Intervista esclusiva del Tennis Italiano a Francesco Maestrelli. Il giovane pisano ha parlato della sua ottima stagione, segnata da tanti esordi e risultati importanti, del proprio rapporto con gli altri giovani italiani in ascesa e dei suoi sogni per il futuro.
L’anno delle prime volte: “Ho dato il massimo. Medvedev e Sonego modelli a cui mi ispiro”
È stato un anno di prime volte per Francesco Maestrelli, classe 2002 di Pisa. La vittoria del primo torneo Challenger, a Verona. La prima presenza in un tabellone di qualificazioni per uno Slam, agli US Open, perdendo all’ultimo turno contro Nuno Borges. L’ingresso, per la prima volta, tra i primi 200 al mondo. L’esordio in un torneo ATP, nel 250 di Firenze. Tutto questo ha contribuito alla convocazione in Davis Cup da parte del capitano Filippo Volandri, come sparring partner per gli azzurri. Un’annata da incorniciare, e l’abbiamo ripercorsa insieme al giovane talento pisano, che ha rilasciato un’intervista esclusiva al Tennis Italiano.
“Senza dubbio è stato un anno molto positivo. – Ha esordito Maestrelli. – Tante prime volte. Ho iniziato l’anno intorno alla posizione 750, non ero nemmeno sicuro di giocare nei tabelloni dei Futures e invece alla fine dell’anno sono riuscito a giocare in un tabellone di un 250, con la classifica sono riuscito a entrare nel tabellone di qualificazione di un ATP e di uno Slam, poi la convocazione in Davis. Direi che l’anno è stato molto molto positivo. Sono un po’ dispiaciuto per come è andato a finire, perché nell’ultimo periodo ho vinto molto poco ma poteva essere pronosticabile dopo un periodo in cui ho giocato al di sopra delle mie aspettative. È da mettere in conto, da utilizzare come stimolo per il prossimo anno, non facendomi abbattere dalle piccole delusioni del momento ma, anzi usandole come motore. Il bilancio rimane molto positivo”.
Delle tante prime volte, quella forse più particolare è stata l’ingresso nel tabellone di qualificazioni dello US Open, dove l’azzurrino ha vinto i primi due turni e si è arreso, al terzo, contro il portoghese Nuno Borges: “Mi ha segnato abbastanza, perché alla prima partecipazione non mi rendevo neanche tanto conto di quello che stavo facendo. Quando uno fa tante volte la stessa cosa e la fa poi molto bene, capisce di averla fatta molto bene. Per me era la prima volta e non capivo realmente quello che stavo facendo. L’ho capito quando ho vinto il primo set nell’ultimo turno di qualificazione e mi sono un po’ bloccato. Poi, complici le tante interruzioni causa pioggia mi sono ritrovato a rientrare in campo ad un tie-break da un tabellone di uno Slam, che ho sempre visto in televisione e basta, e sono rimasto con l’amaro in bocca per come è finita ma ho anche un ricordo di molta soddisfazione perché ho dato il massimo, il 100% di quello che potevo dare, e questo mi rende fiero”.
C’è qualcuno a cui Francesco Maestrelli si ispira? La risposta è sì, e per capire il perché si torna di nuovo allo Slam degli Stati Uniti: “Io mi ricordo che allo US Open ci andai da Junior nel 2019 poi non riuscii a giocare per un caso sfortunato. Per caso andai a vedere la partita di Medvedev con Koepfer e da quel giorno lì è il mio preferito. Posso dire che un po’ mi può anche assomigliare, un po’ poco ma mi piace dire così perché è alto, longilineo, serve molto bene, gli piace anche stare lontano, scambiare magari di rovescio”. – Ma non è solo dalla Russia che arriva l’ispirazione, c’è un modello anche più vicino a casa. – Se devo fare un paragone a livello sportivo mi piace citare un italiano che conosciamo bene: Lorenzo Sonego, mi piace come spirito, come si atteggia durante la partita come riesce a far della grinta un’arma in più. È stato un anno difficile per lui, ci siamo conosciuti ed è pregevole com’è riuscito ad uscirne in Davis con la squadra”.
