Entrambi gli azzurri protagonisti al Roland Garros sono transitati in passato dall’Accademia di Renato Vavassori, ora a Palazzolo sull’Oglio…

'La storia siamo noi, nessuno si senta offeso'. Comincia così una canzone di Francesco De Gregori. Un titolo che potrebbe prestarsi alla perfezione all'Accademia di Palazzolo, intenta in questi giorni a guardare con entusiasmo misto a orgoglio i bei risultati ottenuti dagli italiani al Roland Garros. Sì perché quelle vittorie arrivano da lontano e passano pure per le strutture gestite negli anni dal tecnico bresciano Renato Vavassori, artefice di tanti giocatori di successo. Una su tutti, Francesca Schiavone. Diverse voci la danno vicina al ritiro (e lei stessa a Roma ha annunciato che potrebbe aver giocato i suoi ultimi Internazionali d'Italia), ma intanto la milanese è tornata a ruggire, battendo in tre set la cinese Wang. E guadagnandosi una suggestiva sfida contro la Kuznetsova, già battuta nel 2011 in Australia per 16-14 al terzo set. Proprio Francesca è cresciuta tennisticamente in Accademia, prima con coach Tavelli, poi con Daniel Panajotti. “Nel momento in cui aveva bisogno di un allenatore – ricorda oggi Vavassori – le proponemmo l'argentino, che sapevamo avere le doti necessarie per affiancarla al meglio”. Un connubio che la portò decisamente in alto, a ridosso delle top ten. “Francesca ha sempre lavorato molto – continua il direttore – e proprio questo carattere, insieme alla tecnica, l'ha portata a diventare la migliore italiana di sempre”.

 

Ma a Parigi hanno cominciato col piede giusto altri due italiani che nel loro percorso verso il professionismo hanno calcato i campi dell'accademia. Uno è il bolognese Simone Bolelli, che restò a lungo, da teenager, sotto la guida di Luca Ronzoni, adesso responsabile dei centri di MilanoSport. Allora Simone sognava di vincere uno Slam, oggi ci è riuscito, seppur soltanto in doppio, in Australia insieme a Fabio Fognini. “Simone – sottolinea Vavassori – è uno dei talenti più puri che l'Italia abbia espresso negli ultimi anni. Saremo sempre orgogliosi di averlo potuto seguire”. Infine, l'uomo dei record. Ossia Andrea Arnaboldi, che proprio a Parigi ha ottenuto il miglior risultato in carriera, al termine di un percorso incredibile: nelle qualificazioni il record del match più lungo della storia al meglio dei tre set (27-25 al terzo con Herbert), nel primo turno del main draw un match-point annullato prima di battere l'australiano Duckworth per 6-0 al quinto. “Lavorò da noi prima di andare a Valencia – chiude Vavassori – e di lui conservo un ottimo ricordo. Gli auguro di andare avanti più possibile”.

 

Ufficio Stampa Accademia Tennis Vavassori