da Wimbledon, Roberta Lamagni – foto Ray Giubilo
Come si vince contro Nadia Petrova? Semplicemente tirando più forte di lei! Anche se pare assurdo, Camila può e l’ha fatto. Camila Giorgi, l’italiana emigrata – nata a Macerata da mamma italiana, Claudia, e papà argentino, Sergio, e cittadina del mondo – ha appena compiuto l’impresa. Non solo ha sconfitto un’avversaria, Nadia Petrova, di ben 125 posizioni avanti a lei (20 la russa, 145 l’azzurrina), lo ha fatto surclassandola in ciò che le viene meglio: con un bombardamento senza sosta.
Un’ora e 36 minuti per un 63 76 finale. Con un secondo parziale al cardiopalmo, dopo aver recuperato uno svantaggio di 5 a 1. Che fosse il primo “15” del match o breakpoint, la tattica non è mai cambiata: braccio fermo e risoluto a far sanguinare ogni palla. Nessuna esitazione, questo stupisce. Nessun timore per le avversarie, nessuna condizione che le possa modificare il chip che la comanda: è programmata per giocare così, non importa chi si trovi oltre la rete. Una delusa Pennetta l’aveva giudicata “bravina” dopo la sconfitta nel derby di primo turno. Forse avrà di che ricredersi.
Sui prati che tanto finora le hanno concesso – ottenne proprio a Wimbledon, lo scorso anno, il primo accesso a un tabellone Slam partendo dalle qualificazioni – la Giorgi conquista così gli ottavi di finale, segnando un record: con 20 anni e sei mesi è la giocatrice azzurra più giovane ad essere approdata agli ottavi ai Championships.
Al prossimo turno l’attende Agnieszka Radwanska, che finora ha lasciato soli 11 game nel torneo. Tutt’altra giocatrice: esile, minuta, scaltra e riflessiva. E soprattutto la numero 3 al mondo. Ma questo sembra disinteressare Camila. “Essere qui era il mio obiettivo, dopo tanti anni di allenamento. Al primo turno mio padre me l’aveva anticipato ‘negli ottavi giochi contro la Radwanska’ e così è stato. Non la conosco, non so come gioca ma non mi importa perché io cerco di fare sempre il mio gioco”.
In campo come in conferenza, sicura di sé, incurante delle altre. Sugli spalti, forse incuriosita, Venus Williams ad osservarla.“Non ho idoli tra le giocatrici femminili, non ammiro nessuna, però mi fa piacere fosse lì. Se continuo così posso andare molto lontano”.
Emozionata, disabituata alle attenzioni e forse per questo più trasparente e onesta nel rispondere: “Non ho giocato bene oggi ma sono contenta per come è andata. Io gioco senza pensare, sempre, e quando ero sotto ho solo cercato di essere ancora più aggressiva. Ero un po’ nervosa all’inizio, non mi muovevo bene. Anche se il primo set è andato via più facile, per me non è stato così. Sono felice perché sto migliorando il ranking, nient’altro”.
Il padre assiste partecipante alla conferenza. Si agita, irrequieto per la gioia, gesticola alla figlia per suggerire risposte. Oltre gli ottavi lui ha già guardato. Nei quarti per Sergio c’è Maria Sharapova. Follia? Come ci ricorda Camila “dopo quello che è successo ieri a Nadal, tutto è possibile”.