Djokovic passeggia sul giapponese lasciando appena due giochi. A fine match il serbo premiato come numero uno del mondo per la quarta volta … Da Londra, FEDERICO MARIANI

Da Londra Federico Mariani – foto Getty Images

 

Novak Djokovic continua a far la voce grossa e ribadisce il peraltro già chiaro discorso di essere l’uomo da battere, mai così solo, mai così marcatamente, mai così dannatamente irraggiungibile per il resto della compagnia.

 

La caccia del serbo verso il pokerissimo londinese parte come si era conclusa l’avventura nel tour di un 2015 da fantascienza. Il numero uno del mondo demolisce con un duplice 6-1 un impotente ed inerme Kei Nishikori alla seconda apparizione tra i migliori dove rappresenta il più giovane della ciurma. Occorrono appena sessantacinque minuti a Nole per confezionare la quinta vittoria in carriera contro il nipponico, la seconda nella stagione che volge alla conclusione dopo la sfida romana dove Kei era riuscito nell’impresa di vincere un set.

 

Come aridamente testimoniato dallo score, è una disputa che non esiste, una lotta tremendamente impari dove il primo giocatore del mondo è sostanzialmente privo di pecche e dove lo sfidante fa ciò che può, nel caso specifico due game. Il campione di Belgrado trasmette agli archivi l’82% di resa con la prima di servizio, cui accompagna un ottimo 64% con la seconda per una prima battuta che tiene in campo più di sette volte su dieci. Nishikori, d’altra parte, non raggiunge il 50% né con la prima né con la seconda attestandosi ad un timido 43%. Il giapponese perde il servizio in cinque occasioni su sette turni di battuta.

 

Numeri che, semmai ce ne fosse bisogno, fotografano appieno un dominio schiacciante del dieci volte campione Slam. Con la vittoria odierna, oltre a lanciarsi in vetta nel girone intitolato a Stan Smith, firma la settantanovesima vittoria dell’anno, la quindicesima consecutiva alle Finals dove ormai non perde dall’edizione 2011 con l’ultima sconfitta inflitta per mano dell’amico e connazioanle Janko Tipsarevic.

 

A fine match l’Atp, come ormai da consuetudine, premia Novak Djokovic col trofeo spettante al numero uno dell’anno in quello che, paradossalmente, è il momento che più solletica il pubblica rimasto a bocca asciutta per l’inesistente pathos. Per il serbo si tratta della quarta stagione conclusa in vetta al ranking, un’esaltante abitudine che ormai Nole non vuole abbandonare.