di GIorgio Valleris – foto Getty Images
Corsi e ricorsi storici dicono che tra Federer e Djokovic il primo è favorito. Lo è perché conduce 17 a 15 nei confronti diretti e perché si è aggiudicato l'ultimo precedente, appena due settimane fa a Dubai. Roger è in pole perché è più in forma ed è arrivato all'ultimo atto di Indian Wells praticamente senza balbettare. Anzi, ieri ha concesso appena 4 giochi a Dolgopolov, uno dei tennisti più in forma del momento che ha eliminato il numero uno del mondo Rafa Nadal appena tre giorni fa.
Gli highlights della sfida di due settimane fa a Dubai
Ma fermarsi ai numeri potrebbe non essere sufficiente. Djokovic non è quello ingiocabile del 2011, questo è evidente a tutti. E' arrivato in finale ad Indian Wells giocando più di una partita male e la semifinale di ieri con John Isner non fa eccezione. Per il momento i benefici della cura Becker sembrano piuttosto degli effetti collaterali. Già, perché il serbo aveva ingaggiato l'ex campione tedesco affinché lo aiutasse a preparare mentalemente i big match e gli Slam. 'Sono molto felice di lavorare con Boris. Sono certo che la sua grande conoscenza del tennis e la sua esperienza mi aiuteranno a vincere… Parlando con Marian (Vajda, il suo coach – ndr) negli ultimi mesi abbiamo convenuto che serviva un campione leggendario in grado di aiutarmi nelle fasi cruciali degli Slam, specie per avere l'atteggiamento mentale giusto per affrontare i match più delicati. Lui è un sei volte campinoe Slam e ha vinto così tanti trofei. Sa cosa si prova in quei particolari momenti ed è per questo che è salito a bordo del nostro team". Per il momento però il serbo ha evidenziato fragilità e cali di concentrazione proprio negli incontri più delicati e prestigiosi, vedi quello con Federer a Dubai e la sfida a Melbourne nei quarti persa contro Stan Wawrinka. Eppure…
Eppure Nole ha gambe, braccia ma soprattutto cuore e una determinazione che altri si sognano. Le sconfitte a lui bruciano più che ad altri e raramente gli è capitato di perdere due big match consecutivi. E' come un leone ferito. Ora Djokovic sa bene che contro Roger non basterà quello fatto vedere fin qui. Sa bene di essere giunto all'ultimo atto nel deserto californiano con tanto merito ma anche tanta fortuna. E sa anche che cosa ha sbagliato due settimane fa a Dubai. Ormai è consapevole che lo svizzero non gli giocherà mai due palle uguali nello stesso scambio e che non può quindi batterlo sul piano del ritmo. Ha i mezzi per spostare il match anche su altri binari e più lo scambio si allunga, più le sue possibilità di conquistare il punto aumentano. E Federer conosce troppo bene il tennis per sottovalutare Djokovic…