Prima era solo il “figlio di…”. Adesso Sergei Bubka jr. è anche il fidanzato di Victoria Azarenka. Vorrebbe essere riconosciuto solo come tennista. A Miami ha giocato bene, ma non basta.
Sergei Bubka danza con le cheerleaders dei Miami Dolphins
Di Riccardo Bisti – 25 marzo 2012
Prima era soltanto “Il figlio del mitico saltatore con l’asta”. Adesso è anche “il fidanzato della numero 1 del mondo”. Sergei Bubka jr. non riesce a vivere di luce propria. Vorrebbe, ma il destino ha scelto diversamente. A tennis gioca bene, anzi benissimo. Alzi la mano chi non vorrebbe essere il 182esimo più bravo di tutti a fare il suo mestiere. Però nel tennis è diverso: se non arrivi ad altissimi livelli non guadagni e non vieni considerato. I soldi non sono certo un problema per questo ragazzo con gli occhi verdi e il piercing. E’ una questione di orgoglio. Il suo obiettivo è essere conosciuto soltanto come “Sergei Bubka, il giocatore di tennis”. A Miami ha superato le qualificazioni e si è tolto la soddisfazione di battere il cadavere di Ernests Gulbis, che a 24 anni sembra più vicino al ritiro che alla rinascita. Le qualità di Bubka, tuttavia, non sono banali. Al secondo turno ha fatto match pari contro Gael Monfils, perdendo 6-4 6-4. Insomma, non è un bluff. Da qualche tempo è fidanzato con Vika Azarenka, ed anche per questo ha leggermente cambiato programmazione. Il suo ranking gli consente di giocare i challenger, ma anche le qualificazioni dei grandi tornei. Fino a qualche tempo fa preferiva il sottobosco del circuito, adesso prova a mettere il naso nel mondo dorato anche per stare vicino alla sua girlfriend. Quella del 2012 è la sua prima visita a Miami, e il successo contro Gulbis è stato il primo in carriera in un torneo Masters 1000. “Il mio gioco è basato su un bel servizio – racconta – i match in cui mi esprimo al meglio sono quelli in cui riesco a capitalizzare le palle break”. Il poliglotta ucraino (parla russo, inglese e francese) sa che un ingresso tra i top 100 romperebbe molte barriere. Qualcuno inizierebbe a considerarlo per quello che è, e non “il figlio di…” o “il fidanzato di…”. E poi potrebbe giocare i tornei del Grande Slam senza passare dalle qualificazioni. Lo scorso anno ha raggiunto il secondo turno allo Us Open 2011.
Nel luglio 2010, Bubka jr. ha avuto un grave incidente stradale di cui porta i segni ancora oggi. Una cicatrice sopra l’occhio sinistro, insieme al forte mal di testa sofferto per 4 mesi a causa di un’ematoma al collo, gli ricordano che le cose importanti sono altre. “Ho capito quanto la vita sia preziosa – racconta – il tennis ne occupa gran parte, ma non è la cosa più importante. E’ molto più importante stare bene e trascorrere il mio tempo con la famiglia e gli amici”. Adesso c’è la liason con Vika Azarenka: i due si conoscono da quando sono ragazzini, accomunati dal ruolo di ex-sovietici: ucraino lui, bielorussa lei, e adesso convivono a Monte Carlo. Nel Principato trascorrono buona parte del tempo libero. Il proliferare dei tornei “combined”, tuttavia, ha facilitato le cose. Stanno insieme anche a Miami, dove la Azarenka cucina per lui. Il tennis non è tra gli argomenti preferiti. “Ma si, credo che sia meglio per la nostra relazione. Se parlassimo di tennis anche a casa, ci prenderebbe 24 ore al giorno. Potremmo impazzire”. Bubka riconosce di avere un ottimo rapporto con i genitori. Ma il suo sogno, un giorno, è quello di essere riconosciuto per quello che ha fatto. “Fino ad oggi, la gente non ha fatto altro che domandarmi di mio padre. Un giorno vorrei essere riconosciuto soltanto come Sergei Bubka il tennista” Per adesso il palmares è ancora troppo “smilzo” per poter brillare di luce propria. Non è mai andato oltre la 145esima posizione ATP, e in tutta la carriera ha vinto un solo torneo challenger, a Kyoto nel 2009 (battendo in finale Takao Suzuki, recordman nella specialità). Avrebbe potuto entrare nella storia se un servizio scagliato a 157 miglia orarie (252 km/h) durante le qualificazioni dell’ultimo Us Open fosse rimasto in campo. Invece era fuori, e gli ha tolto l’unico record mondiale alla sua portata. Papà Sergei Sr. ne ha infilati 35, uno dopo l’altro. Sarà dura riuscire a scrollarsi di dosso l’etichetta. Ma non si sa mai.
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