di Marco Caldara – foto Getty Images
Lo scorso anno bisognò aspettare la fine di settembre per vedere un giocatore mettere in bacheca il primo titolo Atp della carriera. Quest'anno, invece, sono bastate le prime due settimane. Merito del ventenne australiano Bernard Tomic, che ha messo tutti in fila sul cemento all’aperto di Sidney, scrivendo finalmente il proprio nome dell’albo d’oro di un torneo del circuito maggiore. Sul finire dello scorso anno il ragazzone ‘aussie’ ne ha combinate di tutti i colori, fra risse sui balconi degli hotel e gli ormai noti problemi con la polizia, ma – a giudicare da come sta giocando – ha comunque trovato il modo di allenarsi e fare le cose bene, per presentarsi in formissima nel nuovo anno. Alla Hopman Cup ha fatto vedere di esserci, e malgrado fosse un torneo di esibizione ha comunque battuto il numero uno del mondo Novak Djokovic, a Sidney l’ha confermato. Alla vigilia del torneo i bookmakers lo davano come favorito per il successo finale, e per una volta ‘Bernie’ non ha deluso le attese, mostrando una costanza di rendimento mai palesata in precedenza. È passato indenne senza perdere un set da due match (col connazionale Matosevic e Florian Mayer) che potevano riservargli qualche insidia, e poi ha messo il turbo. Ha battuto il campione uscente Jarkko Nieminen, quindi il nostro Andreas Seppi, e una volta raggiunta la prima finale Atp in carriera non si è accontentato. Anzi, l’ha sbrigata senza distrazioni, da giocatore navigato, superando il sudafricano Kevin Anderson con il punteggio di 6-3 6-7 6-3, in poco meno di due ore.
Ha vinto il primo set grazie a una partenza a razzo (subito 3-0 in pochi minuti), poi ha perso per 7-2 al tie-break un secondo parziale nel quale i meriti del rivale (impeccabile al servizio con 21/21 di realizzazione con la prima palla) son stati maggiori dei suoi, ma si è rifatto nel terzo. Sin dai primi giochi è tornato incisivo in risposta, e ha cercato di allungare gli scambi il più possibile, continuando a lavorare ai fianchi il rivale con l’insidioso rovescio in back. Senza fretta ha aspettato il momento giusto per accelerare definitivamente, arrivato sul 4-3. Con tre ottimi servizi Anderson è risalito dall’iniziale 0-40, ma sulla settima palla-break del parziale (ne aveva già salvate tre sull’1-2) ha commesso un ingenuo doppio fallo, sparando la seconda palla lunga di un metro e dando a Tomic la possibilità di servire per il match. Una possibilità che l’australiano non si è lasciato sfuggire. Si è rapidamente portato sul 40-15, e ha siglato il successo con un diritto vincente incrociato, allargando le braccia e sdraiandosi a terra per baciare il campo della Ken Rosewall Arena, per poi raccogliere l’applauso del pubblico amico. Un successo importantissimo che gli permetterà di scalare una ventina di posizioni in classifica, portandolo a ridosso dei primi 40, ma soprattutto gli restituisce tanta fiducia, ideale per presentarsi al top agli Australian Open.
L’urna del primo Major dell’anno non gli ha sorriso, opponendogli Roger Federer in un ipotetico terzo turno, revival della sfida disputata dai due lo scorso anno, a livello di ottavi di finale. Lo svizzero diede una severa lezione all’australiano, sino a quel momento particolarmente brillante. Ma questo Tomic non è lo stesso di allora, e fra una bravata e l’altra negli ultimi 12 mesi è cresciuto parecchio, tanto da presentarsi a Melbourne da imbattuto nel 2013, con otto vittorie in altrettanti match (tra Sidney e Hopman Cup). Si parla tanto di lui come il futuro dominatore del circuito, e per il tennista di Gold Coast pare giunto il momento di riprendere la scalata ai vertici, iniziata nel 2011 a Wimbledon ma rivelatasi più dura del previsto. Ormai l’età per sfondare è quella giusta, mentre la maturità arriverà piano piano. Proprio come è arrivata a Federer, che si presentò al mondo del tennis come un diciottenne spaccone e dall’atteggiamento spesso sopra le righe, ma negli anni si è trasformato in un signore, dentro e fuori dal campo. La consacrazione di Roger arrivò nel 2001, quando batté Pete Sampras nel suo ‘giardino’, ovvero il centrale di Wimbledon, e non è da escludere che l’esplosione di Tomic possa scoccare allo stesso modo, ma sul cemento azzurro della Rod Laver Arena di Melbourne. L’attuale Federer, scavalcato da Djokovic in classifica ma non negli annali e nel cuore degli appassionati, ricorda in parte quel Sampras, che non era più numero uno, ma veniva da tanti anni di dominio e rappresentava ancora il massimo che il circuito mondiale potesse offrire. L’attuale Tomic, invece, è paragonabile a quel Federer, giovane e inesperto, ma con lampi di genio da primo della classe. Che sia giunto il momento di uno storico passaggio di consegne? Agli Australian Open l’ardua sentenza.