Le parole del piemontese dopo la vittoria su Denis Shapovalov che aveva regalato il momentaneo vantaggio agli azzurri sul Canada
A un passo dalla finale di Coppa Davis, a 24 anni di distanza da quella con la Svezia di Milano, a 46 dall’unico trionfo in Cile nel 1976, con Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli.
Sarebbe l’ottava della nostra storia e a propiziarla sono state due partite capolavoro di Lorenzo Sonego. Dopo la grande prestazione contro Tiafoe nei quarti, Sonny si è superato contro Denis Shapovalov, numero 18 del mondo, in tre set: 7-6 6-7 6-4 e punto dell’ 1-0 Italia sul Canada nella semifinale che deve designare l’avversaria dell’Australia, già qualificata ieri a sorpresa sulla Croazia.
A riportare in parità i nordamericani ci ha pensato Auger Aliassime, che ha sconfitto in due set Lorenzo Musetti (6-3 6-4) e che ora viste le non perfette condizioni fisiche di Shapovalov potrebbe anche tornare in campo nel doppio decisivo a fianco di Pospisil. Per Sonego sono state tre ore e quindici minuti di intensità pazzesca, con Lorenzo capace di ribattere punto su punto, colpo su colpo le fiammate mancine di ‘Shapo’. «La partita più bella della mia vita? Be’, lo avete detto anche di quella con Tiafoe, qui rischiamo che vada così tutti i giorni», scherza Sonny. «Sicuramente è stata piena di momenti emozionanti, e una vittoria importante per il team. Il piano, come contro Tiafoe, era di essere aggressivo, attaccarlo già con la risposta perché all’uscita dal servizio è più vulnerabile, non riesce a mettere subito i piedi dentro il campo, e ha funzionato. E’ un giocatore fastidioso, non ti dà mai ritmo, non mi fa giocare, sono anche stato bravo a far girare l’inerzia dopo che lui era partuto fortissimo». Un capolavoro è stato reggere mentalmente dopo il momento difficile alla fine del secondo set: «Ma ero tranquillo, ho continuato a pensare positivo perché sentivo di aver giocato in maniera aggressiva ed ero pieno di energia».
Vivere, anche se non da protagonista l’atmosfera delle Finals, nella sua Torino, «è stato importante, perché mi sono allenato con giocatori forti, e ho respiratio un clima simile a questo di Coppa Davis». In Coppa però c’è l’aiuto del team, del Gruppo: «Siamo come una famiglia, siamo tutti legatissimi, io in particolare con Matteo (Berrettini, ndr), ma anche con gli altri ragazzi. Ho cercato tanto i loro volti, i loro sguardi. Vedere le loro emozioni dopo un colpo vincente mi carica, mi dà una motivazione in più. Cosa mi dice Volandri nei cambi di campo? Che devo essere aggressivo, un ‘animale’». Prima di Malaga c’erano state le vacanze alle Maldive: «Ho nuotato, inseguito gli squali balena. È stato importante per ricaricarmi, arrivare qui fresco. La convocazione è arrivata quando ero già tornato, mi è dispiaciuto per gli infortuni di Jannik e Matteo, ho cercato di farmi trovare pronto. Le batterie sono ancora cariche, ora è importante sostenere gli altri»