di Enzo Anderloni
Non ce l’ha fatta, questa volta Beppe. Lui che riusciva in tutto quello che intraprendeva, che non sapeva stare fermo, che a 78 anni continuava a sognare e a mettere in cantiere progetti.
Il suo vecchio cuore di musicista (nella prima delle sue due vite, è stato 1° contrabbassista nell’orchestra del Teatro alla Scala di Milano) l’ha tradito definitivamente e gli ha impedito di portare avanti la sua Associazione Collezionisti tennis, il motivo che riempiva di passione e di energia la sua seconda vita.
Sì, perché Beppe Russotto (secondo da sinistra nella foto) non era una persona inquadrabile nei normali canoni. Dopo una splendida carriera appunto da musicista, durante la quale ha incontrato l’amore della sua vita, la deliziosa signora Laura che suonava l’arpa sempre nell’orchestra del Teatro più famoso del mondo, dopo due figli (Valerio e Silvia), giunto a quella che per tutti è l’agognata pensione, Beppe ha praticamente ricominciato da capo.
Aveva una grande passione per il tennis e tutti i suoi memorabilia, in primis le racchette storiche e particolari, e ha cominciato a collezionarli forsennatamente. L’abbiamo conosciuto in questa fase e gli abbiamo proposto di curare una rubrica dedicata sulla nostra rivista.
Nel giro di pochi mesi quella pagina e quell’uomo che non stava mai fermo sono diventati il centro dell’Italia che colleziona tennis. Sono arrivate le prime mostre (indimenticabile e bellissima la prima, a Novegro, all’interno della rassegna antiquaria Brocantage, allestita con le sue mani in modo certosino). Poi le ricerche e i libri: sulle cartoline a tema tennistico, sui manifesti, sulle fabbriche italiane di racchette.
Aveva imparato intorno ai settant’anni a padroneggiare il computer, era un asso nelle aste su eBay, si era messo in contatto via e mail con i grandi collezionisti di tutto il mondo. Aveva un chiodo fisso: l’Associazione. Ha detto e ha fatto finché non è riuscito a fondarla, il 7 ottobre del 2009 (la foto sopra celebra proprio quel momento. Con lui, secondo da sinistra, il sottoscritto, e i due vicepresidenti Franco Alciati e Luca Graffeo).
E subito dopo eccolo allestire e alimentare il sito internet della stessa Asscotennis, punto di riferimento fondamentale per chiunque volesse entrare nel mondo dei memorabilia di tennis.
In questa sua seconda vita, quella del collezionista n.1 d’Italia e di presidente dell’Associazione, poco più di un decennio, ha prodotto più che tutti gli altri appassionati della materia negli ultimi 100 anni. E se non ci fosse stato lui, è giusto dirlo, tante iniziative importanti non sarebbero state possibili. Penso per esempio alla grande mostra sui 100 anni della Federazione tennis (e al bel libro storico firmato da Roberto Lombardi) o all’enorme contributo che diede al volume celebrativo “La passione infinita” che celebrò i 75 anni della nostra rivista.
Era un gran testone e di questo bisogna essergli eternamente grati: senza la sua caparbietà tante cose sarebbero andate perse o non sarebbero mai state realizzate. Lavorava ai suoi progetti giorno (e, secondo me, anche la notte) e non l’ha mai fatto per fini economici. Ha sicuramente molto più dato che ricevuto. Era la dimostrazione vivente di quello che un uomo davvero vivo è in grado di realizzare quando nella sua attività mette il cuore.
Per il tennis italiano è una perdita enorme, anche perché sono ormai pochissime le persone capaci di apprezzare e desiderose di salvaguardare il patrimonio storico del nostro sport. Ci mancherà tantissimo.
In compenso siamo sicuri che lassù, dove sta arrivando con i suoi progetti paradisiaci, hanno finito di annoiarsi. Vero, Beppe?