Tra un dominatore e l’altro, in mancanza di avversari, si sono trovati in vetta alle classifiche mondiali. Bravi, ma anche fortunati. Da Rafter a Hewitt, ecco i numeri 1 "casuali".
Carlos Moya è stato in vetta al ranking ATP per due settimane nel 1999
Di Lorenzo Baletti – 26 marzo 2012
Si può diventare numeri 1 del mondo per caso? Talvolta si, basta trovarsi nel posto giusto al momento giusto. E’ la storia a dimostrarcelo, offrendo esempi di tennisti che hanno raggiunto la vetta dei ranking Atp e Wta pur senza rimanere troppo a lungo ad alti livelli. Fortuna, certo, ma a loro va anche dato il merito di aver saputo sfruttare al meglio il momento storico in cui si sono trovati: in mancanza di un vero n. 1, bisogna comunque saper eccellere nel mare magnum delle seconde linee. Si possono chiamare i “peggiori tra i migliori”, o i “piccoli grandi” per riprendere la definizione della Bibbia Tennistica di Gianni Clerici (500 Anni di Tennis). Chi per qualche mese, chi addirittura per una sola settimana, i “numeri 1 per caso” del tennis posso almeno dire di avercela fatta. Senza poter competere con i mostri sacri che li hanno preceduti o seguiti, almeno una piccola pagina di storia l’hanno scritta. Tra le donne il fenomeno in questione è diffuso soprattutto in tempi recenti. Le serbe Jelena Jankovic e Ana Ivanovic, in testa alla classifica Wta rispettivamente per 18 e 9 settimane nel 2008, ne sono un buon esempio. Ma se la Ivanovic ha almeno il merito di essere diventata n.1 dopo aver vinto il Roland Garros, per la Jankovic il top è arrivato quando non c’erano ancora trofei Major in bacheca. Entrambe buone giocatrici, solide da fondo campo e aggressive, si sono perse con la stessa facilità con cui si sono ritrovate n. 1 del mondo. Raggiunta la vetta sono subentrate le vertigini, ed ora si assestano attorno alla 15esima posizione dopo aver passato tempi anche peggiori.
Ha sofferto di vertigini anche Dinara Safina, che ha in comune con il fratello Marat la toccata e fuga in cima al mondo tennistico. Tuttavia Dinara ha resistito più del previsto, addirittura 6 mesi nel 2009 e tre finali del Grande Slam, prima di cedere lo scettro. Una volta spodestata, però, non ha più saputo rialzarsi. Non si è ancora ufficialmente ritirata, ma in pratica poco ci manca. I problemi alla schiena, purtroppo, stanno decidendo per lei. Non pensa di ritirarsi Caroline Wozniacki, ma in molti sono convinti che la tennista danese rappresenti l’apice negativo del tennis femminile moderno. Numero 1 del mondo senza aver mai vinto un trofeo del Grande Slam, e con una sola finale all’attivo, Caroline è il simbolo della profonda crisi che sta attraversando il tennis femminile, alla disperata ricerca di un’identità che manca dai tempi di Justine Henin. Ora non è più in cima al ranking, e mai più ci ritornerà.
Se ciò che manca alle donne è una dominatrice assoluta, gli uomini non hanno questo problema. Dal 2004 ad oggi si sono succeduti solo tre n.1 (Federer, Nadal e Djokovic), e bisogna quindi tornare ad inizio millennio e agli anni ’90 per trovare le nostre meteore. Andando a ritroso, Andy Roddick è l’ultimo n.1 prima del duopolio Federer-Nadal. Il servizio gli ha permesso di vincere gli Us Open 2003, ma non gli ha consentito di mantenere una posizione durata solo 13 settimane. Poco, direte voi, ma in realtà moltissimo se si considerano le performances di Rafter, Moya e Safin. Per l’australiano appena una settimana nel 1999, per lo spagnolo due nello stesso anno, infine per il russo sempre due ma nel 2000. Quattro invece nel ‘98 le settimane di Rios da n.1, ma per lui c’è il record negativo di non aver mai vinto una prova dello Slam. Erano gli anni dell’inizio della fine di Sampras, con Agassi in crisi e Federer ancora junior. Bastava vincere uno o al massimo due Slam per scavalcare tutti: se si pensa a cosa ha invece dovuto fare Djokovic per arrivare al n.1, vengono i brividi. Altri tempi, ed ecco che la lista si allunga con i nomi di Ferrero e Hewitt. Bravissimi, ma appena è arrivato Re Roger si sono pian piano dileguati. Il primo ha vinto il Roland Garros 2003 diventando n. 1 per 8 settimane. Il secondo ha dominato ben più a lungo tra il 2001 e il 2003, vincendo Us Open e Wimbledon con un totale di quasi 18 mesi da re del ranking Atp: per questo va a lui il titolo di “Migliore dei numeri 1 per caso”. Ma ditelo a bassa voce, non si sa quanto sia gradito come trofeo.
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