In svantaggio 6-1 5-2 contro la Cibulkova, “Vika” vince un match-thriller e infila il 26esimo successo in stagione. Si è costruita le stimmate della campionessa.
Victoria Azarenka ha effettuato una grande rimonta. Nei quarti avrà Marion Bartoli
Di Riccardo Bisti – 27 marzo 2012
Magari perderà contro la Bartoli, ma mai come in questa occasione Victoria Azarenka si merita il titolo che le abbiamo dedicato. La campionessa si vede nel momento del bisogno, quando i colpi non sono ficcanti e le gambe non rispondono. Lo dicono anche gli allenatori di calcio: l’importante è vincere quando si gioca male. Vika aveva già mostrato un grande carattere al primo turno di Indian Wells, quando aveva avuto bisogno di 3 ore per battere Mona Barthel. Negli ottavi di Miami (4.828.050$, cemento), la bielorussa ha giocato la peggior partita del suo magico 2012. Eppure ha battuto una grande Dominika Cibulkova con il punteggio di 1-6 7-6 7-5. Il punteggio dice molto, ma non dice tutto. Per un set e mezzo non c’è stata partita. La slovacca è volata 6-1 4-0 e poi 5-2 senza colpo ferire. Non appena poteva tirare un dritto in buone condizioni di equilibrio, beh, era un colpo vincente. Alla fine saranno 46 i winner della Cibulkova, più del triplo della Azarenka (che si è bloccata a 15). La bielorussa sembrava ferma sulla gambe, incapace di reagire. Di sicuro era una lontana parente di quella che avevamo ammirato in Australia. Ma ha avuto il grande merito di “crederci sempre, arrendersi mai”. Simona Ventura sarebbe stata fiera di lei. Non si è mai lasciata andare, è rimasta tranquilla ed ha aspettato che la tempesta passasse. Ha smesso di grandinare quando la Cibulkova è andata a servire sul 5-2 nel secondo set. Sul 5-4 “Cipolletta” (è questa la traduzione italiana del suo cognome) ha avvertito il pericolo ed ha chiesto l’intervento di coach Zeljko Krajan, lo stesso che aveva portato Dinara Safina al numero 1. Poche parole e uno sguardo deciso non sono bastati a contenere il ritorno della Azarenka, appena più regolare e reattiva sul piano atletico. Il set si è trascinato al tie-break, in cui la Cibulkova ha cancellato 4 setpoint (di cui 3 consecutivi) prima di capitolare 9-7.
Chi pensava a una passeggiata nel terzo set è rimasto deluso. Dopo un “fisiologico” break iniziale, la Cibulkova è tornata a piedi uniti in partita. Il linguaggio del corpo della slovacca era migliore. E’ stato migliore fino all’ultimo punto. Ma chi conosce il tennis aveva già capito chi avrebbe vinto. La differenza tra un campione e un ottimo giocatore si vede proprio in queste partite. Infilata nel suo completino celeste con gonnellino svolazzante, la Cibulkova si è arrampicata più volte a due punti dal match, l’ultima volta sul 5-4 e 30-30 nel terzo set. Ma non ha mai saputo fare quel qualcosa in più. Eppure, a dispetto di appena 161 centimetri di altezza, è un’ottima giocatrice. Serve benino, il dritto è davvero notevole e il rovescio è molto regolare. E poi si muove benissimo. Ricorda un po’ la nostra Sara Errani, anche se servizio e dritto hanno un’altra cilindrata. Non è un caso che a 23 anni (ancora da compiere) sia già stata numero 12 WTA e vanti una semifinale al Roland Garros. Ma per diventare una grande campionessa deve compiere un altro step. Ad esempio, non deve commettere doppio fallo quando fronteggia una palla break sul 5-5 al terzo set. E deve prendere esempio dalla Azarenka, che sulla palla break per il 6-6 ha tirato uno dei pochissimi servizi vincenti. Pochi minuti dopo avrebbe guardato il suo angolo, incredula, dopo la vittoria numero 26 in stagione. Non sarà la più importante, ma vale parecchio. La Azarenka non è una predestinata: non ha il tennis e nemmeno il carisma, ma si sta lentamente costruendo le stimmate della campionessa. C’è chi le ha dalla nascita, chi non le avrà mai, e chi se le costruisce con il lavoro. E’ il caso della bielorussa, che è riuscita a portare a casa un match in cui ha vinto 10 punti in meno dell’avversaria (110 a 100) e ha collezionato un saldo molto negativo tra colpi vincenti ed errori gratuiti (15 contro 38). Sono numeri “sporcati” dal primo set, ma la prestazione è stata onestamente negativa. Il tramonto di Miami le ha portato fortuna, esattamente come quello di Indian Wells. Adesso c’è la curiosità di vedere se farà come a Indian Wells (dopo aver rischiato con la Barthel, ha spazzato via tutte le altre) oppure se sta iniziando a scricchiolare. Per adesso gode. E se la ride.
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