Da Wimbledon, Alessandro Terziani – foto Getty Images
Serena Williams alza per la sesta volta il Rosewater Dish, il trofeo destinato alla vincitrice dei Championships, e conquista il suo 21° slam. La vera avversaria di Serena oggi non era la pur brava Garbine Muguruza, bensì Steffi Graff che adesso la precede di un solo major, ultima campionessa capace di completare il Grand Slam nel 1988. Alla Williams, che come nel biennio 2002-2003 si è aggiudicata consecutivamente le quattro prove dello slam anche se non nello stesso anno solare, basterà adesso vincere i prossimi Us Open nella sua New York per eguagliare il record della tedesca. A conferma della schiacciante superiorità di Serena su tutte le altre giocatrici, da lunedì raggiungerà l’incredibile quota di 13.161 punti nella classifica WTA, più del doppio di Maria Sharapova, seconda classificata con 6.491. Onore alle 21enne Muguruza che ha portata una ventata di aria fresca in un panorama del tennis femminile un po’ stantio. Bella, brava, simpatica, Garbine ha tutte le carte in regola per non essere una delle tante stelle che hanno brillato un solo giorno. Intanto ha preso posto nei cuori degli appassionati spagnoli, orfani di Nadal, rinverdendo i fasti del tennis femminile iberico rimasto ancorato agli allori di Arantxa Sanchez e Conchita Martinez degli anni ’90.
Il primo gioco del match è stato a dir poco disastroso per Serena. Molto tesa e contratta non riusciva a mettere una prima di servizio e addirittura commetteva 3 doppi falli che regalavano, alla quarta palla break, il gioco alla Muguruza. La spagnola, senza alcun timore reverenziale, approfittava dello stato confusionale della Williams e riusciva a portarsi fino al 4-2. Era sufficiente a Serena iniziare a calibrare un po’ il servizio affinché l’andamento della partita cambiasse decisamente verso. La Muguruza nel tentativo di controbattere i violenti colpi di rimbalzo della statunitense andava sempre più fuori giri commettendo errori balistici anche di metri. Serena vince 9 dei 10 giochi successivi e va a servire per il match sul 6-4 5-1. Davvero non un grande spettacolo. In vista del traguardo la Williams si fa prendere dal “braccino” come una pivellina alle prime armi. Perde il servizio addirittura a zero. La Muguruza tiene il proprio turno di battuta e si fa sotto 5-3. Serena è in confusione totale e si ritrova nuovamente 0-40 sul servizio. La reazione orgogliosa della campionessa si manifesta con 3 ace e un vincente che la issano al march point. Serena non lo sfrutta e riesce a subire ancora il break, 5-4. La spagnola va a servire per il 5-5 e a sua volta è travolta dalla paura di vincere. Un doppio fallo e tre errori gratuiti consegnano i Championships a Serena dopo 1 ora e 23 minuti. La Williams è quasi incredula e neppure esulta. La Muguruza scoppia in un pianto irrefrenabile e riesce appena a pronunciare qualche parola durante il tradizionale discorso prima della premiazione. Serena è invece un fiume in piena con l’adrenalina ancora alle stelle. Una partita strana, un match da dimenticare. Le emozioni, come accade spesso nel tennis femminile, giunte più dai drammi psichici vissuti dalle protagoniste che dal bel gioco.
S. Williams b. Muguruza 6-4 6-4