Fabrizio Fanucci, allenatore di Filippo Volandri, è intervenuto ai microfoni di Manà Sport 24 per parlare del giocatore toscano, numero 58 Atp e protagonista di un ottimo inizio di stagione. "Il 2012 di Filippo è cominciato molto bene, a parte la trasferta australiana di gennaio dove però non ha mai fatto grandi risultati. Sono arrivate poi due finali sulla terra: prima nel torneo Atp di San Paolo e nel challenger marocchino di Rabat. Direi che la classifica è buona e che le aspettative sono state rispettate e, anzi, superate." Fanucci si è quindi soffermato sugli Internazionali d'Italia, torneo nel quale il livornese ha sempre messo in mostra il suo miglior tennis, come nel 2007 quando raggiunse la semifinale superando tra gli altri Federer, Gasquet e Berdych: "A Roma, anche nei momenti in cui le cose non stavano andando per il meglio, Filippo ha sempre tirato fuori grandi prestazioni. Un esempio sono gli ottavi di finale di due anni fa quando andò vicino alla vittoria contro Gulbis, sfiorando i quarti di finale. Il Foro Italico è molto particolare. Nella mia esperienza di giocatore ed allenatore in pochi hanno reso nel torneo capitolino; Barazzutti, per esempio, ha sempre dichiarato di non riuscire ad esprimersi a causa della vicinanza del pubblico e della troppa pressione. Filippo invece riesce ad esaltarsi in queste situazioni e, soprattutto quando il match è di rilievo, riesce a trarre forza dal pubblico e a dare il meglio di sè."
Il coach fiorentino, oltre a Filippo Volandri, segue anche Matteo Trevisan (ex numero 1 del mondo under 18), Daniele Giorgini e il romeno Adrian Ungur, da poco entrato tra i top-100 delle classifiche Atp. "Matteo Trevisan aveva iniziato benissimo quando è arrivato da me a Firenze, passando in pochi mesi dalla posizione 900 alla 250" – spiega Fanucci – "poi purtroppo le sue enormi aspettative, la paura di non riuscire nel suo intento e qualche infortunio lo hanno rallentato di molto, tanto è vero che oggi è fuori dai top-400. I suoi problemi sono quasi esclusivamente di carattere psicologico. Il tennis è uno sport difficile anche se sei un fenomeno, perché ci sono tantissimi giocatori fortissimi, ma se ti credi da solo ancora più problemi è difficile uscirne. I malanni fisici però ora sono risolti e speriamo che Matteo possa giocare una stagione in tranquillità, perché è quella che oggi gli manca."
Chiosa finale su Adrian Ungur, tennista romeno classe 1985 da poco entrato nei top-100 Atp, che sta finalmente mettendo in luce il suo enorme talento: "Adrian ha un tennis e un fisico tali da permettergli di entrare stabilmente tra i primi 50 e i suoi risultati non mi sorprendono affatto. Nel primo anno e mezzo sotto la mia guida ha però sofferto molto, perché, un po' come Trevisan, mentalmente non era pronto e paziente. In questo sport a volte lavori tantissimo ma i risultati non arrivano. Adrian ha però tenuto duro e oggi è arrivato nei primi 100. La pazienza purtroppo è una dote di pochi. Semmai il problema italiano è legato al fatto che a 18 anni i nostri ragazzi giocano ancora i tornei juniores, cosa che sinceramente, al giorno d'oggi, mi sembra ridicola. Anche per noi allenatori è importante che si giochi subito a livello professionistico, così da capire subito di che pasta sono fatti e se sono pronti per il tennis vero."
per parlare del giocatore toscano, numero 58 Atp e protagonista di un ottimo inizio di stagione. "Il 2012 di Filippo è cominciato molto bene, a parte la trasferta australiana di gennaio dove però non ha mai fatto grandi risultati. Sono arrivate poi due finali sulla terra: prima nel torneo Atp di San Paolo e nel challenger marocchino di Rabat. Direi che la classifica è buona e che le aspettative sono state rispettate e, anzi, superate." Fanucci si è quindi soffermato sugli Internazionali d'Italia, torneo nel quale il livornese ha sempre messo in mostra il suo miglior tennis, come nel 2007 quando raggiunse la semifinale superando tra gli altri Federer, Gasquet e Berdych: "A Roma, anche nei momenti in cui le cose non stavano andando per il meglio, Filippo ha sempre tirato fuori grandi prestazioni. Un esempio sono gli ottavi di finale di due anni fa quando andò vicino alla vittoria contro Gulbis, sfiorando i quarti di finale. Il Foro Italico è molto particolare. Nella mia esperienza di giocatore ed allenatore in pochi hanno reso nel torneo capitolino; Barazzutti, per esempio, ha sempre dichiarato di non riuscire ad esprimersi a causa della vicinanza del pubblico e della troppa pressione. Filippo invece riesce ad esaltarsi in queste situazioni e, soprattutto quando il match è di rilievo, riesce a trarre forza dal pubblico e a dare il meglio di sè."
Il coach fiorentino, oltre a Filippo Volandri, segue anche Matteo Trevisan (ex numero 1 del mondo under 18), Daniele Giorgini e il romeno Adrian Ungur, da poco entrato tra i top-100 delle classifiche Atp. "Matteo Trevisan aveva iniziato benissimo quando è arrivato da me a Firenze, passando in pochi mesi dalla posizione 900 alla 250" – spiega Fanucci – "poi purtroppo le sue enormi aspettative, la paura di non riuscire nel suo intento e qualche infortunio lo hanno rallentato di molto, tanto è vero che oggi è fuori dai top-400. I suoi problemi sono quasi esclusivamente di carattere psicologico. Il tennis è uno sport difficile anche se sei un fenomeno, perché ci sono tantissimi giocatori fortissimi, ma se ti credi da solo ancora più problemi è difficile uscirne. I malanni fisici però ora sono risolti e speriamo che Matteo possa giocare una stagione in tranquillità, perché è quella che oggi gli manca."
Chiosa finale su Adrian Ungur, tennista romeno classe 1985 da poco entrato nei top-100 Atp, che sta finalmente mettendo in luce il suo enorme talento: "Adrian ha un tennis e un fisico tali da permettergli di entrare stabilmente tra i primi 50 e i suoi risultati non mi sorprendono affatto. Nel primo anno e mezzo sotto la mia guida ha però sofferto molto, perché, un po' come Trevisan, mentalmente non era pronto e paziente. In questo sport a volte lavori tantissimo ma i risultati non arrivano. Adrian ha però tenuto duro e oggi è arrivato nei primi 100. La pazienza purtroppo è una dote di pochi. Semmai il problema italiano è legato al fatto che a 18 anni i nostri ragazzi giocano ancora i tornei juniores, cosa che sinceramente, al giorno d'oggi, mi sembra ridicola. Anche per noi allenatori è importante che si giochi subito a livello professionistico, così da capire subito di che pasta sono fatti e se sono pronti per il tennis vero."
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