Djokovic si conferma campione in California e raggiunge proprio Federer a quota quattro titoli. Il serbo è fenomenale, lo svizzero mai domo: Ne viene fuori una finale mozzafiato … di FEDERICO MARIANI

di Federico Mariani – foto Getty Images

 

Per il secondo anno di fila il Masters 1000 di Indian Wells viene omaggiato della partita qualitativamente migliore del pianeta. Come dodici mesi fa, infatti, a contendersi l’ultimo atto di quello globalmente riconosciuto quale “quinto Slam” ci sono Novak Djokovic e Roger Federer, i primi due giocatori del mondo, i migliori interpreti del tennis odierno. Come dodici mesi fa a spuntarla è Djokovic, il più forte tra i due, che allarga il suo eccezionale palmares col cinquantesimo titolo (superando il suo coach Becker), vincendo per la quarta volta sul cemento californiano eguagliando proprio Federer e salendo a 21 titoli di categoria 1000.

 

Il serbo consuma così la sua vendetta su Federer tornando a batterlo dopo la stupenda finale di Wimbledon. E’ sicuramente la miglior versione di Djokovic nel 2015, tornato su livelli altissimi, praticamente irraggiungibili per il resto del mondo. Alla prova muscolare e gagliarda del serbo, Federer risponde attingendo a tutto il talento e l’orgoglio che ha. Ne viene fuori un match mozzafiato, capace di toccare picchi altissimi di spettacolo ed agonismo per la goduria del pubblico in visibilio e di patron Ellison piuttosto divertito in tribuna d’onore.

 

Nel primo set Djokovic è perfetto, inavvicinabile, demoralizzante. Fa 17 su 17 con la prima ed in poco più di mezz’ora chiude per 6-3 la prima frazione. Federer, dal canto suo, si difende bene con la prima di servizio cedendo solo due punti su quindici, ma mette in campo solo una prima su due e con la seconda non può difendersi dall’aggressione del serbo che comanda quasi tutti gli scambi tenendo inchiodato Federer alla baseline, dove chiaramente non può marcare la differenza.

 

Il secondo set inizia sulla falsariga del primo: Nole martella, Roger rincorre. Djokovic piazza il break in apertura e scappa, Federer è inerme e spaesato dinnanzi a cotanta solidità e perfezione. Il campione di Basilea non molla, non si lascia scoraggiare dalle quattro palle break annullate né dall’incedere del punteggio, e sul 4-3 e 30-15 col serbo al servizio mette a segno un punto da cineteca che, non solo fa esplodere il campo centrale, ma risveglia una speranza. Il break appena seguente è una conseguenza. Federer è ancora vivo, il match è ancora vivo.
si arriva spalla a spalla fino al tie break e qui succede di tutto:
Djokovic va due volte avanti di un minibreak, ma sul 5-4 in suo favore con due servizi a disposizione commette due clamorosi doppi falli consecutivi che aprono la strada a Federer. Roger, con la prima vincente, vince un insperato set e forza il match al terzo.

 

Perderà Federer, lo sa lui come lo sa Djokovic. Il serbo fisicamente ha un gap troppo importante a suo favore ed infatti nel terzo set scappa subito 2-0. Il campione di Basilea non è ancora domo e, dopo aver mancato quattro palle break, strappa il servizio al rivale. Djokovic è nervoso ed al cambio campo manda in frantumi una racchetta, ma Federer è esausto. Il 2-2 è un’illusione temporanea per lo svizzero, dopodiché il match si conclude come era iniziato, ovverosia con un monologo del serbo. Il numero due del mondo crolla raccogliendo un punto su nove con la seconda di servizio, subendo un ulteriore break che mette fine alla disputa.

 

Dopo due ore e 17 minuti di gioco vince Djokovic, con pieno merito, confermandosi una volta di più “uomo da battere”. Se Djokovic vince, Federer incanta perché si dimostra fenomeno anche a 33 anni, anche contro il giocatore più forte del mondo, anche in una giornata in cui l’altro pare inscalfibile. Il trentottesimo capitolo della saga Djokovic-Federer è l’ennesimo capolavoro di una rivalità in cui i due protagonisti riescono a trarre l’uno il meglio dall’altro, ed a vincere è il tennis.