Lo dice Rafa Nadal in un’intervista alla TV di stato spagnola. “Io sono il primo a desiderare uno sport pulito, ma i sistemi sono sbagliati”. E ammette: “Djokovic è migliore di me”.
L'intervista di Rafa Nadal andata in onda sulla TV spagnola
Di Riccardo Bisti – 27 febbraio 2012
Le dichiarazioni di Yannick Noah e – soprattutto – i filmati mandati in onda dalla TV francese hanno alimentato le voci di un possibile problema doping per lo sport spagnolo e, di conseguenza, per Rafael Nadal. Il maiorchino (fermo ai box dall’Australian Open, rientrerà a Indian Wells) ha sempre mantenuto un profilo basso sulla vicenda, anche perché non ha mai avuto alcun problema con l’antidoping. Lo hanno testato decine di volte, l’ultima a sorpresa proprio dopo il servizio dei “Los Guinoles” su Canal+. Tuttavia, Rafa è tornato sull’argomento in un’intervista concessa al programma “Desayunos de TVE”, in onda sulla TV di stato spagnola. Quando gli hanno chiesto se in Spagna esiste un problema legato al doping, Nadal ha risposto: “Non lo so. Non sono informato su questi argomenti. Ne sono ai margini, tuttavia credo di no. A livello generale, il doping esiste in Spagna, in Francia e in ogni parte del mondo. Gente disposta a ingannare c’è dappertutto”. Nadal ha poi posto l’accento sull’impossibilità di doparsi, almeno tra gli sportivi di alto livello. La ragione sta nelle rigide norme imposte dalla WADA. “L’unica cosa che posso dare per certa è che nessun sportivo d’elite può gareggiare dopato, perché il regime è molto rigido. Io devo dire dove mi trovo per 365 giorni l’anno. Per un’ora al giorno devo essere disponibile per gli addetti all’antidoping. E se non dai la tua disponibilità per tre volte, scatta automaticamente un anno di squalifica. Penso che sia un’attentato alla privacy degli sportivi. Io sono il primo a desiderare uno sport pulito e senza ombre, ma i sistemi sono sbagliati”.
Una trasmissione satirica francese, “Los Guinoles”, ha mandato in onda un filmato in cui si fa una chiarissima allusione a Nadal dopato. Tra richieste di risarcimento e scuse più o meno sincere, l’unico a tenere un profilo basso è stato proprio Nadal. Zio Toni aveva dichiarato: “I francesi possono aspettare quanto vogliono: Rafa non verrà mai trovato positivo a un test antidoping”. Il diretto interessato preferisce evitare ogni polemica. “E’ acqua passata. Vorrei pensare che non dessimo più attenzione all’argomento. Credo che abbiano esagerato, perché è stato un attacco allo sport spagnolo, stato condotto nel modo sbagliato. E noi lo abbiamo alimentato dandogli troppa pubblicità”. Nadal ha tenuto a precisare di sentirsi molto apprezzato in Francia. La gente lo ferma per la strada lo ferma, lo incoraggia. “Sul campo, invece, è forse il pubblico più freddo del mondo. In passato, in effetti, è il pubblico che mi ha sostenuto di meno. Ma credo sia comprensibile: Roland Garros e Tour de France sono gli eventi più importanti e vorrebbero sempre una vittoria francese. Faticano ad accettare che vincano atleti di un paese più piccolo”.
Nadal ha parlato anche di altri argomenti. Gli infortuni sono un tema ricorrente della sua carriera. Dalla frattura da stress al piede che gli fece saltare l’estate del 2004, lo spagnolo ha sempre avuto acciacchi di varia natura. “Spesso mi capita di interrompere gli allenamenti perché mi fa male il piede. Quando mi feci male nel 2004, le previsioni erano molto negative, ma ormai ho imparato a conviverci”. Nadal sostiene di essere in grado di sopportare il dolore grazie alla disciplina ricevuta sin da piccolo. Abituato a lavorare duramente, riesce a resistere. “Ma mi fa male soprattutto quando fa freddo. Ma mi sento un privilegiato, perché dopo quello che mi dissero i dottori all’epoca non avrei mai pensato di fare tutto quello che ho fatto”. Da piccolo soffriva, e lo racconta senza mezzi termini anche nella sua autobiografia. Ma oggi, a quasi 26 anni, rigrazia i metodi militareschi dello zio Toni. Gli ha insegnato a convivere con il dolore “Anche se mi fa male soprattutto in allenamento e non in partita. Probabilmente l’adrenalina mi fa passare tutto”.
A proposito di avversari, Nadal è tornato sulla finale dell’Australian Open. A un mese di distanza, sembra aver smaltito le scorie. I pensieri positivi superano i fantasmi di quel passante a campo aperto messo sul corridoio sul 4-2 e 30-15 nel quinto set. “Ma si, l’ho spinto fino al limite, è andata meglio rispetto alle partite precedenti”. Perdere sei finali consecutive rende in un certo senso “normale” il concetto della sconfitta. Come sua abitudine, Rafa ha riempito di elogi il serbo. “E’ un tennista migliore di me e di tutti gli altri. Lo ha dimostrato nell’ultimo anno. E’ giusto sottolinearlo, perché quello che ha fatto è difficile sia da ottenere che da confermare. Ovviamente non bisogna arrendersi: bisogna accettare che lui è il migliore, ma non bisogna smettere di cercare di superarsi". Prima di tornare ad allenarsi, Rafa ha concesso una battuta sulla presunta evasione fiscale di cui si è è parlato qualche settimane fa, in relazione a una sua residenza fittizia nei Paesi Baschi. “Non conosco bene l'argomento. Io gioco a tennis e ho un’equipe che si occupa di questi argomenti. Mi sono preoccupato, mi sono informato e ho capito che la situazione è molto diversa da quanto è stato pubblicato. Ho iniziato quando ero piccolo: semplicemente ci offrirono di domiciliare le imprese in Guipuzcoa. Non ho mai voluto evadere il fisco. Mal consigliati facemmo così, ma i vantaggi non si sono rivelati tali e siamo tornati a Maiorca”.
L'intervista di Nadal (seconda parte)
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