22 anni, la statunitense Navarro ha cominciato l’anno con il primo titolo Wta, a Hobart, e ora punta alla top 20. Il padre, uomo d’affari, ha acquistato i diritti del torneo di Cincinnati. L’abbiamo intervistata e dell’Italia dice che…
Emma va di fretta, vince e scala le classifiche. E poi sorride spesso e non si offende se in conferenza stampa siamo gli unici presenti, «grazie per essere venuto», ci dice alla fine. Parliamo di Emma Navarro, ventiduenne nata a New York ma cresciuta a Charleston, Carolina del Sud, dove la famiglia si è trasferita in seguito alla tragedia dell’11 settembre. Due anni fa di questi tempi non era tra le prime duecento del mondo, dopo una bella carriera da junior (finalista al Roland Garros del 2019), ha chiuso poi il 2023 al 38º posto ed ora è già salita in 23ª posizione (quarta tra le statunitensi dietro Gauff, Pegula e Keys), grazie ad un ottimo inizio di stagione: 12 vittorie su 15 partite giocate, il successo ad Hobart – il primo in carriera – la semifinale ad Auckland e il terzo turno a Melbourne e a Doha, dove la velocità di braccio e il suo gioco geometrico anche se non potentissimo (è alta 1,70) sono state troppo efficaci per Paolini e Mertens e quasi letali anche per Rybakina, forse la tennista più in forma del momento, vincitrice negli ottavi dopo una battaglia durata oltre due ore (6-1 6-7 6-4).
Ma cosa è successo a Navarro nell’ultimo mese? «In effetti, guardando i risultati sembra che stia avvenendo tutto molto velocemente però io sento che sto giocando molto meglio ormai da un po’, forse da un anno o giù di lì. Mi sono presa il mio tempo, ho preferito passare attraverso i tornei Itf per disputare più partite possibile e crescere in fiducia. Ora sento di aver raggiunto il mio obiettivo, in campo mi trovo a mio agio, so come affrontare le varie situazioni, sono felice del mio livello di gioco».
Il cognome tradisce origini italiane, un suo trisavolo sbarcò negli States attraverso il passaggio obbligato di Ellis Island, «ma io so solo che arrivava dalla zona di Napoli», si schermisce Emma, che prova a descriversi: «Quando sono fuori dal campo sono super rilassata, molto tranquilla. Mi piace divertirmi, mi piace ridere, sono seria solo in campo, però neanche tanto (agli Australian Open, dopo aver battuto Cocciaretto in secondo turno, non ha esitato a bere un sorso di birra da una bottiglia passatale da uno spettatore, che voleva farsela autografare… ndr). Non avere paura a mostrare le emozioni, prendere i risultati un po’ più alla leggera, tutto questo penso mi abbia aiutato. Ora credo che la mia personalità fuori dal campo e quella in campo siano molto simili, e questa è una buona cosa. Come tipo di gioco mi sono sempre definita una tennista da terra battuta ma ora mi sto appassionando ai campi in cemento, quindi scusate ma non so scegliere…».
Emma è di famiglia agiata e appassionata di sport, il padre – Ben Navarro – è un uomo di affari americano, che nel 2022 ha acquistato i diritti del Masters 1000 di Cincinnati. Il nonno Frank, invece, è stato un allenatore di football a livello di college, tanto noto da finire come modello in un quadro di Norman Rockwell (“The recruit”, per i pignoli). «Nella mia famiglia lo sport è di casa, ho tre fratelli e una sorella, ognuno si è distinto in qualcosa. Io ho cominciato a giocare quando ho avuto la forza di tenere in mano una racchetta, forse a tre anni. Da molto piccola ho affrontato i primi tornei, ho visto subito che i risultati arrivavano ma non mi sono impegnata davvero finché non ho lasciato l’Università della Virginia». Chiusura in chiave tricolore. «In Italia ho giocato solo a Milano, per un torneo juniores. Quindi sì, non vedo l’ora di conoscere Roma e il Foro Italico…».