Il campione serbo difende il suo nuovo coach dopo l’eliminazione ai quarti negli Australian Open… di GIORGIO VALLERIS
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di Giorgio Valleris – foto Getty Images

 

Dopo 25 match vinti consecutivi, anche Novak Djokovic si è fermato ed ha ceduto il passo a Stan Wawrinka. Prima o poi doveva accadere e, dopo tre vittorie consecutive sul cemento della Rod Laver Arena, il campione serbo ha, finalmente, avuto un passaggio a vuoto. Normale, normalissimo. Certo però il ko arriva poche settimane dopo l'ingaggio di Boris Becker nel team di Nole. Una scelta chiacchierata che, però, il numero due del mondo, difende a spada tratta.

 

il match point conquistato dallo svizzero sul serve and volley di Nole

 

"Era la prima competizione ufficiale insieme e io sono soddisfatto del lavoro fatto fin qui insieme e delle discussioni avute. Ovviamente sono dispiaciuto di aver perso nei quarti ma è solo l'inizio della stagione, staremo a vedere come proseguirà". E, in effetti, sembra troppo presto per tirare le somme sia in un senso che nell'altro. Troppo presto per criticare l'ex numero uno del mondo tedesco o per apprezzarne il lavoro. 

 

"Parlando con Marian (Vajda, il suo coach – ndr) negli ultimi mesi abbiamo convenuto che serviva un campione leggendario in grado di aiutarmi nelle fasi cruciali degli Slam, specie per avere l'atteggiamento mentale giusto per affrontare i match più delicati – continua Nole -. Lui è un sei volte campinoe Slam e ha vinto così tanti trofei. Sa cosa si prova in quei particolari momenti ed è per questo che è salito a bordo del nostro team". E ironia della sorte, a condannare Djokovic è stato un serve and volley sul match point in favore di Wawrinka. Una delle giocate che hanno reso famoso il suo nuovo coach tedesco. Pentito di essersi avventurato a rete nel momento più delicato del match? Neanche un po'. "Merito di Wawrinka che ha risposto alla grande, ma la scelta di fare il serve and volley non è stata sbagliata".

 

Niente drammi dunque per il numero due del mondo, che accetta il verdetto del campo senza buttare la croce su nessuno. Anzi, la prende con filosofia. "Ho vinto così tante partite qui in Australia… adoro la Rod Laver Arena e giocare match come quello con Wawrinka qui è uno dei motivi per cui ti alleni quotidianamente. Alla fine, qualcuno deve perdere e questy'anno è toccato a me. Ma ho perso contro un giocatore migliore, convinto della sua forza che ha meritato il successo finale".