da Madrid, Matteo Veneri
(In allegato all'articolo è possibile sentire l'audio dell'intervista realizzata).
È una Flavia Pennetta col sorriso quella che ci viene incontro nella player's lounge della Caja Magica di Madrid, nonostante la sconfitta di poche ore prima con l'estone Kaia Kanepi in tre set. Ci ha parlato della partita, della sua filosofia positiva per superare questo periodo, e della Fed Cup.
Parlando del match di oggi, nel primo set hai avuto tre palle per andare sul 4-1, ti ha fatto un ace poi hai sbagliato una risposta e un passante, e lì e un po' girata la partita?
Si ma non è girata lì. Un po' di insicurezza generale ad un certo punto. Momenti molto buoni, momenti meno buoni, ci sono troppi alti e bassi, bisogna essere più lineari.
Pochi istanti fa su Twitter hai scritto "pazienza pazienza..". Ci vuole quello?
Certo certo, non c'è un altro modo di affrontare le cose se non con pazienza, lavorare, cercare di trovare il ritmo che comunque si è perso un pochino e stare lì. Se ti abbatti e se ti demoralizzi troppo è peggio, se hai la pazienza di stare lì, lavorare e fare le tue cose, nel momento in cui gira sei pronta per farlo girare. Nell'altro caso invece se arriva il momento in cui le cose possono cambiare, sei talmente tanto negativa in generale che nemmeno te ne accorgi.
Quindi dopo 11 anni che sei uscita dalle top-100 non ti demoralizzi, anzi…
Sono uscita dalle top-100 perchè ci sono stati dei problemi, perchè non penso sarebbe successo. Fino a quando ho pazienza e voglia lo faccio.
Non sei ancora mai andata oltre al secondo turno in questi primi sei tornei che hai fatto. Quali sono le tue sensazioni sul campo?
Altalenanti. Ci sono dei momenti in cui mi sento di giocare bene e momenti dove sono poco decisa, ho cambi di decisioni improvvisi. Magari gioco il punto bene, ma poi lo concludo con la decisione sbagliata. Sono tanti piccoli dettagli che si modificano con l'abitudine al campo.
Quando pensi di riuscire a tornare al 100%?
Questo non lo so. Adesso fisicamente sto bene, non è questione di fisico, ma di fiducia e di cercar di trovare un equilibrio più costante. Può succedere la settimana prossima come fra un mese, la cosa importante è star lì.
Dopo Roma che tornei fai?
Roma, Strasburgo, Roland Garros, Nurnberg. Devo cercare di giocare il più possibile, è quello che mi manca. Mi manca l'abitudine a fare partita, al break-point, al giocare il punto e non aver paura di non giocarlo, il non avere fretta, queste cose si risolvono andando in campo, perdendo, perdendo, giocando e vincendo una partita lottando, così.
Tu e Francesca Schiavone eravate a bordo campo durante la semifinale di Fed Cup ad incitare molto Errani e Vinci, un gruppo molto unito. Dove ti piacerebbe giocare la finale?
In Puglia. Ci hanno chiesto cosa preferiamo, concordiamo tutte sul fatto che si deve giocare sulla terra, e se fosse outdoor sarebbe meglio. Di conseguenza abbiamo messo le croci su quasi tutta Italia, e ad inizio novembre nel Nord Italia farà freddo, quindi rimane da Roma in giù. Vorremmo evitare le isole, non rimangono tanti posti… (ride, ndr)
Quindi si giocherà in Puglia…
Noi speriamo. La Puglia è una regione dove ci si arriva facilmente, non è così complicato. Roberta è di Taranto, ha sempre avuto un impatto molto forte la Fed Cup. Vedremo, da Bari a Lecce, Brindisi, Taranto, ma anche nei dintorni della Puglia andrebbe molto bene uguale. Sicuramente si tende a preferire terra outdoor.