Affascinante e impressionante, per chi ha giocato o gioca tornei di tennis, assistere all’ennesimo crollo di David Ferrer a un passo dalla vittoria contro Rafa Nadal … di ENZO ANDERLONI

di Enzo Anderloni – foto Getty Images

Affascinante e impressionante, per chi ha giocato o gioca tornei di tennis, assistere all’ennesimo crollo di David Ferrer a un passo dalla vittoria contro Rafa Nadal, in quella che (sconfitti Djokovic e Federer) poteva essere la vera finale del torneo di Madrid. La dinamica è da manuale. Ferrer che gioca al massimo delle sue possibilità, mette alle corde il connazionale (che dall’alto delle sue imprese oscura la sua pur straordinaria carriera) e lo fa su un palcoscenico particolare: la Caja Magica di Madrid. La Spagna intera guarda col fiato sospeso. Primo set per Ferrer e nel secondo, dopo essersi fatto recuperare un break di vantaggio, David si trova a giocare sul 6-5 in suo favore, 15-30, servizio Nadal.
Lo scambio ha un andamento classico, comprensibile anche per chi gioca a livello di quarta categoria. Pressato dall’avversario, che in quel momento ha più ritmo di lui, Nadal va all’attacco un po’ alla disperata. Ferrer lo costringe a giocare una mediocrissima volée di rovescio che ricade a mezza altezza e mezza lunghezza, lato del rovescio, nella metà campo di Ferrer, che ha tutto il tempo per aggirare la palla e colpire con il diritto. E’ un rigore, che vale due match point consecutivi.
Nadal è spostato più dalla parte del suo rovescio, dunque Ferrer colpendo a sventaglio, il suo vincente più classico, avrebbe un sacco di spazio libero. Inoltre, Nadal è con i piedi nell’are del servizio, dunque non potrebbe opporsi a quel tipo di soluzione nemmeno con una delle sue straordinarie rincorse. E’ troppo dentro il campo.

In quel momento il punto è perso al 99% e con esso quasi sicuramente anche la partita. Ferrer però sa che di là dalla rete c’è Nadal. Non è abituato a pensarlo vicino alla rete, mentre è sicuro di record e i suoi mille recuperi prodigiosi dal lato del diritto. Invece di fare la cosa più facile, e prendersi una piccola rivincita con il mondo, fa quella più difficile e il mondo gli crolla addosso in un attimo. Gioca lungolinea, senza troppa decisione. Nadal ci arriva e si difende d’istinto con un lob di rovescio piuttosto casuale che scavalca Ferrer. Lo scambio prosegue ma il punto alla fine è di Rafa. 30-30. Fine della partita. Soprattutto nella testa di Ferrer, che fino a quel momento aveva condotto il match.
E’ il fascino crudele del nostro sport. Il momento un cui lo scontro e la tensione mettono a nudo gli stati d’animo. Nadal è un gigante che quando entra in campo ha già mezza vittoria in tasca, quella parte che è nella testa del suo avversario che è convinto che Rafa non gli regalerà nemmeno un quindici e che per conquistarlo dovrà ogni volta giocare un colpo straordinario. E quindi pensa di dover rischiare sempre colpi straordinari anche quando per fare il punto basterebbe la soluzione più semplice.
Povero David Ferrer. Non sa quanto gli ho voluto bene ieri, quanto l’ho capito e gli sono stato vicino nel bruciore violento di quel momento, un dolore agonistico che ho provato ben più di una volta nella semplice carriera di tennista qualunque. Sono momenti brutti, che rendono però ancora più bella la gioia dei momenti belli.

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