di Daniele Rossi – foto Getty Images
Tutti sulle spalle del gigante. L'America del tennis si inerpica sui due metri e otto centimentri di John Isner, che con fatica, sudore, un pò di fortuna ma anche tanto merito, si guadagna la finale del Master di Cincinnati, la seconda in un 1000 dopo quella di Indian Wells nel 2012. Lo fa battendo Juan Martin Del Potro al termine di una battaglia di quasi tre ore, un marchio di fabbrica del tennista di Greensboro, graziato dall'argentino, sprecone e incapace di fare gol quando doveva solo spingere la palla in rete.
Dopo un primo set in cui gli scambi da fondo facevano da semplice corollario ai servizi vincenti, il tie-break veniva deciso da un solo punto: Isner sul 5-6 si avventurava in un ardito serve and volley e veniva subito punito. Nel secondo parziale, Del Potro si prendeva un break di vantaggio, dando l'impressione di poter chiudere agilmente la partita. E Invece sul 5-3 si portava sul 40-30, ma al momento fatidico commetteva un sanguinoso doppio fallo. Isner fiutava l'occasione e con un bel rovescio lungolinea si prendeva il break che riapriva il match.
Nel tie-break che seguiva succedeva praticamente di tutto: il servizio spariva e tra un mini-break e l'altro, Big John si guadagnava quattro set point, ma passava solo al quinto col punteggio di 11-9 grazie ad un banale errore di diritto di un avvilito Del Potro.
Il terzo set si decideva in apertura. Isner salvava tre palle break nel primo gioco e per la legge non scritta del tennis, strappava il servizio nel game successivo. Il resto del set era quasi una formalità per il padrone di casa, che sospinto dal pubblico dell'Ohio, centrava un'altra clamorosa vittoria.
Match non bello tecnicamente, ma di sicuro impatto. Isner ha dimostrato per l'ennesima volta di nascondere dietro al faccione da bravo ragazzo un'indole guerriera quasi indistruttibile. Rimontare da sotto di un set e di un break e vincere un equilibratissimo tie-break punto a punto, sono tratti da campione. Il tennis rimane quello che è, limitato in tanti aspetti, ma il gigante della North Carolina trasmette sempre qualcosa di speciale e non annoia mai. Del resto battere in una settimana Mayer, Gasquet, Raonic, Djokovic e Del Potro non è certo un'impresa da tutti.
L'argentino se ne va con rimpianti grossi come una casa. Sprecare un vantaggio del genere è imperdonabile, così come l'atteggiamente dimesso e rassegnato dimostrato nel terzo set. Ha forse contribuito anche un calo fisico, ma non può certo essere una scusante.
In finale Isner se la vedrà con Rafael Nadal. Come da pronostico, lo spagnolo ha battuto Tomas Berdych col punteggio di 7-5 7-6(4). Il maiorchino non ha avuto troppi problemi con un avversario che non lo batte da sette anni. Il tennis potente ma piatto e monocorde del ceco, si sposa alla perfezione con le doti di incontrista di Rafa, che si conferma il giocatore più in forma del momento e forse dell'intera stagione.
Nel primo set Nadal si faceva bastare un break giunto nell'undicesimo gioco, approfittando di una voleé mal giocata da Berdych. Tomas nel secondo riusciva a portarsi avanti di un break, ma nel gioco successivo combinava un disastro dietro l'altro e regalava il controbreak all'avversario.
Sul 4-3 Berdych si procurava altre quattro palle break, ma Nadal le annullava tutte da fenomeno. Si arrivava al tie-break, dove Rafa prendeva subito il largo e se lo aggiudicava per 7 punti a 4.
Berdych rimane nel suo eterno limbo, mentre Nadal vola alla sua 84esima finale in carriera, l'undicesima di questo incredibile 2013. Partirà con tutti i favori del pronostico, anche se l'ultimo precedente non può lasciare troppo tranquillo Rafa: era il primo turno del Roland Garros 2011, quando John fu il primo giocatore a portare Nadal al quinto set sulla terra di Parigi.
Nadal in pole position, ma attenti all'uomo delle imprese, il gigante che sulle spalle porta tutta l'America.
SEMIFINALI
J Isner (USA) b. [7] J Del Potro (ARG) 6-7(5) 7-6(9) 6-3
[4] R Nadal (ESP) b. [6] T Berdych (CZE) 7-5 7-6(4)
FINALE
J Isner (USA) vs [4] R Nadal (ESP)