlli antidoping “su appuntamento” rappresenterebbero una farsa al limite del ridicolo, ma è altrettanto vero che una reperibilità di 365 giorni all’anno possa essere vissuta da alcuni come una fastidiosa limitazione della privacy. Difficile dunque trovare una ricetta efficace e in grado di accontentare tutti.
Di certo il pupazzo Nadal, protagonista dello sketch al vetriolo mandato in onda qualche giorno fa dalla tv francese, non ha fatto altro che infuocare un clima già surriscaldato all'indomani della maxi squalifica di Alberto Contador. Ecco perché il numero due del mondo preferisce non tornare sull’argomento e, a precisa domanda, taglia corto definendolo “un caso al quale abbiamo già fatto fin troppa pubblicità”. Faccenda chiusa? Difficile da credere…
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