La romagnola è nei quarti all’Australian Open, terza italiana a riuscirci dopo Serra Zanetti e Schiavone. Battuta Jie Zheng, ora c’è la Kvitova. DI RICCARDO BISTI 
Sara Errani è la terza italiana si sempre nei quarti all'Australian Open

Di Riccaardo Bisti – 23 gennaio 2012
 
Nella vita, a un certo punto, bisogna scegliere. Stare dalla parte dei campioni belli, perfetti e intoccabili, oppure avere come riferimento modelli più umani, impersonati da Lele Oriali nella canzone “Una vita da Mediano” di Luciano Ligabue? Non è una scelta banale. Non si tratta di semplici idoli, è proprio un modo di vivere. Chi ha scelto la seconda via non può non amare Sara Errani. E non può fare a meno di commuoversi nel vedere questa piccola donna con il cuore da bimba infilarsi tra le prime otto all’Australian Open. Un’impresa straordinaria perché Sara non ha il fisico della Sharapova, la potenza della Williams, la tecnica della Schiavone. Ma ha un cuore immenso, che le ha permesso di farsi largo nella parte di tabellone lasciata libera da Samantha Stosur, fisico d’acciaio ma cuore di panna. L’esatto contrario di Sarita, che dopo un penoso vagabondare tra Italia e Spagna si è forgiata presso l’Accademia TenisVal, a Valencia, dove ha conosciuto coach Pablo Lozano e dove si spaccano la schiena, tra gli altri, David Ferrer (non a caso l’idolo della Errani) e Anabel Medina Garrigues. Niente fronzoli, solo sostanza. Immaginiamo il primo dialogo tra “Sarita” e il coach. “Ok, sei alta 1.64. Sei piccola, non hai potenza e non sei baciata dal talento. L’unico modo per diventare una buona giocatrice è lavorare, lavorare, lavorare. E quando non avrai più energie, dovrai lavorare ancora più duramente. Che vogliamo fare?”. La risposta sta nei risultati: la romagnola è ininterrottamente tra le top 50 dal 2008, un risultato straordinario se rapportato al talento strettamente tecnico.
 
Ma Sara ha una testa da campionessa e un cuore infinito. Lo ha dimostrato contro Jie Zheng, battuta 6-2 6-1 in appena 86 minuti di gioco. Un massacro che riempie di gioia. E’ vero che l’azzurra aveva vinto l’unico precedente (a New Haven nel 2010), ma si pensava che in uno Slam sarebbe stato diverso. Anche perché la Zheng vanta già due semifinali (Wimbledon 2008 e Australian Open 2010), mentre per “Sarita” era la prima apparizione nella seconda settimana alla 18esima partecipazione in uno Slam. Vedi giocare la Errani e – se hai abbracciato la “filosofia del mediano” – ti commuovi ad ogni colpo. Perché intuisci, annusi, respiri il lavoro che c’è dietro. Il dritto è uno schiaffo pieno di rotazione, roba che gli spagnoli giocavano negli anni 90. Eppure è diventato più profondo, penetrante, incisivo. Aiutata dal nuovo attrezzo (una Babolat Pure Drive), adesso tira qualche vincente in più e – grazie all’estremo topspin – costringe le avversarie a tirare giù la palla dal secondo piano. Il servizio è lentissimo, ma è molto più preciso di qualche anno fa, quando in un’intervista ci disse: “Almeno ho più tempo per posizionarmi dopo l’esecuzione del colpo”. Il rovescio è il colpo più naturale, ma oggi la soluzione in back è un’arma importante. In passato era totalmente sconosciuto. Anche nel gioco di tocco e di volo, le abbiamo visto fare alcune giocate degne di nota. Il simbolo della nuova Errani è il punto che l’ha portata a palla break sul 4-1 nel secondo. La Zheng domina lo scambio dritto contro dritto, cacciandola fuori dal campo. Sara accorcia, e la cinese “entra” spingendo nell’angolo opposto. L’azzurra ci arriva e si inventa un passantino in slice da urlo. Lo avesse tirato Federer, avrebbe già monopolizzato Youtube. Ma la Errani non ci fa caso e si gode il miglior risultato in carriera, terza italiana nei quarti a Melbourne dopo Adriana Serra Zanetti nel 2002 (perse dalla Hingis) e Francesca Schiavone lo scorso anno (stoppata dalla Wozniacki). E pazienza se la prossima avversaria si chiamerà Petra Kvitova, la ceca in lotta per la leadership mondiale.


Il simbolo della nuova Errani è un passantino in slice che l'ha portata a palla break sul 4-1 nel secondo. L'avesse tirato Federer, avrebbe già monopolizzato Youtube


La Errani potrà godersi l’atmosfera della Rod Laver Arena e giocare con lo stesso spirito con cui si affronta un nuovo livello ai videogame: con incanto, annusando l’ambiente per poi provare ad azzannarlo all’occasione successiva. Vabbè, è giusto ricordare che la Zheng ha commesso troppi errori gratuiti (alla fine saranno più di 40) e che ha perso un mucchio di giochi in cui si era trovata addirittura 40-0. Ma l’impresa di “Sarita” da Massa Lombarda non è minimamente sminuita, anche perché nessuno le ha regalato nulla. Petrova e Zheng la precedono in classifica e certamente non si battono da sole. La Errani le ha spazzate via, così come ha fatto con Sorana Cirstea dopo aver perso un durissimo primo set. Lo ammettiamo: chi scrive pensava che Sara avesse già esplorato i suoi limiti, assestandosi al numero 31 WTA il febbraio di 3 anni fa. Invece non si è accontentata: prima si è consolidata a livello di top 50, ma adesso ha deciso di spingersi oltre. Forse si è resa conto di avere più tennis nelle corde. Non importano l’altezza, le impugnature, i luoghi comuni…lei prova a stare con i piedi dentro il campo e comandare, magari tirando anche qualche palla corta. Adesso il sogno si è avverato, ma a 25 anni ancora da compiere (è nata a Bologna il 29 aprile 1987), Sara Errani ci ha insegnato una cosa importante, valida in ogni campo e non solo nel tennis: guai porsi limiti. I limiti sono solo nella tua testa…e lì devono restare.