Daniil Medvedev ha analizzato la sua partita contro Rublev, concentrandosi sulle difficoltà che il connazionale gli ha creato durante il match. Molto importante il fattore campo.
Daniil Medvedev ha perso, in maniera abbastanza inattesa, il suo match d’esordio alle Nitto ATP Finals di Torino. L’ex numero uno al mondo si è arreso al connazionale Rublev dopo tre set entusiasmanti. “Non è facile passare da Vienna, che è un campo indoor veloce, a Parigi che è probabilmente il più lento, e poi a Torino che è forse il più veloce della stagione”. Questa è stata l’analisi del russo in conferenza stampa, dopo il match. “Mi piacciono di più i campi veloci rispetto a quelli lenti, ma con tutti questi cambiamenti ti serve qualche partita per adattarti”. Secondo Medvedev, quindi, il problema non è irrisolvibile, ma certamente ora le condizioni per qualificarsi alle semifinali si fanno più dure. La sconfitta è maturata soprattutto a causa di chi si trovava dall’altra parte della rete, perché Rublev è apparso in una forma che pochi avevano pronosticato a racchette ferme.
“Ho sbagliato qualcosa in alcuni momenti della partita, arrivavo tardi sulla palla, forse in certe fasi avrei potuto servire meglio. Ma quando dico servire meglio forse esagero, perché non credo di aver fatto male. Però nel tiebreak lui ha messo una risposta in campo sul 7-7, se fossi andato esterno non l’avrebbe nemmeno toccata e sarebbe stato un ace per me. Ma fa parte del gioco. Avrei voluto giocare un tennis migliore, ma non sentivo così tanta fiducia prima della partita”. Un’analisi lucida e puntuale del match da parte di Medvedev, che punta a bissare il successo ottenuto nel 2020 in questo torneo. “Forse mi sarei goduto di più un match così se avessi avuto sensazioni migliori sul piano del gioco. Però abbiamo giocato degli scambi incredibili e questo può farmi giocare meglio nelle prossime partite”. Queste le parole con cui ha concluso il suo intervento. Una sconfitta non del tutto da buttare, quindi, ma il gruppo rosso per lui si fa senza dubbio complicato: Djokovic e Tsitsipas lo attendono e non hanno intenzione di mollare un centimetro di campo.