Novak vince in tre set una finale che è stata in equilibrio fino all’ultimo game. Lo scozzese può rammaricarsi per le sette palle break non sfruttate. Nole chiude al terzo match point e supera Nadal con 29 titoli Master 1000.. Da Madrid, FABRIZIO SALVI

Da Madrid, Fabrizio Salvi – Foto Getty Images

 

Novak Djokovic alza il trofeo “Ion Tiriac” in una finale mozzafiato giocata contro Andy Murray. L’atto conclusivo è stato da sogno, con un finale degno del miglior libro giallo e con una suspense che ha tenuto lo stadio Manolo Santana col fiato sospeso fino alla fine. E’ stata incredibile l’intensità messa in campo dai due giocatori, che hanno fatto vibrare il pubblico facendolo straripare dall’entusiasmo.

 

Difficile decifrare questa partita, tanti sono stati i ribaltamenti che ne hanno reso incerto l’esito fino all’ultimissimo game. E’ insolito vedere Nole così tremolante nei punti decisivi, assolutamente sublime invece ammirare come ne è venuto fuori. Andiamo con ordine.

 

Il primo set si è avvicinato molto a quello che si può definire un dominio, strappando due volte il servizio a Murray e dando la netta sensazione, certificata dai fatti, di essere assolutamente intoccabile, come certificato da Andy Murray:

 

“Ha iniziato a in maniera incredibile all’inizio della partita”.

 

In questo clima di sconforto generale per una finale che pare ormai indirizzata, arriva la prima sterzata, netta e decisa, che fa svoltare la partita. Nel secondo set Nole balbetta oltremodo sul suo turno di servizio, commettendo due errori di misura e un doppio fallo che regala il break a Murray. Da li in poi il britannico riprende vigore, i suoi colpi diventano più incisivi e Djokovic appare in difficoltà. A conferma di ciò, Murray continua a eccellere nei colpi e ritrova anche il servizio che l’aveva penalizzato – appena 48% di punti vinti – nella prima parte del match. Il 6 a 3 con il quale chiude il parziale è solo l’antipasto a quello che sarebbe poi successo.

 

Il pubblico, rinvigorito dalla risalita dello scozzese, spinge quest’ultimo verso una vittoria che non appare più così lontana.

 

Ci pensa Nole ad abbassare il volume dei supporter britannici strappando subito il servizio a Murray. Qualcosa è cambiato, Djokovic non è più quel mostro di perfezione che era stato fino a poche decine di minuti fa e regala di nuovo il break ad Andy, ancora con un doppio fallo. E’ la prova che la pressione si sta facendo sentire. Passano pochi minuti ed è ancora break, questa volta a favore di Nole e pare decisivo, poiché il britannico è alle corde e la partita agli sgoccioli.

 

Nell’ultimo game è successo di tutto, forse la magia della Caja Magica ha finalmente avvolto il Manolo Santana e Djokovic è andato a un passo dal cedere. Ad un passo appunto, ma non oltre. Concede la bellezza di sette palle break – non consecutive – ben diluite nel game e infarcite con ben due match point buttati al vento. Tremolio oppure no, alla fine come quasi sempre accade costringe Murray all’ennesimo errore, questa volta quello definitivo.

 

“Non si può parlare di fortuna o di sfortuna – dirà da vero gentlemen Murray – Il miglior giocatore ha saputo capitalizzare gli errori. Questo è il motivo per il quale è il numero 1”.

 

“Tutti e due siamo cresciuti e siamo arrivati al top e ci conosciamo da quando abbiamo dodici anni – dirà Nole – e penso che possiate vedere che tutti e due abbiamo serie intenzioni di conquistare e di lasciare un segno importante con il nostro nome nel mondo del tennis”.

 

Nokak Djokovic è il campione di Madrid per la seconda volta e raggiunge l’incredibile record di 29 Atp Master 1000 conquistati in carriera, arrivando a toccare quota 64 per quanto riguarda quelli totali e avvicinandosi ancora di più a rompere l’incredibile muro dei 100 milioni di dollari in prize money.

 

 

 

Djokovic b. Murray 6-2 3-6 6-3