La mononucleosi non passa: lo svedese rinvia il rientro a data da destinarsi. “Non riesco ad allenarmi più di mezzora, e a volte fatico ad alzarmi dal divano”.
Robin Soderling saluta il pubblico del Roland Garros, dove ha colto due finali consecutive
Di Riccardo Bisti – 22 febbraio 2012
Lo sport dimentica facilmente i suoi eroi. Appena 12 mesi fa Robin Soderling era il giocatore del momento. Con Claudio Pistolesi aveva vinto tre dei primi quattro tornei dell’anno (Brisbane, Rotterdam e Marsiglia). Risultati che gli avevano consentito di salire al numero 4 ATP, maggiore insidia per i migliori. Qualche divergenza professionale con il coach romano lo avevano invitato a cambiare guida, affidandosi a Fredrik Rosengren. I risultati sono continuati ad arrivare, tanto che l’ultimo torneo è stata una vittoria: sulla terra amica di Bastad, Soderling ha rifilato un doppio 6-2 a David Ferrer in finale. Da allora sono passati quasi 8 mesi e di lui si sono perse le tracce. La febbre ghiandolare è diventata mononucleosi. L’unico dato certo è che lo svedese continua a rinviare il suo rientro. Prima lo Us Open, poi il torneo di Stoccolma, poi l’Australian Open e infine i tornei indoor europei. Niente da fare, il suo corpo non ce la fa. E allora lo stop di Soderling è prolungato a tempo indeterminato. Intervistato da Jonas Arnesen, ha raccontato come vive questo periodo lontano dai campi. “Oggi ho trovato la pace, posso uscire di casa senza patire lo stress. Ma mi manca il tennis, e soprattutto la possibilità di allenarmi bene. Mi è capitato di sentire gente che si è allontantata dall’ambiente perché satura del tennis. Niente di più falso, almeno per quanto mi riguarda”. Una volta contratta la febbre ghiandolare, Soderling l’ha forse sottovalutata. La voglia di giocare lo Us Open lo ha spinto a forzare più del dovuto. E a peggiorare la situazione.
“Negli ultimi 6 mesi le cose vanno meglio” racconta. Il suo problema è che non riesce ad allenarsi. “Ci sono giorni in cui riesco a correre per 20 minuti, altri in cui non ho la forza di scendere dal divano. Non so il perché di questi alti e bassi”. L’allenamento più intenso di questo periodo è durato appena mezzora. Per uno che è abituato a giocare 4 ore al giorno sono noccioline. “Farò di tutto per tornare, ma non ho intenzione di bruciare i tempo. Mi prenderò tutto il tempo che ci vorrà”. Il rientro si preannuncia complicato. Soderling ha saputo ripartire alla grande dopo infortuni anche piuttosto seri al ginocchio e al polso, ma stavolta è diverso. Il 27enne di Tibro (compirà 28 anni ad agosto) pensa di avere ancora almeno 3 anni di carriera ad alti livelli. Adesso passa tanto tempo con la fidanzata Jenni, e alla coppia si è aggiunto un cucciolo maltese di nome Sixten. “Poi ho letto un sacco di libri, soprattutto sulla nutrizione e la fisiologia. Infine ho iniziato a fare i puzzle: trovo che sia un ottimo passatempo e poi mette alla prova la pazienza, a volte ci vogliono ore per trovare il pezzo mancante!”. Soderling non è il primo tennista a soffrire di mononucleosi. Ne hanno giù sofferto Mario Ancic, lo stesso Roger Federer e, nel nostro piccolo mondo, Matteo Trevisan. Soderling non ha parlato con nessuno di loro. “Non so se la mia malattia sia più grave oppure l’ho peggiorata forzando troppo”.
Per il tennis svedese è un momento difficile. Dopo i fasti degli anni 80 e 90, Soderling è l’unico giocatore di livello. Praticamente da solo, ha tenuto a galla la squadra di Coppa di Davis. Con Ryderstedt e Prpic, hanno perso in Serbia e guardano con preoccupazione al sorteggio per lo spareggio di settembre. Non dovesse esserci Soderling, sarebbe sconfitta assicurata. E poi piove sul bagnato: il giovane Cristian Lindell, coccolato dalla federazione negli ultimi anni, ha deciso di giocare per il Brasile. Anche in virtù di questo, la popolarità di Soderling non cala. La gente lo indica, lo scruta. L’educazione svedese non va oltre, ma si capisce che lo aspettano. “In tanti mi fermano, mi dicono che gli manca il mio tennis e mi augurano buona fortuna”. Oggi Soderling non guarda tanto tennis: “Ho dato un’occhiata all’Australian Open e alla Coppa Davis, ma non sono il tipo che si attacca al sito ATP per vedere come si evolve la classifica”. Meglio dedicarsi alla sua fondazione benefica, i cui proventi servono per aiutare i bambini malati. “Sono recentemente andato all’ospedale pediatrico “Regina Silvia” di Goteborg. Ho visto tanti bambini gravemente malati, alcuni erano lì dalla nascita”. Sono le esperienze come questa che fanno vedere il mondo nella giusta prospettiva. Soderling lo ha capito, sorride e non fa drammi per il suo infortunio. E poi…sarà quel che sarà, cantavano i Ricchi e Poveri.
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