Forbes lo ha definito il quinto uomo più ricco del pianeta. Lui ha acquistato il torneo di Indian Wells e lo sta facendo crescere, alla faccia della crisi. E’ già il più ricco del circuito ATP e WTA.
Dopo l'Arthur Ashe Stadium di New York, il centrale di Indian Wells è lo stadio tennistico più grande del mondo

Di Riccardo Bisti – 8 marzo 2012

 
E' l'uomo più ricco del mondo del tennis. Larry Ellison, fondatore e CEO di Oracle, è stato classificato da Forbes al quinto posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo (gli viene attribuito un patrimonio di 39 miliardi di dollari). Da un paio d'anni ha acquistato il torneo di Indian Wells, al via in questi giorni. Ma chi si aspettava spese folli è rimasto deluso. Ellison ha preso decisioni misurate, conservative. A spiegarne la politica c’è Raymond Morre, presidente di “PM Sports”, la società che si occupa del torneo. “Adesso l’obiettivo è differente. Ellison non punta a un immediato ritorno degli investimenti. Vuole migliorare il torneo, farlo crescere anno dopo anno. Oggi possiamo prendere in considerazione dei miglioramenti che prima avevamo in mente ma che non potevamo permetterci". Attualmente, il BNP Paribas Open è considerato il più importante torneo del mondo dopo i quattro Slam. Il suo maxi-tabellone a 96 giocatori lo rende unico. In verità si gioca il titolo di “Quinto Slam” con il Sony Ericsson Open di Miami, ma l’impressione è che oggi Indian Wells abbia una marcia in più. Da quanto Ellison è diventato proprietario del torneo, ogni anno sono state introdotte novità che hanno fatto “rumore”. Nel 2010 si è svolta l’esibizione “Hit for Haiti”, organizzata per raccogliere fondi in favore di un paese distrutto dal terremoto. Parteciparono Federer, Nadal, Sampras, Agassi, Navratilova e Graf. Ancora oggi ci si ricorda l’alterco a distanza tra Sampras e Agassi, quando quest’ultimo scherzò sulla tirchieria di Sampras, prendendosi in risposta una botta di servizio al corpo. L’episodio rovinò la serata benefica, ma fece parlare ancora di più del torneo. Lo scorso anno hanno implementato il sistema “Hawk Eye” in tutti i campi, record ancora imbattuto. Neanche gli Slam hanno così tanta tecnologia, e nessun torneo ha adottato il sistema in più di quattro campi.
 
Quest’anno – alla faccia della crisi – il prize money è ulteriormente cresciuto. Siamo arrivati a 11 milioni di dollari, con i vincitori della due prove di singolare che intascheranno 1 milione a testa. Nessun altro torneo ATP o WTA offre cifre così alte. Solo gli Slam sono ancora più ricchi. “Gli altri tornei hanno certamente preso atto delle iniziative di Indian Wells – dice Brad Drewett, il nuovo CEO dell’ATP – ci fa molto piacere che i nostri tornei siano innovativi. Tutto questo scatena un circolo virtuoso nel tour”. A Indian Wells, piccola località della California nei dintorni di Palm Springs (nota per essere il luogo dove tanti ricchi pensionati si recano a svernare) pensano anche al pubblico. Sono stati introdotti due nuovi pannelli elettronici con tutte le informazioni ed anche il Campo 2 e il Campo 3 sono stati dotati di sedili permanenti. Il bello è che nessuno di questi investimenti ha coinvolto il patrimonio personale di Ellison. “E’ tutto finanziato con i proventi del torneo – racconta Charlie Pasarell, CEO di PM Sports – lui non ha portato denaro fresco nelle casse del torneo. Noi dedichiamo grande attenzione alla crescita, e se le cose vanno così bene anche in tempi difficili come questi, direi che ci siamo mossi nel migliore dei modi”. L’intervento di Ellison ha “semplicemente” portato sicurezza finanziaria a un torneo che in un paio di occasioni ha rischiato di essere ceduto a terzi per difficoltà economiche, ma poi è stato salvato grazie a un consorzio con IMG. Nel 2006 c’è stato il rischio che il torneo finisse a Shanghai (ad ogni modo, i cinesi sono ugualmente riusciti a prendersi un Masters 1000 grazie al declassamento di Amburgo e allo spostamento di Madrid). Lavorare con un consiglio di amministrazione ha reso tutto molto più professionale. “Eravamo in 32, e c’erano 32 persone che sapevano come far andare meglio il torneo rispetto a Charlie o al sottoscritto” scherza Moore. “E non avevano paura a dirtelo in faccia” chiosa Steve Simon, attuale direttore del torneo.
 
L’intervento del sindacato ha salvato il torneo, ma ha anche modificato gli obiettivi. La prima cosa da fare era garantire un ritorno economico agli investitori. L’arrivo di Ellison è stato salvifico sia per dare tranquillità al torneo, ma anche per il tennis in generale. Drewett, già perfettamente calato nel suo ruolo di CEO, ha detto: “Il suo acquisto di Indian Wells è stata una spinta importante per lo sport e un grande attestato di fiducia per il tennis negli Stati Uniti. E’ fantastico che una persona di alto profilo come lui abbia deciso di investire sul tennis. Il BNP Paribas Open è uno degli eventi più innovativi del circuito, e grazie a lui continuerà ad esserlo". Charlie Pasarell, colui che perse da Pancho Gonzales il match più lungo nella storia di Wimbledon prima che arrivassero Isner e Mahut, può continuare nel suo progetto di rendere Indian Wells una sorta di “Slam dell’Ovest”. “Con Ellison come proprietario possiamo arrivare al livello degli Slam. Ci vorrà del tempo, perché loro ci stanno avanti di 100 anni. Ma va bene, in fondo non ci interessa lottare per questo”. Basta crescere, già.