Lo svizzero in gran forma batte Djokovic per 6-4 7-5 e si aggiudica per la settima volta il 500 di Dubai … di FEDERICO MARIANI

di Federico Mariani – foto Getty Images

 

Il Dubai Duty Free Tennis Championships finisce nuovamente nelle mani di Roger Federer. Lo svizzero piazza il settimo acuto negli Emirati giocando un torneo pressoché perfetto ed incamerando il secondo titolo stagionale dopo il successo a Brisbane. Federer difende, quindi, il trionfo ottenuto dodici mesi fa irrobustendo il palmares col trofeo numero 84 della carriera che lo porta a meno dieci da Ivan Lendl (secondo giocatore per titoli vinti dell’era Open alle spalle di Connors).

 

Il cammino del rossocrociato è senza macchia con nessun set concesso in cinque incontri, impreziosito dalla ventesima vittoria in carriera con Novak Djokovic in quella che è diventata oggi la seconda rivalità più longeva dell’era Open (37 incontri) alle spalle di quella proprio tra lo stesso Djokovic e Nadal (42). Il 500 degli Emirati è il terzo torneo che Federer riesce a conquistare per almeno sette volte dopo Wimbledon  ed Halle, a dimostrazione del particolare feeling che lega il fenomeno basilese con Dubai, suo campo-base di allenamento. 

 

Come sempre, Dubai riesce ad attrarre (per motivi quasi esclusivamente economici) l’élite del tennis mondiale e l’edizione targata 2015 non fa difetto con ai nastri di partenza giocatori del calibro di Djokovic, Federer, Murray e Berdych. L’unico, tra questi, a steccare e non raggiungere almeno le semifinali è stato il britannico, uscito ai quarti per mano del diciottenne Borna Coric al termine di una prestazione oscena del numero tre del mondo, capace di mettere a referto ben 55 errori gratuiti nel 6-1 6-3 finale. Per quanto, invece, riguarda Djokovic, questi ha dominato per buona parte del torneo fino alla finale salvo una distrazione che gli è costata il secondo set della sfida con Berdych.

 

Federer, invece, resta quello che senza dubbio ha fatto vedere il tennis migliore, basti pensare Youzhny, Verdasco, Gasquet e Coric sono stati spazzati via senza mai superare l’ora di gioco. Ma è in finale con Djokovic che Roger dà il meglio del suo repertorio giocando un match integralmente votato all’offesa in cui ha azzannato,  prima con la personalità e poi col tennis, il numero uno del mondo fino a stritolarlo. Il colpo-cardine dell’ultimo atto del torneo è stato senza dubbio il servizio che ha funzionato meravigliosamente bene nei momenti topici del match: 12 ace messi a referto dal basilese con una resa dell’80% della prima di servizio.

 

La statistica a ben vedere più importante però è un’altra: nel 6-3 7-5 conclusivo, Federer è riuscito a capitalizzare due palle break su due, mentre Djokovic non è mai riuscito a strappare la battuta al rivale nonostante le sette palle break concesse da quest’ultimo. Dal canto suo, il serbo non ha avuto chance nei momenti-chiave dell’incontro, ma in generale ha tenuto un atteggiamento troppo dimesso fornendo una prova ben distante dal suo meglio.

 

Lo svizzero corona, dunque, una settimana perfetta portandosi a casa la settima “barca”, canonico trofeo assegnato dal torneo. Era difficile immaginare un Federer in questo stato di forma e così tirato a lucido fisicamente nell’anno delle trentaquattro primavere, ma l’elvetico ama stupire e, una volta di più, dimostra di avere ancora tanto da dare al gioco e di non avere alcuna intenzione di smettere di meravigliare. E se anche il direttore del torneo durante la premiazione lo chiama erroneamente “numero uno del mondo”, come biasimarlo?

 

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