Michael Chang ha fatto scuola. Da allora sono tanti gli atleti che ricorrono a questo frutto ai cambi di campo, a tutti i livelli. Ma per quali motivi per i tennisti è così preziosa? … di LAURA GOGIOSO
di Laura Gogioso
 
Il primo fu Michael Chang, che nel 1989, oltre a battere Lendl sulla terra del Roland Garros, inaugurò la serie di tennisti che durante la partita mangiavano almeno un paio di banane. Da allora è diventata il frutto simbolo
dei giocatori, spesso presente nella sacca di ognuno di noi (anche dei giocatori di club), quale rimedio per evitare l’insorgenza di crampi.
 
Abbiamo già trattato il ruolo chiave del sodio e di come il potassio eserciti una funzione decisamente più defilata. Ma allora perché la banana? Solo una moda? Direi proprio di no, a patto di valutarne le proprietà nutritive e di prescindere dai luoghi comuni.
 
Come gran parte dei frutti tropicali, anche la banana apporta un bel po’ di sostanze – non solo calorie – anche di tipo funzionale.
 
Il cambio campo permette di idratarci correttamente, ma anche di approfittarne per reintegrare carboidrati, non solo in forma liquida. Da questo punto di vista, gli zuccheri presenti nella banana sono in quantità e qualità ottimali per fornire la giusta dose di carboidrati da assumere in un’ora di gioco, quantità determinata in un range variabile di 30-60g. Una banana media pesa circa 160g, cui corrispondono circa 32g di carboidrati, di cui la metà saccarosio e il restante suddiviso più o meno equamente fra glucosio e fruttosio.
 
Assieme a quanto assunto con l’integratore liquido, viene quindi garantita l’adeguata copertura, anche in termini di qualità: la presenza dei due monosaccaridi e del disaccaride permette una copertura di zuccheri sufficientemente lunga nel tempo, grazie al fatto che vengono rilasciati e metabolizzati a velocità differente.
 
Inoltre, l’utilizzo della banana rappresenta un vero e proprio jolly nel caso in cui non si sia stati in grado di nutrirsi adeguatamente nel tempo precedente la partita o l’allenamento: è sconsigliato mangiare nei 45 minuti antecedenti, per evitare la cosiddetta ipoglicemia reattiva, dovuta al repentino calo di zuccheri in seguito all’eccesso di secrezione insulinica.
 
Nei casi in cui non si sia fatto a tempo ad alimentarci correttamente, la banana può venirci in aiuto: cominciamo a sbocconcellarla già nella prima ora di gioco. Eviteremo di incorrere in spiacevoli cali di prestazione.
 
Ma i vantaggi nello scegliere la banana, oltre alla praticità e reperibilità tutto l’anno, risiedono anche nella presenza di altre sostanze bioattive; lo stesso potassio, il cui ruolo è spesso enfatizzato relativamente alla prevenzione dei crampi, possiede una capacità protettiva nei confronti del cuore, essendo uno degli elementi chiave nella gestione del battito cardiaco, con un effetto ipotensivo e coadiuvante la contrazione. Davvero importante, soprattutto negli sport ad alta intensità.
 
Un ultimo aiuto per il nostro stato psichico: la presenza degli aminoacidi triptofano e acido glutammico, rispettivamente precursori della serotonina e del GABA (neurotrasmettitore di tipo inibitorio), permette di avere in circolo neurotrasmettitori in grado di aiutarci a combattere lo stress, davvero molto importante in un gioco impegnativo come il tennis.
 
 
BANANA vs ALBICOCCA
Si potrebbe pensare che l’albicocca possa sostituire la banana… lo pensa soprattutto chi sceglie la banana per il suo contenuto in potassio. Ciò che rende la banana una scelta vincente è la sua densità energetica, cioè la concentrazione in nutrienti nell’unità di peso: ne bastano un paio di morsi per ottenere ciò che ci serve (un volume ridotto), prerogativa di uno sport food.
 
Per avere gli stessi carboidrati totali di una banana da 160g, dovremmo mangiare in un’ora ben 370g di albicocche: più del doppio del volume.