Victoria Azarenka vince l’Australian Open e diventa la nuova numero 1 del mondo. Sharapova massacrata in finale. DI RICCARDO BISTI
Vika Azarenka ha vinto una delle finali più a senso unico nella storia dell'Australian Open

Di Riccardo Bisti – 28 gennaio 2012

 
Il tennis femminile ha una nuova regina. Victoria Azarenka ha stupito tutti. La sua vittoria all’Australian Open non è una sorpresa assoluta, ma il modo in cui è maturata ci fa mettere sull’attenti. La storia del tennis femminile è piena di giocatrici che alla prima finale Slam hanno combinato un papocchio. Le bella “Vika”, invece, ha patito lo scotto dell’esordiente per i primi dieci minuti, quando ha commesso tre doppi falli nel primo game e si è trovata sotto 0-30 nel terzo, con Maria Sharapova già avanti 2-0. Poi ha iniziato a martellare, vincendo 12 dei successivi 13 game prima di inginocchiarsi, commossa, nella serata australiana. E sollevare, qualche istante dopo, il Daphne Akhurst Trophy, coppona intitolata all' australiana che vinse questo torneo per cinque volte e poi morì a meno di 30 anni per una gravidanza andata male. Alla Azarenka sono bastati 82 minuti per tramandare ai posteri un durissimo 6-3 6-0 che deve far riflettere Maria Sharapova. La siberiana non era favorita, ma aveva almeno un 50% di chance di farcela. Senza contare il carisma e l’esperienza a certi livelli. Invece, semplicemente, non ha trovato le contromisure per il bombardamento della Azarenka. Sulla partita c’è poco da dire: dopo lo sbandamento iniziale, la bielorussa ha dominato senza pietà. Masha può avere qualche rimpianto giusto per l’ottavo game: sotto 3-4, si è portata sul 40-15 ma non è riuscita a chiudere, consentendo all’avversaria di prendere il largo.
 
La Azarenka è la terza giocatrice nella storia a diventare numero 1 WTA dopo aver vinto una prova del Grande Slam. La leader uscente, Caroline Wozniacki, aveva lasciato il trono vacante dopo la sconfitta nei quarti di finale. Chi avrebbe vinto il torneo tra Azarenka, Kvitova e Sharapova, si sarebbe presa lo scettro. “Wow” ha esordito la bielorussa nel discorso post-premiazione, prima di iniziare a ridere. Ovvi i ringraziamenti al suo team, guidato da coach Sam Sumyk, perché le ha permesso di “Credere in me stessa e capire che avrei potuto sollevare questo trofeo”. La vittoria della Azarenka è stata accolta con fredda cortesia dagli australiani, che non l’hanno mai adottata. Vuoi perché ha estromesso Kim Clijsters, vera e propria beniamina “Down Under”, vuoi per i decibel che sprigiona dopo ogni colpo. Alla vigilia, più che di tennis, si è parlato del grunting. In verità la partita è filata via liscia, eccezion fatta per uno spettatore che nel secondo set ha gridato: “Abbassate il volume!” e qualche mormorio quando le urla superavano una certa soglia.
 
“Nella vita ci sono giorni positivi ed altri negativi, in cui non funziona nulla” ha detto la Sharapova, sull’orlo delle lacrime “Ma devo fare i complimenti a Victoria, oggi è stata più brava di me ed è stato un onore giocare contro di lei”. Adesso ci si domanda dove può arrivare (e quanto può durare) la nuova numero 1. Che il tennis di “Vika” fosse dirompente, beh, ce ne eravamo accorti 3 anni fa, quando stava per battere la futura campionessa Serena Williams prima di essere messa KO da un’insolazione. Uscì dal campo tra le lacrime, ma si pensava che sarebbe esplosa da un momento all’altro. Ci eravamo dimenticati che aveva appena 19 anni, e non conoscevamo ancora bene i suoi alti e bassi mentali. Adesso ha raggiunto la piena maturità, ed è pronta per vincere ancora. A differenza delle numero 1 che si sono succedute negli ultimi anni, ha una rabbia e una grinta superiori. Insomma, è una leader più credibile di Ivanovic, Jankovic e Safina. Probabilmente anche della Wozniacki, sebbene la danese meriti ancora il beneficio del dubbio. La leadership della Azarenka è una buona notizia per il tennis femminile, poiché crea ulteriore bagarre lassù in cima e porta alla ribalta un nuovo personaggio, che a 14 anni di età ha lasciato la natia Bielorussa per spostarsi a Scottsdale, in Arizona. Convince meno il suo tennis, fatto di grandi botte da fondocampo e scarsa armonia nei movimenti. Il suo è un tennis frenetico, che non fa innamorare. E ha anche qualche lacuna di troppo nel gioco di volo. Per intenderci, Petra Kvitova le è superiore sul piano squisitamente tecnico. Ma la tecnica dura e pura, si sa, non è l’unico elemento per  diventare numero 1. Anzi, probabilmente (purtroppo?) non è nemmeno il principale. Roger Federer ne sa qualcosa.