Firenze, i giovani talenti italiani e un sogno chiamato Davis
Altro grande traguardo è stato l’esordio nel circuito maggiore, con il torneo di Firenze. Maestrelli ha rubato la scena a J.J. Wolf per oltre un set, prima di arrendersi all’esperienza dell’americano. Un esordio particolare, vista anche la cornice e l’aria di casa: “Ero molto motivato perché ero vicino a casa. C’erano tutti: amici, la mia ragazza, la mia famiglia e i miei allenatori, persone che mi conoscono da quando sono bambino. Questo mi dava tanta carica ma allo stesso tempo mi ricordo che ero abbastanza teso, bello inchiodato all’inizio. Ho pensato di mettere tanta energia. Per fortuna avevo buone sensazioni anche a livello tecnico, e questo mi ha fatto iniziare subito bene. Mi ricordo che per un set e mezzo ho giocato un tennis eccezionale, purtroppo ho avuto poi un piccolo calo, complice l’avversario che poi ha cambiato marcia e mi è salito sopra. Ho davvero un bel ricordo di quella partita, che nonostante la sconfitta mi ha dato tanta consapevolezza e tanta motivazione per il futuro. Mi è dispiaciuto perdere ovviamente, non mi piace nemmeno perdere a pittino la mattina”.
A proposito di aria di casa, Maestrelli ha spiegato come nasce il suo soprannome, “il drago di Pisa”: “È nato in una situazione goliardica: eravamo a Todi e un giornalista mi ha detto che avrei dovuto giocare sul centrale il giorno successivo e mi avrebbe fatto lui la presentazione. Mi ha chiesto come avrei voluto essere chiamato, io ero lì che mangiavo un gelato e bevevo una Coca-Cola, gli dissi Drago di Pisa scherzando, sperando che non lo facesse veramente, ed è rimasto impresso a tutti”.
Si parla di golden generation italiana. Non solo per i nomi notissimi che occupano le posizioni più alte del ranking, ci sono tanti talenti in arrivo, tra cui anche Maestrelli. C’è un bel legame tra i tanti giovani, e questi sono i motivi secondo Francesco: “Il rapporto che c’è tra noi è costruttivo. Non è stato un caso che quest’anno tutti abbiamo vissuto la miglior stagione della nostra giovanissima carriera, perché siamo amici e ci sproniamo a vicenda. La cosa bella è che non c’è nessun tipo di influenza negativa tra noi, anzi ogni impresa che uno compie è fonte di motivazione per gli altri, per poter fare bene alla stessa maniera, o anzi meglio. Questo è stato un elemento aggiuntivo quest’anno tra di noi. Per quanto riguarda me, ho un buon rapporto con Luca [Nardi], perché ci conosciamo da quando eravamo veramente piccoli piccoli e la prima volta che abbiamo giocato insieme avevamo undici anni ed eravamo a un torneo che non ricordo. Siamo molto compatibili a livello personale e quindi abbiamo stretto un bel rapporto, particolarmente significativo rispetto agli altri, ma con tutti c’è un bel legame”.
Cosa c’è nel futuro del giovane Francesco Maestrelli? Lui la pensa così: “Per quanto riguarda la prossima stagione mi piacerebbe avvicinarmi il più possibile ai 100, è l’obiettivo un po’ più proibito. La verità è che mi piacerebbe consolidare il livello di quest’anno, e sono cosciente che sarà complicato soprattutto nella parte estiva. La prima volta che affronti il circuito non dico che sia più semplice, ma è comunque un po’ in discesa perché nessuno ti conosce e voli un po’ sulle ali dell’entusiasmo, non ti poni limiti e non sai neanche quello che stai facendo. Il secondo anno è il più difficile, devi consolidare, devi dimostrare di essere veramente degno di quello che hai fatto vedere l’anno prima. Ho avuto la fortuna di fare delle bellissime esperienze quest’anno, e mi piacerebbe un giorno essere protagonista della squadra di Davis, perché ho visto l’atmosfera e sono rimasto estasiato dall’aria che si respira in quel frangente lì. Oltre a poter giocare il torneo di casa per eccellenza a Roma, con un bel piazzamento, mi piacerebbe guadagnare la possibilità di giocare da protagonista in Davis e visto che conosciamo bene gli esponenti della squadra sarebbe una cosa importante a livello anche di qualità e di ranking”.