da Parigi, Alessandro Nizegorodcew
Ieri sera ho finito per cenare alle 23. Tutta colpa di Andrea Arnaboldi e Pierre-Hugues Herbert, che hanno giocato sino all’interruzione per oscurità avvenuta sul 15-15 al terzo set. Giunto alle 22.45 al ristorante spagnolo Casa Pepe (dove anni fa ero venuto con la famiglia Cipolla) mi sono rincuorato con una bella paella mista.
Stamattina giornata dedicata inizialmente alla spesa e ad altre faccende casalinghe. Giungo al Roland Garros intorno alle 12.30 mentre sta per iniziare il secondo turno femminile tra Nastassja Burnett e la brasiliana Beatriz Haddad Maia. La sudamericana è una sorta di Camila Giorgi, più alta e dal servizio devastante ma molto più lenta di piedi. Da fondocampo però, soprattutto col diritto mancino, rimanda solo frigoriferi e comodini. “Asia” è rientrata da pochissimi mesi all’attività agonistica dopo l’intervento al gomito (e al ginocchio), dettaglio non di poco conto durante i punti importanti, vinti tutti dalla brasiliana.
La Burnett è in crescita e sta tornando sui suoi livelli abituali, che dovrebbero permetterle di entrare finalmente nelle 100, probabilmente nei primi sei mesi del 2016. La Haddad Maia gioca il classico tennis percentuale, ma se lavoreranno bene su questa ragazza ne sentirmo parlare anche ai piani alti (magari non altissimi). Dopo aver seguito il match con Gianluca Pasquini, Marco Martino ed Enrico Milani, mi sposto sul campo 7 non prima di aver visto una raggiante Haddad Maia accettare selfie con chiunque, in particolar modo connazionali.
Mentre cammino vero Arnaboldi-Herbert, che sta per ricominciare, incontro e saluto il mio amico arbitro Damiano Torella. Eccoci sul campo 7, la partita potrebbe durare 10 minuti così come due ore. Sono pronto. Nella tribuna alla mia destra già carichi e tesi al punto giusto Fabrizio Albani e Roberto Cadonati, coach e mental trainer di “Arna”. Il canturino deve subito annullare una pericolosa palla break.
Nel complesso il livello è alto, entrambi servono bene e giocano soprattutto al meglio il primo colpo dopo il servizio. “Arna” ha due buone occasioni: sia sul 16-15 che sul 20-19 si porta 30-30 ma sbaglia due colpi non impossibili. Il punto di svolta arriva sul 24-24, quando Andrea si trova 15-30. Ma ecco le prime magie in serie: palla corta vincente di rovescio, diritto vincente e passante pazzesco di rovescio incrociato in corsa.
La tribunetta del campo 7 diventa un parterre de roi. Dietro di me Beatriz Haddad Maia e Jack Reader. Alla mia sinistra Benoit Paire, Steve Darcis e molti tecnici francesi tra cui riconosco Thierry Ascione. In piedi, accanto al campo, scorgo invece Marco Cecchinato che incoraggia continuamente Arnaboldi.
Sul 26-25, dopo due punti splendidi ed è 15-15. Arnaboldi alza un lob sul quale Herbert è pronto a smashare fortissimo sopra la rete incrociando il colpo. L’azzurro capisce tutto e si lancia verso la propria destra giocando un passante in salto col rovescio lungolinea bloccato. Herbert però non ci sta e tira fuori un paio di numeri a rete (le volée di rovescio del francese dovrebbero essere patrimonio dell’Unesco).
Sul 40-40 però arriva l’errore a rete del francese, che consegna il match point ad Arnaboldi: prima out, seconda in kick e serve and volley per Herbert, che viene però infilato da un passante incrociato stretto di diritto che termina proprio sulla riga. Arna esulta, Herbert lo attende a rete con lo sguardo triste di chi ha mancato una vittoria di pochi millimetri di fronte al pubblico di casa.
Mi alzo per uscire dal campo e vedo una sorridente Sara Errani, in piedi a due metri da me. “Ma sei arrivata ora per ultimo game?” – le chiedo. “Ero passata prima ma sono rientrata solo ora” – mi spiega. La romagnola si conferma un vero e proprio talismano per Arnaboldi. Lo scorso anno, infatti, era presente durante l’ultimo turno di qualificazioni contro McGee, che consentì ad Andrea la prima qualificazione Slam della sua carriera.
La vittoria odierna di Andrea Arnaboldi rappresenta un doppio record assouto: record di durata e di giochi per un match 2 su 3. Per la durata ha battuto Federer-Del Potro delle olimpiadi, 4 ore e 26 contro 4 ore e 30, per game ha battuto Tsonga-Raonic sempre alle Olimpiadi, 66 giochi contro 71.
Domani in campo per ultimo turno di qualificazioni tre azzurri: Cecchinato-Berrer, Arnaboldi-Trungelliti e Vanni-Golubev.
foto: RolandGarros