In una partita infinita lo svizzero perde il primo, poi rimonta e chiude 19-17 nel terzo. Domenica si giocherà la medaglia d’oro con uno tra Djokovic e Murray…

Di Francesco Camanzi – foto getty images

 

Un campione si riconosce da tanti particolari. Roger Federer, quest’anno, ha deciso di rinnovare la sua fama di sportivo eterno pescando l’ennesimo coniglio dal cilindro. Dopo la settima – per certi versi rocambolesca – vittoria nel giardino di casa il Maestro svizzero è tornato sui prati di Londra per un appuntamento speciale. Speciale perché si tiene ogni quattro anni, perché vale una medaglia d’oro e un nome scritto a caratteri cubitali nelle pagine della storia. In quelle pagine che Roger frequenta ormai da molti anni.

 

Oggi Federer ha vinto da campione. Lottando con l’emozione e la velata paura di essere di fronte al proverbiale ultimo treno, sfidando i fantasmi di quella nefasta serata di settembre 2009 in cui Del Potro gli rubò lo scettro degli US Open, cadendo nel primo set, rialzandosi nel secondo e imponendosi in un’epico testa a testa nel terzo set senza tie-break.

La prima semifinale del draw maschile regala, dunque, uno dei match più emozionanti dell’anno. Le emozioni non sono mancate ma la qualità, a onore del vero, non è stata eccelsa: Juan Martin ha giocato sui livelli di 3 anni fa, devastante al servizio, letale da fondo e “focused” come non mai. Roger, invece, è parso distratto in più di un’occasione, irriconoscibile a rete e stranamente impreciso nei momenti chiave.

La prima amnesia dello svizzero giunge nell’ottavo game del primo set. Delpo non si fa pregare, strappa il servizio e va a prendersi la prima partita. In apertura di secondo set il numero 1 del mondo prova a scardinare il piano delineato da Palito. Roger punta le linee e si sforza di contenere le sbracciate dell’argentino. Il risultato sono 3 misere palle break e tanta, troppa fatica (si veda, su tutti, il nono game in cui scappa sul 40-0, si fa rimontare e tiene la battuta con un miracolo…)

L’epilogo del set è un tie-break emozionante e ondivago come la partita di Federer, che alterna nei “sette punti” un erroraccio a rete ma anche un forehand rally vinto e un ace che mette il punto sulla partita e riporta il parziale in pareggio.

 

Il terzo e conclusivo set è un capolavoro del genere thriller : avanti “on serve” fino al 9-9, poi Federer piazza un break che ha il sapore della vittoria ma nel game successivo subisce un controbreak (a zero) che ha dell’incredibile: 10-10 e tutto da rifare. L’affondo finale di Re Roger giunge al 35esimo game quando, dopo ripetuti tentativi, Federer riesce a strappare nuovamente il servizio. Nel gioco successivo FedEx è visibilmente teso: la prima lo abbandona, la tensione gli fa affossare una comoda volee a rete ma la voglia di riscrivere la storia e andare a prendersi la medaglia d’oro è più forte di tutto. Sul match point per il numero 1 il dritto di Del Potro si spegne in rete e il sogno può continuare… 

 

SEMIFINALE

[1] R Federer b. [8] JM Del Potro 3-6 7-6(5) 19-17