da Monte-Carlo, Federico Mariani – foto Getty Images
[4] R.Nadal b. [2] A.Murray 2-6 6-4 6-2
Se tre indizi formano una prova, oggi il tennis mondiale può dirsi certo di aver riabbracciato uno dei suoi figli prediletti. Nel Masters 1000 che apre la stagione sulla terra europea Rafa Nadal trova nuova linfa e proprio nel torneo che lo ha visto trionfare otto volte consecutive (dal 2005 al 2012) il maiorchino completa oggi una tripletta mica da ridere, infilando uno via l’altro avversari del calibro di Thiem, Wawrinka e Murray. Col diciassettesimo successo nei confronti dello scozzese, Nadal torna in finale del Monte-Carlo Rolex Masters per la decima volta e domani andrà a caccia del titolo numero 9 alla centesima finale in carriera.
E’ un Nadal da corsa quello ammirato oggi sul campo intitolato a Ranieri III. In un afoso pomeriggio monegasco, il tempo pare essere tornato indietro risalendo fino agli anni del tirannico dominio sul rosso dell’ormai trentenne di Manacor. 2-6 6-4 6-2 il punteggio al termine di due ore e quarantaquattro minuti di selvaggia battaglia in cui Rafa è stato inizialmente surclassato da un avversario più pimpante e pungente, per poi cominciare una lenta ma inesorabile rimonta divenuta letale per Murray. Le vittorie per sfiancamento, le lotte in cui lo scorrere del tempo diventava sempre più un fattore per il maiorchino, gli occhi degli avversari di turno spenti dalla consapevolezza di una certa sconfitta. Questo è tutto ciò di cui l’iberico si è cibato per una carriera intera e che nell’ultimo biennio era mancato maggiormente ed ecco che qui a Monte-Carlo tutto torna come prima, con buona pace di un Murray straripante nella prima fase del match e fisiologicamente afflosciato con l’andare dei game.
Sarebbe, tuttavia, un errore marchiano ridurre alla fisicità la causa del successo odierno del maiorchino. i numeri parlano e recitano un roboante 35 alla voce colpi vincenti che, relazionati alle mirabili capacità difensive dello scozzese ed alla superficie, sono un’enormità. Il dato che, però, ruba maggiormente l’occhio riguarda le discese a rete: Nadal viene a prendersi il punto al volo 28 volte, sostanzialmente il triplo di Murray, sgraffignando nei pressi della rete più o meno un quinto del totale dei punti conquistati oggi. Anche se il numero degli errori supera (di poco) quello dei vincenti, Nadal e Murray danno vita ad una partita di straordinario livello tecnico ed atletico. Una bagarre dalla quale il quattordici volte campione Slam ha dovuto attingere al meglio del suo repertorio per uscire da vincitore.
L’incontro, di fatto, gira nel fatidico settimo game del secondo set quando Rafa griffa un meraviglioso dritto vincente in risposta ad uno smash del britannico operando il break che gli permette di passare a condurre nel set prima, e di conquistare la seconda frazione poi. Col 6-4 Nadal impatta nel computo dei set dopo aver perso malamente (per 6-2) il primo parziale con un costante affanno alla battuta. In apertura del set decisivo lo spagnolo sigla subito il break, deciso a far scemare sul nascere le residue velleità del ragazzo di Dunblane. Nel quinto gioco arriva poi il secondo break col quale Nadal blinda il successo ed il pass verso la decima finale monegasca, la numero 42 in un Masters 1000, la numero 100 in carriera.
Adesso tra il ritorno al successo in un Masters 1000 (che manca nella bacheca dell’iberico addirittura da Madrid 2014) ci sarà solo uno tra Tsonga e Monfils. Poca roba per questo Nadal a cui manca solo la ciliegina per consacrare il ritorno ai massimi.
[13] G.Monfils b. [8] J.Tsonga 6-1 6-3
Si conclude tra i fischi del Campo Centrale la seconda semifinale. Il derby francese tra Gael Monfils e Jo Tsonga tradisce le attese di spettacolo e si conclude in appena 70 minuti con un perentorio 6-1 6-3 per Monfils che si proietta così verso la terza finale Masters 1000, la prima lontana da Bercy.
Un irriconoscibile Tsonga manca l’opportunità di centrare la prima finale della carriera sulla terra battuta macchiando un’orribile partita con 34 errori gratuiti, 18 dei quali nel solo primo set in appena sette giochi. Un match senza storia, dominato dal parigino dal primo all’ultimo quindici e viziato dai troppi errori di Tsonga, tanti al punto tale da non permettere un solido giudizio sulla performance di Monfils stesso.
Con questo successo il Gaelico riporta un francese in finale a Monte-Carlo come non accadeva dal 2000 col successo di Cédric Pioline contro Hrbaty. Domani Monfils giocherà la sua ventiquattresima finale Atp dove ha il pessimo record di solo 5 vittorie a fronte di ben 18 sconfitte. Il transalpino si misurerà per la quattordicesima volta con Nadal contro il quale ha vinto appena due volte, peraltro entrambe giocate a Doha (2009 e 2012).