L’INTERVISTA. Parla Andreas Seppi: “Se Fognini fosse stato convocato, io sarei stato chiamato come quinto uomo. E adesso vorrei entrare tra i top 20”. DI RICCARDO BISTI
L'ultima apparizione di Andreas Seppi in Coppa Davis: la sconfitta contro Stanislas Wawrinka a Genova
Di Riccardo Bisti – 8 febbraio 2012
Se abbiamo una speranza di vincere in Repubblica Ceca, beh, passa dal braccio e dalla Pro Kennex di Andreas Seppi. L’altoatesino è il numero 1 d’Italia, ma soprattutto è l’azzurro che si esprime meglio sulle superfici veloci (in attesa che Simone Bolelli ritrovi il suo potenziale). Dopo due anni di esilio volontario (e qualche polemica), Andreas ha deciso di tornare disponibile per la Coppa Davis ed è una bella notizia per tutti. I vertici federali e capitan Barazzutti lo hanno accolto con entusiasmo, mentre con i compagni c’è stato bisogno di un chiarimento. Fognini, Starace, Bolelli e Bracciali hanno conquistato la Serie A sul campo e avrebbero voluto giocarsela con la stessa formazione. Comprensibile. L’infortunio di Fabio Fognini ha “facilitato” le cose, consentendo a Barazzutti di convocare Andreas nel quartetto titolare. E, sebbene l’altoatesino resti prudente, il suo utilizzo in singolare sembra scontato. Di sicuro è auspicabile. Se invece Fognini avesse giocato, probabilmente sarebbe stato solo il quinto uomo, senza alcuna possibilità di giocare. Un dazio che avrebbe pagato senza fiatare, come è nel suo costume. Da reietto a possibile protagonista, ecco come Andreas vive la vigilia di Repubblica Ceca-Italia.
Andreas, come è nata l’idea di tornare a giocare in Coppa Davis?
E’ stata una mia scelta. Negli ultimi due anni mi sono concentrato prevalentemente su me stesso e sul circuito ATP. In questo periodo ho trovato continuità e fiducia, sono cresciuto. Ho fatto diverse esperienze e adesso mi sento pronto per tornare a vivere un’avventura speciale come la Coppa Davis.
I tuoi compagni come hanno accolto i tuoi propositi?
Il primo vero contatto c’è stato in Australia. In precedenza avevo parlato soltanto col presidente Angelo Binaghi e con Corrado Barazzutti, entrambi molto soddisfatti della mia decisione. Con gli altri ragazzi c’è stato un po’ di dibattito perché sono stati loro a riportare l’Italia in Serie A e avrebbero preferito continuare così. Lo posso capire, ma alla fine, tutto sommato erano contenti anche loro. Le perplessità erano legate soprattutto al fatto che giocassi questo incontro, il primo in Serie A dopo oltre 10 anni. Ma alla fine ci siamo chiariti ed è tutto ok.
Se Fognini fosse stato disponibile, pensi che saresti stato convocato?
Penso che sarei stato chiamato come quinto uomo. Sarei andato in Repubblica Ceca e si sarebbe vista l’evoluzione degli allenamenti. Ma la formazione sarebbe stata la stessa del 2011.
Probabilmente giocherai in singolare, sei il migliore sui campi indoor. Chi schiereresti nell’altro singolare? L’affidabilità di Starace o la sorpresa Bolelli, sempre pericoloso nella partita secca?
Non si sa ancora chi gioca. In teoria potrebbero giocare anche loro due. In ogni caso giocherà chi si sente meglio, chi è più pronto. Per me l’importante è essere un gruppo forte, essere tornati a lavorare insieme e non più singolarmente. In verità con gli altri ragazzi c’è sempre stata un’ottima intesa, l’unico “problema” era dovuto al mio ritorno proprio in contemporanea al primo match in Serie A. Siamo sempre stati amici, speriamo di crescere insieme come gruppo. Chiunque giocherà, per me non sarà un problema.
Ma qual è il punto debole di ‘sta benedetta Repubblica Ceca?
Eh, magari non giocassero Berdych e Stepanek! Con entrambi in campo è molto tosta. Berdych è tra i primi 10 del mondo e sta giocando molto bene. Sono forti sia in singolo sia in doppio, con Stepanek che ha appena vinto l’Australian Open in questa specialità. Direi che se mancasse anche solo uno dei due, le chance sarebbero molto migliori. Ecco, forse il loro punto debole è la panchina un po’ corta.
Quest’anno hai effettuato una preparazione invernale completamente diversa. Su cosa hai lavorato in particolare?
Ho iniziato a lavorare con un preparatore atletico nuovo, che aveva già seguito Ivan Ljubicic. E’ croato e si chiama Dalibor Sirola. E’ stata molto diversa, basata prevalentemente su quello di cui avevo bisogno, in particolare la mobilità. A volte mi capita di essere contratto negli allungamenti, allora abbiamo lavorato prevalentemente su questo. I risultati mi sembrano buoni, in campo sono più sciolto, rilassato. E’ stato un lavoro molto interessante, e anche se sono passati appena 3 mesi, sono molto contento. Ovviamente non abbiamo trascurato i “soliti” aspetti di forza e resistenza.
A quasi 28 anni, un tennista su cosa può ancora migliorare?
Dipende molto dal singolo. Ci sono dei giocatori che si esprimono al massimo tra i 20 e i 25 anni e poi iniziano a calare, altri invece raggiungono il top tra i 30 e i 33 anni. Io vengo da alcune stagioni molto buone, magari non straordinarie ma soddisfacenti. Penso che chiudere per 7 anni di fila tra i primi 100, di cui 5 tra i top 50 sia un ottimo risultato. Restare tra la 30esima e la 50esima posizione non è facile: devi stare bene fisicamente, altrimenti succede di fare un anno bene e un altro male. Io ho sempre dato tutto, anche se a volte ho ottenuto meno di quanto mi aspettassi. In sostanza, mi è capitato di avere la sensazione di giocare meglio rispetto ai risultati che ottenevo. Credo di aver fatto delle buone esperienze e penso di poter dare ancora qualcosina in più. Onestamente, non credo di aver ancora raggiunto il top. Spero di poter fare un altro salto di qualità nei prossimi 2-3 anni. Credo che la cosa più importante sia il fisico, perché dal punto di vista tecnico mi sento più forte e più completo rispetto a qualche anno fa. E spero che i risultati mi diano ragione.
Preferiresti entrare tra i top 20 o raggiungere i quarti di finale in uno Slam?
Bella domanda. Raggiungere i quarti in uno Slam è un risultato importante, ci penso sempre a inizio anno anche perché non l’ho mai raggiunto. Negli Slam non sono mai andato oltre il terzo turno. Entrare tra i primi 20 è però un altro obiettivo che mi sono prefissato. Dovessi scegliere, preferirei entrare tra i top 20.
Chiudiamo con una parentesi calcistica, visto che sei un mago dei pronostici: dicci la posizione del Milan a fine anno sia in campionato sia in Champions League.
In campionato vinciamo sicuro! Oddio, sicuro no, però direi che alla fine ce la facciamo. In Champions è dura, ma sono fiducioso. Penso che potremmo arrivare in finale, poi si vedrà.
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